Il museo “delle storie” di Castelforte: viaggio nella tragedia con a sorpresa il sole

Il museo “delle storie” di Castelforte: viaggio nella tragedia con a sorpresa il sole

19 Aprile 2023 0 Di Lidano Grassucci

Castelforte è morta lo dice il generale francese  René Chambre nel vedere cosa resta del paese che stava lungo la linea del fronte di Cassino nella seconda guerra mondiale. Little Cassino la chiamavano gli anglosassoni.

Eppure… Castelforte è qui, con la gente e i vicoli, con le sue montagne e sul piano il fiume, il Garigliano. Qui la storia passa e ripassa, torna. Qui ci sono passati gli italiani che andavano a riprendersi Gaeta, qui qualche decennio dopo erano gli italiani che non c’erano quando da una parte c’erano i tedeschi e dall’altra americani, inglesi, francesi, nordafricani ma gli italiani no.

Di loro c’è un fucile Carcano modello ’91 e dalla radio una voce lontana dice “è finita”. “Reagite contro chiunque”. Il re scappava. Stavamo dalla parte sbagliata, poi non stavamo proprio. Una storia da dimenticare.

Invece c’è chi ha il coraggio di testimoniare, di mostrare il miracolo della resurrezione di Castelforte e l'”errore” del generale Chambre.

Ma andiamo per ordine. Mi aspettano al museo della linea Gustav di Castelforte Enzo Rosso, Alfredo Fusco, Giuseppe Coviello con loro Lisa Tibaldi Grassi della Cna. Va ricordato anche il presidente dell’associazione Giuseppe Caucci che pur non potendo essere presente aveva la presenza forte della sua passione.

A dire il vero in questa storia  un italiano c’è, Giuseppe Aloia generale del regio esercito che sfugge alla cattura dei tedeschi l’8 settembre e organizza la resistenza a Castelforte con il gruppo Aloia che prende il suo nome, gli daranno la medaglia d’argento al valor militare. C’è il suo busto, le sue cose ed ha un’aria seria e i miei accompagnatori in tutta questa storia non nascondono l’orgoglio, perchè si ricostruisce intorno a qualcuno che nel dramma ha difeso la dignità. Quel generale lo ha fatto.

Il museo è pieno non di cose ma di storie, storie del mondo perchè qui a Castelforte nella morte ci venne il mondo, tutto, ma qui fu la fine del mondo. Raccontano storie, tante, si accavallano : cerchiamo le cose, ma qui al museo raccontiamo le storie. Storie di ragazzi di 17/18 anni mandati qui. Guarda quel soldato tedesco è felice di essere stato preso per lui la guerra è finita, il soldato è un bambino spaurito, un cucciolo bagnato, ha la faccia da bimbi sperduti di Peter Pan e non certo da feroce Saladino. La guerra… Mi fanno vedere un manichino, indossa la divisa dei commando inglesi, è di un ufficiale l’abbiamo dovuta mettere su un manichino di donna erano uomini piccoli. 

L’ufficiale di Sua Maestà non è proprio un gigante. attaccarono i commando di 300 ne tornarono vivi in 20 e i tedeschi restarono a loro posto.

l’11 settembre 1943 dal mare i cannoni senza sosta colpirono Castelforte, nel museo c’è l’audio. Rumore continuo, da impazzire, ragazzini a sperare di vivere, soldati che sarebbero andati a morire. Terrore, ecco capisci cosa è il terrore.

Di Castelforte rimase una torre e i sassi.

Ma… vedete anche nell’inferno può esserci amore. Paolo e Francesca non abitano il paradiso. All’infermo possono arrivare folate di vento di umanità. Il 17 febbraio del 1944, un ragazzo inglese di 19 anni a cui era stato negato l’essere ragazzo per farlo soldato, si chiamava Ernest Foster. Sotto un arco una granata colpisce in pieno una donna, il soldato non esita ad andare a soccorrerla, i ragazzi si pensano immortali, sono generosi per disponibilità alla vita che hanno davanti. I soldati no, sanno che c’è oggi e domani non si può.

Foster prende la donna, era di spalle, la volta era dilaniata. Praticamente morta, ma aveva un bambino, o una bimba (crede una bimba era fasciata come una bimba), in braccio, illeso. Non ci pensa due volte, prende la bimba e la porta al pronto soccorso. Torna dalla donna ma è morta, c’è il marito a cui racconta della bimba. Tutto è caos, il marito prende una medaglia e la regala al soldato altro non ho. Il ragazzo prende la medaglietta e la porta con se.

Passano gli anni, i mesi e se li conti anche i minuti

Quel soldato si sposa, ha figli, ma in cuor suo sapeva di avere un appuntamento con se stesso con la sua vita, un appuntamento a Castelforte, Suio Alto, in Italia. I ragazzi sono grandi, sistemati e… a quel punto confessa :ho un appuntamento in Italia con una figlia. Capirete il panico, lui però spiega il suo tormenti, i familiari capiscono e entrano nella storia, e lo aiutano a andare in Italia.

L’ex soldato ha il posto e la medaglia e la bocca per chiedere sono passati anni, tanti anni, la memoria si perde. Lui cerca una bimba, il paese comunque è piccolo e un uomo di 43 anni, Alessandro, si presenta riconosce la medaglietta di cui gli aveva parlato il padre. Lui è il bimbo salvato, non era una bimba. E’ un uomo fatto ed ha un “papa'” inglese.

Il soldato muore nel ’92, a Foster gli dedicano una piazza a Suio c’è la famiglia, le bande, i soldati del reggimento. La moglie e i figli piangono, anche Alessandro e i suoi. Erano giorni di morte, giorni di apocalisse, ma ci sono gli angeli.

Il museo di Castelforte non è un “magazzino” di cose messe in ordine è un curatissimo album di “famiglia”, una famiglia che la storia voleva uccidere e che invece è anche capace di ricordare cose difficili.

Poi Enzo, Alfredo e Giuseppe valgono tutta la visita, raccontano il loro museo facendo a gara a chi conosce più cose, facendo a gara a chi ha trovato più cose e come. Uno dice… io direi, l’altro replica lo stavo dicendo Guarda questo elmetto ci sei passato sopra e non lo hai vistoe tu che non hai riconosciuto il secchio. E li vedi in video in ammollo nel Garigliano col metaldetector a cercare di non perdere la memoria

 

Il Museo è stato realizzato dall’Associazione Linea Gustav fronte Garigliano è allestito nei locali comunali di Via Armando Diaz a Castelforte

Museo della Linea Gustav fronte Garigliano Via Armando Diaz, 04021 – Tel. 328 681 0710 lineagustavfrontegarigliano@gmail.com