Gino Cecconi il tappezziere gladiatore

Gino Cecconi il tappezziere gladiatore

2 Aprile 2023 0 Di Emilio Andreoli

Quando sembra impossibile scovare altre storie da raccontare, ne arriva una che mi bussa alla porta. Tutto è iniziato con mia moglie che ha deciso di sistemare le tende di casa. Ne abbiamo parlato e controvoglia le ho detto: “Va bene”. Quel giorno non mi andava di discutere, come neanche il giorni appresso e nemmeno quelli a venire. Se vuoi andare d’accordo, qualcosa la devi pur subire. A me piace vivere in pace… ma mica pensavo che quel “Va bene” fosse così presto. Sento suonare il campanello e un omone alto e grosso, con la battuta pronta, è fuori la porta di casa: “Sono il tappezziere”. Caspita è più veloce della luce, penso dentro di me. in genere i tappezzieri prima che vengono a casa passano mesi. Lui è Damiano, ma l’attività l’apri il padre nel 1954, si chiamava Gino Cecconi, ed è stato un vero personaggio.

A Latina molti imprenditori sono stati anche personaggi. I personaggi sono quelle persone positive, che ti rallegrano anche nei momenti non entusiasmanti. Mi vengono in mente Enzo Pacchiarotti, Nino Cepollaro, Ettore Lodi, Gennaro Lo Masto e tanti altri ancora. Bastava passare da loro e ti tornava il sorriso, perché avevano sempre la battuta pronta. Visti i tempi, quei personaggi che elargivano simpatia e sorrisi servirebbero come il pane. In questi giorni ne ho scoperto un altro. Ma stavolta la storia mi è arrivata dentro casa, senza che l’andassi a cercare come solitamente accade.

Le tende di casa hanno compiuto vent’anni, quindi era necessario sistemarle, e alcune sostituirle. Il mio assenso per il via ai lavori era confortato dal fatto che i tappezzieri, come i falegnami, hanno tempi lunghissimi. Ma questa volta non è andata così e l’altra mattina è arrivato il tappezziere Damiano Cecconi. In una ventina di minuti ha smontato tutte le tende.  Si arrampica sulla scala con molta agilità, pur essendo un omone alto e grosso. Per deformazione professionale gli ho chiesto da che anno facesse il tappezziere. Mi ha risposto: “Da una vita, ma prima di me mio padre Gino. Aprì l’attività nel 1954”.

L’attività storica, in via Garibaldi, fondata dal tappezziere Gino Cecconi nel 1954

Tra l’altro, mentre parliamo ho un flash: “Ma tu sei il fratello di Orietta?” “Sì, sono il fratello di Orietta”. Sì, questa storia è proprio per me… Orietta era una mia cara compagna di classe delle medie, frequentate al Palazzo M. Con lei non mi ero mai, del tutto, perso di vista. Ogni tanto passava davanti al mio negozio e ci salutavamo con due chiacchiere. Poi, purtroppo, un brutto male in soli due mesi se l’è portata via. Era il 15 ottobre del 2007. La storia che vi sto per raccontare  la dedico a lei, Orietta, la mia cara compagna di scuola, figlia di Gino Cecconi.

Gino Cecconi, il tappezziere con la voglia di cinema

Gino Cecconi nasce a Roma il 28 ottobre del 1922, giorno della marcia su Roma. Il papà Giuseppe e la mamma Francesca, sono costretti a registrarlo all’anagrafe il 16 novembre, quando nella Capitale le acque si sono calmate. Gino è il quarto di cinque figli. Prima di lui ci sono Damiano, Ersilia, Flora e per ultima Anna. Giuseppe, per mandare avanti la famiglia, fa l’autista di carrozzoni trainati da cavalli che poi diverranno tram. Inoltre, per arrotondare, lavora alle fornaci per la preparazione di materiale edile.

Gino a otto anni, oltre ad andare a scuola, fa il ragazzino di bottega presso un tappezziere romano che effettua importanti lavori per il Vaticano. Impara il mestiere molto presto e, quando finisce le suole elementari, lavora a tempo pieno in quella bottega dove maturerà una grande esperienza. Il lavoro lo dovrà interrompere per la leva. Fa appena in tempo a entrare nella Marina Militare che scoppia anche la guerra. Gino sarà imbarcato e andrà a combattere in Grecia. Fortunatamente rimarrà illeso. Molti suoi commilitoni perderanno la vita in quella fallimentare battaglia. Saranno salvati dall’esercito tedesco.

Però, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, insieme ad altri militari italiani, verrà fatto prigioniero proprio dai tedeschi. Dalla Grecia sono costretti a camminare a piedi verso la Germania, ma a metà strada i partigiani titini hanno la meglio sull’armata tedesca. Gino con i suoi compagni di sventura vengono passati di mano. Se prima un tozzo di pane gli era concesso, con i titini neanche quello. Nel 1947, quando la guerra è finita da un pezzo, riesce a scappare e tornare a Roma. La madre, a casa lo attende con ansia, dopo che il primo figlio, Damiano, risulta disperso in Russia. Il suo corpo non sarà mai ritrovato.

A dx Gino Cecconi insieme a due suoi commilitoni della Marina Militare. Di lì a poco partiranno per la guerra

Il tappezziere non c’è più, ha chiuso i battenti e a Gino poco importa. Ha solo voglia di dimenticare e riprendersi da quegli anni passati al fronte e in prigione. A Cinecittà c’è un grande fermento. Il cinema italiano sta iniziando un periodo d’oro e Gino sarà scritturato, diverse volte, come comparsa e attore generico, soprattutto nei film sull’antica Roma. Per la sua prestanza fisica interpreta spesso il ruolo di gladiatore. Un film lo vedrà impegnato anche nell’Arena di Verona, con l’attore Massimo Girotti.

Il gladiatore Gino Cecconi a dx in un film girato all’Arena di Verona, alla fine degli anni quaranta

Agli inizi degli anni cinquanta, dopo quella divertente esperienza, decide di tornare a fare il tappezziere. Anche se vorrebbe fare il corazziere, ma per soli due centimetri non viene preso. Così raggiunge due cugini, Renato e Bruno Fedeli, che vivono a Latina, a Borgo Grappa. Bruno fa il materassaio e con lui aprirà, nel 1954, la bottega in via Garibaldi. Dopo qualche anno ognuno andrà per la sua strada. Sempre nel 1954, in una festa organizzata dai veneti conosce Rina Carlesso, una bella ragazza molto più giovane di lui. I genitori provengono da Treviso. Assegnatari di un podere dell’Opera Nazionale Combattenti, sono arrivati nel 1932 a Bella Farnia, frazione di Sabaudia.

In primo piano, in basso, l’attore Massimo Girotti e a sx Gino Cecconi

Gino quella ragazza non riesce proprio a levarsela dalla testa. Con il motorino va avanti e indietro tra Borgo Grappa e Bella Farnia. Rina lo farà penare parecchio, prima di dire il fatidico sì che avverrà nel 1958. Nasceranno poi Orietta e Damiano. L’anno successivo sposta la bottega di qualche decina di metri, in un locale più grande sempre sulla stessa via. Sono gli anni d’oro per Latina e Gino avrà fino a quattordici operai. Nel 1991 andrà in pensione e le redini dell’attività passeranno nelle mani del figlio Damiano, che porta il nome di quell’unico fratello maschio a cui era molto legato e che non ha più potuto riabbracciare.

L’incontro con Rina, una delle prime nate di Sabaudia, e il figlio Damiano

Incontro Rina nel negozio di suo figlio Damiano. Ha quasi novant’anni, ma proprio non li dimostra. Conserva ancora intatta la cadenza veneta, trasmessa dai suoi genitori. Mente lucida e memoria di ferro. È una donna serena anche se ha vissuto momenti dolorosi. Prima la scomparsa del marito e poi quella della figlia Orietta.

1958 Gino Cecconi e Rina Carlesso sposi

Signora Rina, mi racconti il primo incontro con Gino

“Eravamo a una festa a Bella Farnia organizzata dai veneti. Abbiamo incrociato i nostri sguardi, ma nulla di più. Io ero appena tornata dal Brasile, dove avevo vissuto per due anni”

Come mai in Brasile?

“A quindici anni avevo trovato lavoro come babysitter da un famoso calciatore della Lazio. Si chiamava Salvatore Gualtieri ed era argentino. Quando nel 1950 decise di smettere di giocare, aprì un’azienda agricola per la produzione di caffè in Brasile. E quindi trasferì tutta la famiglia, me compresa perché i figli si erano molto affezionati e anch’io che li avevo visti crescere. Così decisi di andare con loro”

Torniamo a Gino. Dopo quel primo incontro della festa, come la corteggiò?

“Passava con il motorino diverse volte al giorno davanti casa mia a Bella Farnia. Se ne accorse anche mia mamma che mi diceva, ogni volta che passava, “Cosa che vol questo qua”. Io non cedevo, e lui non demordeva. L’ho fatto penare parecchio, ma alla fine mi sono arresa alle sue lusinghe”

Che tipo era Gino?

“Un uomo divertente con la battuta pronta. Era sempre di buon umore, amava raccontare barzellette. Forse  a Borgo Grappa qualcuno degli anziani, frequentatori del bar dove lui andava spesso, lo ricorda ancora. Poi era molto socievole, un conversatore, Ma era anche uno che si emozionava parecchio. Quando ci sposammo ebbe un mancamento, e per sorreggerlo non fu semplice, data la sua corporatura”

Vedo che parlare di lui la fa ancora sorridere

“Il suo buon umore era contagioso e mi è rimasto dentro”

Un’immagine più recente di Gino e Rina

 A Damiano invece chiedo dell’attività:

“I tempi d’oro sono finiti da un pezzo. Ora siamo solo io, mia moglie Sandra e due dipendenti. Il consumismo ha prodotto questo. Oggi tutto si butta e si ricompra. Difficile che un divano vecchio venga tappezzato di nuovo. Prima o poi questo mestiere sparirà”

Tuo padre ha insegnato il mestiere a te e anche a diversi suoi operai

“Mio padre professionalmente era molto esigente e meticoloso. Le persone che ha formato hanno aperto quasi tutti un negozio di tappezziere”

La signora Rina, Damiano e la moglie Sandra

Gino Cecconi è venuto a mancare il 15 giugno del 1996 dopo una lunga malattia. Di lui, resta il ricordo di un uomo che sapeva trasmettere quella leggerezza necessaria per affrontare la vita.

Dimenticavo: le tende sono venute perfette, per la felicità di mia moglie Monica.