Latina e quel suo scorrere nel tempo insieme a lei

Latina e quel suo scorrere nel tempo insieme a lei

18 Dicembre 2022 0 Di Emilio Andreoli

Ho cercato di non cascare nello sguardo magnetico di quella intrigante signora, ma non c’è stato nulla da fare… Sono finito tra le sue braccia come Ulisse con la maga Circe. Il richiamo è stato troppo forte. D’altronde, quando mi ha visto nascere era appena una ragazza. Proprio oggi, 18 dicembre 2022, compie novant’anni. Pensavo fosse troppo scontato farle gli auguri pubblicamente, in tanti lo hanno già fatto o lo stanno facendo in questo momento. Sono stato combattuto fino alla fine. Eppure, giuro, in cantiere avevo tante altre storie. Poi, invece, ho deciso di raccontare lei, ma a modo mio. Credo abbiate capito tutti chi sia l’affascinante signora…

Littoria anni ’30, signora in Piazza del Littorio (oggi Piazza del Popolo) Foto dall’archivio del gruppo Facebook “Sei di Latina se la ami”

Latina compie novant’anni: una storia quasi inesistente rispetto a tutte le altre città millenarie d’Italia. Così potrebbe sembrare, se uno la valutasse solo per il tempo trascorso dalla sua fondazione ad oggi. Ma la realtà è ben diversa. È vero che Latina è stata fondata novant’anni fa, ma su un territorio che ha visto passare l’apostolo Paolo, il poeta Orazio e addirittura Omero, il cantore greco che nell’Odissea descrisse così bene il luogo della maga Circe, che irretì Ulisse. Per non parlare di Satricum l’antica città fondata dai Latini, e dei paesi dei monti Lepini affacciati sulla pianura pontina come Cori, antica più di Roma.

Latina, Corso della Repubblica anni ’50 (Foto dall’archivio del gruppo Facebook “Sei di Latina se la ami”

Della bonifica integrale dell’Agro Pontino, iniziata negli anni venti e conclusa negli anni trenta, è già stato scritto tutto. Anche sulla fondazione della città, ma con qualche distinguo perché poi inizia a entrarci la politica di cui sono altamente allergico. Allora farò solo i nomi dei protagonisti di questa strana storia che porterà alla sua nascita: il conte Valentino Orsolini Cencelli, commissario dell’Opera Nazionale Combattenti, il capo del governo Benito Mussolini, l’architetto urbanista Oriolo Frezzotti e il capitalista sconosciuto Gino Clerici, il primo a credere nei lavori di bonifica e alla fondazione di una città nuova. Quest’ultima figura, è una  recente scoperta dell’archeologo e appassionato di storia, Francesco Moriconi.

Latina, Piazza del Popolo, dicembre 1960 (Foto scattata da mio padre Pasquale Andreoli)

Mi rendo conto che è molto più facile descrivere un personaggio che una città, allora per semplificarmi il lavoro tratterò Latina come un essere umano. La intervisterò e mi farò raccontare un po’ della sua vita. Penserete che io sia un po’ folle e forse lo sono veramente, visto che scrivo dei suoi personaggi ogni santa domenica da ben tre anni. Ma l’amore è follia e io sono matto di lei.

Le bellezze di Latina, il Circeo visto dal lago di Fogliano (Foto del maestro Mario Iavarone)

Intervista a Latina, una signora che compie novant’anni

Inizia la mia “particolare” intervista:

Ciao Latina, tanti auguri per il tuo novantesimo compleanno. Come ti senti in questo giorno così speciale?

“Mi sento abbastanza acciaccatella, cosa vuoi, l’età inizia a farsi sentire. È un bel po’ di tempo che mi sento sporca.  Manca spesso l’acqua da queste parti. È vero ti avvisano sempre con un messaggino, ma poi non riesco mai ad arrivare alle autobotti perché mi sento stanca. E poi guarda la cellulite, le mie cosce sono piene di buche, sembrano le strade della città. Scusami se senti cattivi odori, i rifiuti sono un problema grosso e difficile da risolvere”

 Allora raccontami di quando eri giovane e bella

 “E già, un tempo sono stata giovane, bella e anche ricca. Pensa che avevo ereditato tanta terra, ma poi nessuno voleva più lavorarla e allora ho iniziato ad aprire le industrie. Andavano benissimo e il mio reddito cresceva sempre più. Avevo aperto anche le terme, che andavano pure bene, ma ai piani alti di Roma non erano molto contenti, perché davano fastidio ad altre località termali, così le ho dovute chiudere. Ero talmente affascinata dal progresso che ho ceduto un mio terreno per costruire una centrale nucleare, la più importante d’Europa. Poi sappiamo tutti come è andata a finire.  Volevo costruire una biblioteca bellissima, sarebbe stata un fiore all’occhiello e anche a quella ho dovuto rinunciare per un parcheggio. In seguito sono arrivate le crisi economiche che mi hanno cambiato la vita. Lentamente mi sono impoverita, spenta e rassegnata al mio destino”

E quelli di prima?

“Quelli di prima prima, vorresti dire?”

Sì, proprio quelli

“Devo ringraziare gli operai che hanno bonificato tutte le mie terre e poi costruito le case, loro sono le persone che mi stanno più a cuore. Alcuni hanno dato la vita per portare a termine quei lavori. Sono stata concepita il 30 giugno del 1932 e in soli sei mesi di gestazione mi hanno fatto nascere. Nessuno è mai riuscito in così poco tempo. Però devo ringraziare anche quelli arrivati successivamente, che hanno contribuito alla mia crescita sociale ed economica”

E la storia del tuo nome?

“Quando nacqui mi chiamarono Littoria. Ero una bambina felice, venivano pure dall’estero per vedere quanto ero bella. Stavo crescendo in fretta, ma a dodici anni arrivarono le cannonate dal mare e rimasi gravemente ferita. Quando mi svegliai ero piena di dolori e cicatrici. Sul mio lettino vidi scritto Latina. Pensai ad un errore e invece dissero che quello sarebbe stato il mio nuovo nome. Ci rimasi male, anche perché a mia cugina non lo avevano cambiato, ancora oggi si chiama Sabaudia. Poi con il tempo mi sono abituata e oggi non tornerei più indietro, ma vorrei che non fosse dimenticato perché appartiene alla mia storia. Gli anziani ancora continuano a chiamarmi Littoria”

In questi novant’anni hai accolto tantissime persone, sei orgogliosa di questo?

“Molto orgogliosa. Ho accolto sempre tutti a braccia aperte. Ho trasformato un edificio da ex caserma a campo profughi, che ha ospitato gli sfollati della guerra, gli istriani costretti ad abbandonare la loro terra, i vietnamiti che fuggivano dalla guerra e i profughi dall’Europa dell’est che scappavano dal regime comunista dell’Unione Sovietica. Poi ho accolto anche gli italiani cacciati dal nord Africa, i terremotati dell’Irpinia e tutti quelli che hanno cercato fortuna da queste parti. Spero di non aver dimenticato nessuno”

E dei politici cosa mi dici?

“Per favore non tocchiamo questo tasto, altrimenti perdo la pazienza e potrei dire delle cose che non sono adatte a una signora”

Le cose che ti danno più fastidio?

“Quando in televisione si parla male di me e delle cose brutte che accadono da queste parti, come se le altre città fossero santuari. Mi piacerebbe che ogni tanto si evidenziassero anche le cose belle. E poi basta con la storia che sono la parente minore di Roma. Dovremmo tirare fuori un po’ più di orgoglio e di senso di appartenenza”

Stasera cosa farai per festeggiare?

“Finalmente andrò a teatro. Lo avevano fatto chiudere perché inagibile. Mi hanno fatto impazzire: sei anni di lavori e mille cavilli burocratici. Ora pare sia tutto in ordine”

Allora ci vedremo questa sera… Cosa speri per il futuro?

Spero si prendano cura di me, dei miei giardini e giardinetti e che le mie vie tornino ad essere frequentate come una volta. Inoltre mi auguro tanti turisti per mostrare le mie bellezze: i laghi, il mare, le colline, il parco nazionale, per poi fargli assaggiare le prelibatezze della nostra terra. Ma anche organizzare festival, ad esempio quello della musica, visto che abbiamo un ottimo conservatorio e cantanti che sono ormai di livello internazionale. Insomma mi auguro una rinascita per le generazioni presenti e future”

Certo che con la viabilità sei ridotta male però

“Hai ragione, la Pontina è la mia croce, ma anche con i treni non sto messa meglio. Alla stazione di Frosinone ferma il Freccia Rossa e da noi no. Ti rendi conto che smacco? Stanno pure in serie B”

Dai non te la prendere, ci rifaremo. Intanto auguri, buon compleanno Latina, ti voglio bene

 

La foto di copertina è stata scattata da mio padre, Pasquale Andreoli, a dicembre del 1960