Giorgio e Pietro Mazzola, ideatori del primo pianobar di Latina: il “Leone Rosso”

Giorgio e Pietro Mazzola, ideatori del primo pianobar di Latina: il “Leone Rosso”

8 Gennaio 2023 0 Di Emilio Andreoli

A Latina ci sono stati personaggi che con le loro idee e passioni, in modo diverso, hanno segnato un’epoca nella nostra città. Alcuni li ho già raccontati. Tra i tanti sono riuscito a trovarne altri due, i fratelli Giorgio e Pietro Mazzola, che aprirono il primo pianobar di Latina, si chiamava Leone Rosso. Da lì uscirono molti talenti che, ancora oggi, ricordano con nostalgia quel luogo che segnò l’inizio della loro carriera musicale.

 Latina e la musica: una bella storia tutta da raccontare. In piccola parte l’ho già fatto. Ma veniamo alla nostalgia dei tempi miei, di quei magici anni ottanta. Magici solo perché eravamo giovani. I pub non esistevano, c’era solo la birreria di Rocco Marcocci in via Cesare Battisti. Durante la settimana non avevamo una grande scelta, o si andava al cinema o a giocare a bigliardo a borgo Sabotino.

In questi giorni di festa ho cercato di mettere ordine nei miei ricordi e mi  è tornato in mente il Leone Rosso, un locale rimasto nel cuore dei ragazzi di quell’epoca di cui facevo parte. Avevo già pensato diverse volte di raccontarlo. Allora ho chiamato il mio amico Carlo Montefusco, che per anni ha gestito la Casa del Disco, e nel giro di qualche ora ho avuto i contatti necessari per scrivere la storia che vi sto per raccontare.

I fratelli Giorgio e Pietro Mazzola e quell’idea di pianobar nata per caso

Giorgio e Pietro Mazzola nascono a Latina, rispettivamente, nel 1948 e 1949. La loro famiglia è giunta negli anni trenta a Littoria. Il papà Carlo è di origine partenopee e lavora come vice direttore all’esattoria, la mamma, Attilia, è romana. I due fratelli vanno molto d’accordo, Giorgio è un grande appassionato di musica e Pietro ha il pallino per l’imprenditoria. Dopo gli studi vengono assunti da due grandi aziende. Giorgio alla Bristol, di cui diviene giovanissimo dirigente e Pietro alla Massey Ferguson. Entrambi hanno un invidiabile posto fisso e guadagnano molto bene.

Giorgio Mazzola

Con le loro aziende hanno anche la possibilità di viaggiare molto e di frequentare, nei momenti liberi, le birrerie e i locali più alla moda del nord Europa. Nessuno immagina che stanno architettando la loro vita in maniera diversa, neanche i genitori e le proprie mogli. Nel 1976, Pietro torna a casa e confessa di essersi licenziato, in un attimo scoppia il finimondo. Lo stesso finimondo scoppierà due anni più tardi per lo stesso motivo in casa di Giorgio. I due sono animati sicuramente da un pizzico di follia, però hanno le idee chiare, sanno già cosa fare.

Aprono un supermercato in via Giustiniano, dietro il tribunale di Latina e lo chiamano Leone Rosso. Un altro, il Dragone, lo rilevano in via Umberto I davanti l’Istituto Tecnico Galileo Galilei (Oggi teatro) e poi, sempre con il marchio Leone Rosso, ma affiliato Standa, a Latina Lido tra Capo Portiere e Foceverde (Oggi ristorante il Velletrano). Pietro segue i due supermercati di Latina e Giorgio quello al mare. Alla fine degli anni settanta entrano in società con Enzo Salvagni che ha una radio privata nel quartiere R6 e, insieme, decidono di affiliarsi a una radio che sta andando fortissimo nella Capitale, Radio Luna.

Latina: l’ingresso dell’ex Leone Rosso in via Marconi

Nel 1980 Giorgio e Pietro acquistano un garage in via Marconi. Inizialmente, la loro idea è quella di farci una birreria perché Latina sta crescendo e i giovani hanno voglia di divertirsi. Nasce così il Leone Rosso, disegnato da tre architetti, Ivo Mancinelli, Sandro Calisi e Anna Casalvieri. Ma non sarà una semplice birreria, sarà molto di più grazie a un pianoforte, messo lì solo per arredamento. A metà dicembre dello stesso anno il Leone Rosso verrà inaugurato, e a suonare quel pianoforte, quella sera, sarà un ragazzino di quindici anni, Vittorio Iue’. Quell’idea di birreria si trasformerà presto in pianobar. Sarà il primo a Latina e segnerà un’epoca.

L’incontro con Giorgio Mazzola

Dopo averlo contattato telefonicamente, incontro Giorgio Mazzola al Circolo Cittadino:

Giorgio, come nasce il Leone Rosso e perché quel nome?

“Io mi occupavo del supermercato al Lido di Latina e lavoravo solo d’estate. L’inverno avevo poco da fare, così con mio fratello pensammo di aprire una birreria, perché a Latina c’era solo quella di Rocco. Il nome invece lo avevo sognato una notte, che poi era il nome del nostro primo supermercato”

sapevate che sarebbe diventato un pianobar?

“In effetti partimmo come birreria, ma poi seguendo le esigenze delle persone che iniziarono a frequentarla ci adattammo. Quello forse è stato il segreto del grande successo di quel locale, assecondare il nostro pubblico. Tutto nacque da un pianoforte, ma non immaginavamo cosa sarebbe successo di lì a breve. La notizia si sparse subito e iniziarono a venire giovani musicisti da tutto il territorio pontino. Oltre ai giovani era frequentato anche da musicisti importanti. Orazio Di Pietro veniva spesso, ma non per suonare. Per invogliarlo comprammo una chitarra e quando gli chiedevamo di suonare qualche pezzo lui non si negava. Purtroppo solo per poco tempo usufruimmo della sua musica, morì nel 1981”

Da chi era frequentato?

“Avevamo un pubblico vario, dai pittori a semplici appassionati di musica, ma anche molti stranieri della NATO che soggiornavano a borgo Piave e venivano ad ascoltare il Jazz e la musica americana in genere”

Avevate un direttore artistico?

“Ufficiosamente era il sassofonista Mauro Zazzarini di Sabaudia. Era lui che organizzava le serate Jazz. Da noi venivano a suonare i più importanti jazzisti romani”

Solo musica o proponevate anche altro?

“Facevamo anche piccole performance teatrali”

A livello culinario cosa offrivate?

 “Il Leone Rosso era anche ristorante a tutti gli effetti, da noi potevi mangiare dall’hamburger al piatto sofisticato. Oppure potevi solo bere qualcosa e goderti la buona musica”

Quando avete deciso di lasciare e perché?

“Nel 1988 mi ammalai di meningite e quindi, con grande rammarico, decidemmo di darlo in gestione. Per me che sono un grande appassionato di Jazz, l’epoca del Leone Rosso rimane meravigliosa. Quegli anni li porterò sempre nel cuore”

1985, il sassofonista Mauro Zazzarini

 L’incontro telefonico con i musicisti Giorgio Raponi, Vittorio Iue’, Erasmo Bencivenga e Luca Velletri

 

Il batterista Giorgio Raponi:

Il batterista Giorgio Raponi in un’immagine anni ’80

Giorgio che aria si respirava al Leone Rosso?

“Una bella aria di musica. Iniziai con la chitarra con la musica West Coast, ma poi mi dedicai alle percussioni e alla batteria. Ricordo dei fantastici musicisti di colore, forse nigeriani. Il Leone Rosso era un bell’incontro di musicisti e per me è stato il trampolino per entrare nel mondo musicale. Ho suonato con James Senese e Tiziana Rivale, ora però mi dedico solo al Jazz”

Il primo ricordo che ti viene in mente?

“Gli occhi di Giorgio Mazzola che brillano mentre suoniamo”

 

Il pianista Vittorio Iue’:

Un’immagine recente del pianista Vittorio Iue’

Vittorio cosa ha rappresentato per te il Leone Rosso?

“Ha rappresentato l’indipendenza economica. Ero un ragazzino quando mi cimentavo sul pianoforte del Leone Rosso. Giorgio Mazzola mi offrì diecimila lire a serata e per me fu una grande conquista, con quei soldi mi pagai la scuola. Quel locale è stato il mio punto di partenza, ho avuto la possibilità di suonare davanti a un pubblico. Non sapevo che sarebbe diventata la mia professione. Ho suonato tre anni per Pino Daniele, ma anche per Lucio Dalla, Spandau Ballet, Fiorella Mannoia. Da quattro anni vivo a Los Angeles, ma Latina rimane la mia città e il Leone Rosso non potrei proprio dimenticarlo”

 

Il tastierista Erasmo Bencivenga:

1985, il tastierista Erasmo Bencivenga

Erasmo, dell’epoca del Leone Rosso quali ricordi hai?

“Tanti bei ricordi, per me è stata una scuola. Dalle cantine di via Satrico, passai a suonare al Leone Rosso con il quartetto di Mauro Zazzarini, una volta a settimana, fino alle tre di notte. Ma capitava di suonare anche con Orazio Di Pietro. Per me è stato un periodo indimenticabile. Per il cinquantesimo anniversario di Latina facemmo le prove lì tutte le mattine. Il Leone Rosso è stato un vero laboratorio musicale. Oggi continuo a suonare, ma solo Jazz”

 

Il vocalist Luca Velletri:

1985, il vocalist Luca Velletri

Luca, raccontami qualcosa del Leone Rosso

“Per me il Leone Rosso è e sarà per sempre “la mia palestra”. I fratelli Mazzola ebbero una grande intuizione, far conoscere il locale al personale straniero della NATO. Lo arredarono con tavolate lunghe dove potersi sedere assieme e condividere. Così eravamo accanto ad americani, inglesi, canadesi, olandesi, tedeschi, un microcosmo dove si respirava un’aria internazionale. In fondo al locale un piccolo palco, uno spazio perfetto per una jazz band”

Un ricordo particolare?

“Giorgio Mazzola una sera mi disse di suonare qualche pezzo, feci “Fire and rain” di James Taylor. C’erano alcuni della NATO che mi accompagnavano con le parole. Giorgio mi chiese di farne un altro. Attaccai con “Take me home, country road” di John Denver. E gli americani si avvicinarono con i boccali in mano, abbracciati e commossi: due di loro erano del West Virginia. Alla fine del pezzo mi dissero “grazie per averci riportato per un istante a casa nostra”. Incredibile, c’era un pezzo di West Virginia a un passo da Palazzo M. Mi salutarono e lasciarono dei soldi sul piatto davanti il bancone. 50 mila lire. Credimi ogni volta che imbocco via Isonzo inevitabilmente gli occhi mi vanno a quel cancello: alla mia meravigliosa “palestra”, e vedo i miei 20 anni che cantano e cerco quelle 50 mila lire dentro la tasca della mia vita. Eccole, sono ancora lì”

 

Ricordo bene il Leone Rosso, quando scendevi le scale ed entravi nel locale la compassata Latina spariva e avevi l’impressione di entrare in qualsiasi altra parte del mondo. Era la Latina sotterranea dove tutto poteva accadere… era la magia della musica.