Le suore di San Marco salutano Latina dopo una storia lunga novant’anni

Le suore di San Marco salutano Latina dopo una storia lunga novant’anni

26 Marzo 2023 1 Di Emilio Andreoli

La domenica del 18 dicembre 1932 veniva inaugurata la città di Littoria. Era quasi tutto pronto: il palazzo del comune, l’opera nazionale dopo lavoro, l’albergo, il bar, la caserma dei carabinieri… però non c’era ancora la chiesa. Il luogo di culto era fondamentale per una comunità che si stava formando. I lavori per la cattedrale di San Marco accelerarono e il 18 dicembre del 1933 venne inaugurata. Ma mancavano ancora i sacerdoti. Le suore, arrivate già da qualche mese, lo fecero presente al Duce in una delle sue visite a Littoria, il quale parlò direttamente con papa Pio XI. Così arrivarono i salesiani. Ma io voglio raccontarvi di quelle suore di San marco, che tanto hanno dato alla nostra comunità. Dopo novant’anni lasceranno definitivamente Latina con loro grande e nostro dispiacere.

Era il 1933 quando nella nuova città di Littoria arrivarono le suore, prima che la Cattedrale di San Marco fosse terminata. I salesiani giunsero poco dopo. Furono proprio le suore a lamentare la mancanza di sacerdoti con il Capo del Governo Benito Mussolini, in una delle sue visite a Littoria. Il Duce chiamò personalmente Papa Pio XI che risolse mandando i salesiani e il primo parroco della città, Don Carlo Torello. Le suore arrivate a San Marco appartenevano alla confraternita delle Figlie della Carità, istituite da San Vincenzo De Paoli nel 1617. Comunemente chiamate suore cappellone, per il loro particolare copricapo.

Anni ’30, le suore di San Marco accolgono Benito Mussolini

Queste fraternità si diffusero rapidamente nelle zone rurali della Francia, per accudire a domicilio poveri e ammalati. Oltre al servizio domiciliare, le Figlie della Carità si dedicarono alla cura degli orfani, all’assistenza agli infermi negli ospedali, agli anziani nelle case di riposo, alla cura dei disabili, anche mentali, al servizio nelle scuole e alla gestione di rifugi per donne e bambini in difficoltà. Forse proprio per queste vocazioni vennero mandate a Littoria, dove i malati non mancavano, con la malaria ancora incombente. Inoltre vi era la necessità di gestire l’asilo, per i tanti bambini dei coloni arrivati nell’Agro Pontino.

Littoria anni ’30, le suore Cappellone con i primi bambini dell’asilo San Marco
(Foto Istituto Luce)

Da fare in città e nei borghi ce n’era in abbondanza. Sia i salesiani che le suore cappellone, e aggiungerei anche i medici, divennero punti di riferimento per tutta la comunità. Poi con la guerra arrivata in città, lo divennero ancor di più. Dal diario di Peppino Tucci, il dramma della guerra vissuto nei sotterranei del Palazzo M: “Il problema principale erano i bambini del brefotrofio, il latte in polvere che ci avevano portato le infermiere e le suore era finito e a nulla servivano i biberon con farina di frumento o avena. Il pianto di trenta bambini era un tormento. Le suore invece pregavano…”.

Sia i salesiani che le suore cappellone non abbandonarono mai la comunità, neanche nel periodo bellico. Dopo la guerra, pian piano, tornarono tutti gli sfollati e le attività ripresero vita, compreso l’asilo di San Marco. Con la caduta del podestà erano venute a mancare le istituzioni e la chiesa, con il parroco Don Carlo Torello, fu l’unico punto di riferimento. Molti bambini dell’epoca, ricordano ancora oggi quelle suore, alcune severe e inflessibili e altre più tenere.

1950/51 bambini dell’asilo San Marco con Suor Teresa e Suor Maria (Foto Graziella Marsadri)

Non frequentai l’asilo di San Marco, anche se le ricordo bene quelle suore, ma senza cappellone e con tonaca diversa, perché nel 1964, su invito del Papa Paolo VI, venne modificata. Ho chiesto a due amiche, più grandi di me, una testimonianza di quell’asilo che frequentarono tra la fine degli anni quaranta e gli inizi cinquanta. Graziella Marsadri vive a Roma dal 1970, ma Latina è al primo posto nel suo cuore e si vede dalle tante fotografie di famiglia che condivide sulle pagine Facebook.

“Dell’asilo di San Marco ricordo volentieri suor Maria che era la mia suora. Di suor Teresa avevo timore per le sue urla. Poi i giochi nel cortile, i grandi girotondi con la canzoncina di Maria Giulia, il refettorio e l’odiosa pastiglia rossa, gommosa, di olio di fegato di merluzzo. Ricordo ancora gli arredi, tutto in piccolo, e i lavoretti con striscioline di cartoncino di vari colori. Facendo un salto più avanti, arriviamo al 9 ottobre del 1970, ricordo la data perché era la vigilia del mio matrimonio: passavo per piazza del popolo, c’erano i funerali di suor Teresa e al microfono, per ricordare chi fosse, la mia maestra delle elementari, Giuseppina Santoro”

1947, refettorio dell’asilo San Marco
(Foto Antonella Ferrari)

Marina Conte vive dal 1971 a Siracusa, e anche a lei Latina è rimasta nel cuore. Ci siamo conosciuti virtualmente e poi qualche anno fa di persona, quando è venuta a ripercorrere le strade che l’hanno vista crescere da bambina e da ragazza, in particolare Viale Italia.

“I ricordi dell’asilo si riducono ad un paio di cose. Per me è stato un supplizio, mi sentivo sola contrariamente a mia sorella che aveva tante amichette. La mia suora era suor Teresa, un po’ severa, mentre adoravo suor Maria. Avrei voluto lei come insegnante. Per il resto ricordo i piatti di metallo, bruttissimi, e quella pillola che ci facevano ingoiare per forza. Per il resto posso dire che era un asilo pulito e ben organizzato”

1983, le prime suore salesiane con il parroco Don Leone Manfredi

Il 30 agosto del 1983, le suore cappellone se ne andarono via da Latina, lasciando il posto alle suore Figlie di Maria Ausiliatrice, salesiane come i sacerdoti di San Marco. Le prime suore arrivarono il 4 settembre del 1983 e durante la Santa Messa dei giovani, delle ore 9, il parroco Don Leone Manfredi le presentò alla comunità parrocchiale che le accolse con immensa gioia, riconoscenti a Maria Ausiliatrice per quel dono tanto invocato.

Tutti i nomi delle suore che si sono succedute dal 1983 a oggi

Suor Claudia e Suor Maria: le ultime suore di San Marco salutano la città

Mi è giunta notizia che le suore di San Marco andranno via da Latina. Sono state con noi novant’anni e la cosa mi colpisce, mi addolora. È un pezzo di storia, anzi, un’intera storia che se ne va della nostra città. Non ci posso credere. Chiamo la mia amica Giuseppina Caddeo che frequenta la parrocchia di San Marco; purtroppo conferma la notizia. Così mi ha messo in contatto con Suor Claudia, la Madre Superiora. All’ingresso storico dell’asilo, la statua della Madonnina sembra accogliere chi varca quella soglia. Qualche minuto di attesa ed ecco arrivare Suor Claudia, originaria di una frazione di Teano, a pochi chilometri dal paese di mia mamma.

Suor Claudia, in cosa vi differenziate dalle suore che vi hanno preceduto?

“Loro sono votate ai malati, agli orfanelli, ai disabili, noi ai giovani. Siamo salesiane e seguiamo il messaggio che ci ha lasciato Don Bosco”

 Da quanti anni è qui?

“Da due anni, giusto il tempo di affezionarmi a questa città”

 Che idea si è fatta di Latina?

“Sono stata in diversi luoghi della Sardegna, del Lazio e soprattutto di Roma, in quartieri dove i giovani vivono realtà difficili. Latina mi è sembrata diversa. Qui ho trovato delle belle famiglie, sia quelle che portano i bambini all’asilo che al catechismo. Gli eventi che abbiamo organizzato all’oratorio sono sempre stati molto partecipati. Mi ha colpito l’affetto delle persone. Quando usciamo io e Suor Maria, per andare in chiesa, le mamme ci fermano con le lacrime agli occhi perché hanno saputo della nostra partenza”

Allora perché andate via?

“È una riorganizzazione delle nostre opere, purtroppo ci sono poche suore e noi abbiamo presidi in tutto il mondo. Qui a Latina siamo rimaste in due, io e Suor Maria. Andremo a dare sostegno dove hanno più bisogno”

Quindi c’è una crisi di vocazione?

“Sì, devo ammetterlo, c’è crisi di vocazione. Ma è un discorso troppo lungo da spiegare in poche parole”

 Che fine farà l’asilo?

“La struttura è comunale e sicuramente ci sarà del personale laico che gestirà l’asilo”

 E la statua della Madonnina all’ingresso?

“Spero che i bambini e i genitori si fermino ogni tanto davanti a lei per una preghiera. Noi abbiamo cercato di insegnare la cristianità”

 C’è la speranza di rivedere le suore in questo luogo storico?

“Non credo, ma mai dire mai. Ci affidiamo alla volontà del Signore”

29 ottobre 1983: le suore salesiane appena arrivate a Latina assistono al conferimento della cittadinanza onoraria al Rettor Maggiore Don Viganò, successore di Don Bosco. In prima fila, al centro, Ajmone Finestra

Suor Maria la conosco da diversi anni, è stata la catechista di mio figlio. Anche lei è nata a Teano come Suor Claudia. È molto dispiaciuta di questo addio e nella chiacchierata che abbiamo fatto, ho notato più volte i suoi occhi lucidi.

Suor Maria, quanti anni sono che sei qui a Latina?

“Sono sette anni ormai”

Come stai vivendo questo distacco che avverrà tra qualche mese?

“Sto soffrendo tantissimo. Sono talmente affezionata a questa comunità che quando esco e vado in giro per la città, non mi ritirerei più. Latina mi mancherà molto, sento di aver amato, ma anche di essere stata amata. È stato un amore reciproco con le famiglie e i bambini che hanno frequentato l’asilo e il catechismo. E poi le feste organizzate all’oratorio, le gite ad Assisi: una volta venne pure tua mamma. Porto via dei bellissimi ricordi”

Quando è prevista la partenza e dove andrai?

“Per i primi di agosto è prevista la partenza, ma ancora non so dove sarò trasferita”

 Le suore di San Marco ci mancheranno… e Latina perderà un punto d’ascolto importante. Le suore sono sempre state disponibili ad ascoltare le persone per una confidenza, per un problema o per delle criticità famigliari. Spero sia un arrivederci e non un addio.