La pensione di Alessandra e un saluto da amico

La pensione di Alessandra e un saluto da amico

20 Dicembre 2022 1 Di Lidano Grassucci

Ci si salutava con un “ciao bassianese” e lei “esso i sezzese”. Un modo per “riconoscersi” in un mondo dove neanche ci accorgiamo dell’altro, l’atro ci è indifferente, distante, quasi un ostacolo come lo è un muro, uno scalino del marciapiede. Invece dirsi di una caratteristica e restituirla è quel contatto umano che ci fa la vita meno solitaria, da monadi a comunità.

Alessandra Cacciotti è andata in pensione dall’Ater di Latina, ha lavorato il tempo lungo che occorreva e ora ha il tempo per se, per le sue passeggiate, per le cose che riempiono una vita dove diventi ricco di tempo. A dire il vero per un “ingorgo di Alessandre” in direzione si è ricorso ad un escamotage: lei è diventata Sandra, l’altra (la Marchetti) è rimasta Alessandra. Ciascuna nella sua sandrinità, ciascuna nella sua personalità, ma ciascuna se stessa e il direttore Paolo Ciampi nel saluto ha giocato su questo “ribattesimo” operativo.

I colleghi l’hanno salutata ieri, con un affetto tanto grande, da essere grande come uno squisito “rinfresco” come si diceva una volta dove ogni cosa aveva il sapore di quello che era: il prosciutto di prosciutto, la mozzarella di mozzarella e la zuppa di fagioli di zuppa di fagioli. E c’erano pure le ciammellette quelle che “c’è chi uria W san Rocco e chi se magna le ciammellette”, parafrasi della vita che a lei piace.

Alessandra, Sandra, ha fatto gli onori di casa, non si è fatta “guardare in faccia” come diciamo noi quando nella festa vogliamo tutti soddisfatti. Tutti in abbondanza.

“Lì, mi raccomando vieni”, mi diceva ogni giorno per assicurarsi che ci sarei stato, ma credo lo facesse con ciascuno dei suoi colleghi per quella tradizione che è la generosità di lasciare una buona impressione. A me ha fatto sentire di essere in una piccola parte di questa parte e un poco lusinga, una volpe solitaria come me (grazie Sandra) così schiva alle considerazioni da averne bisogno.

La salutavo in sezzese, mi rispondeva bassianese, con gli occhiali puntati sul Pc, lavorava con scrupolo, discreta, ma pronta ad ogni battuta.

Il peso di ciò che hai seminato al lavoro si misura sempre con le persone che sono venute a salutarla e sono venuti tutti, nessuno escluso. Non mi par poco Sandrà, mo ci vediamo a Bassiano col fresco.