Omaggio a Ajmone Finestra, quando la politica aveva idee e la personalità faceva la differenza

Omaggio a Ajmone Finestra, quando la politica aveva idee e la personalità faceva la differenza

27 Aprile 2023 0 Di Lidano Grassucci

Arrivo un giorno di ritardo e mi dispiaccio. Nelle vita e non solo si incontrano persone, persone diverse da te. Ma io credo che la diversità non sia una cosa brutta, anzi. Oggi ricordo Ajmone Finestra (è deceduto il 26 aprile del 2012), già sindaco di Latina, senatore, consigliere regionale, imprenditore. Lo sfottevo sempre dicendogli: vedi se nel ’45 avessi vinto tu, quelli come me sarebbero stati passati per le armi. Rideva, era spiritoso, e glissava. Quindi era diverso da me nel pensiero, nell’agire ma… ma aveva un pensiero. Si era messo in testa di ricucire lo strappo tra Littoria di fondazione e la Latina di espansione. Aveva in testa un progetto di “egemonia culturale” con Latina-Littoria davanti alla Latina città europea di Nino Corona e della dc e alla Città Pontina dei socialisti di Massimo Passamonti. C’erano tre ipotesi di comunità, c’erano personalità. Non mi nascondo dietro ad un dito e, per chiarezza, con voi confesso che la mia opzione era la terza.

Ma si parlava di ipotesi di domani, anche nella variante “conservatrice” di Finestra, che la città la voleva non rifare con la retromarcia della storia, ma continuare dentro un’altra storia.

L’efficacia delle idee non mi interessa in questo momento, ma il livello del confronto sì. Latina-Littoria pensava ad una interlocuzione con Roma e l’hinterland pontino in termini di modello alternativo da proporre con il Comune e il potere collettivo al centro dell’agire collettivo sia come “ordinatore” sia come “attore” (le aziende comunali). Le altre ipotesi erano legate ad un’altra città da fare (Biblioteca Stirling, Teatro) pe emanciparsi dall’origine, o il Foro Portoghesi per dare una piazza democratica alla città delle piazze “cerimoniali”.

Guardatelo ora il dibattito politico-culturale, non c’è fiamma, non c’è ardimento di pensiero, non c’è originalità di pesare, ma tanto lasciare andare. Le ipotesi di città che concorrevano tra loro erano non fuori dal mondo, ma dentro il mondo: la nascita di una destra italiana capace di affrontare il nodo delle libertà, capace di non fermarsi alla nostalgia della purezza ma a contaminarsi con il liberalismo del continente, una Latina, quella di Corona, che guardava a Bilbao quella del Guggenheim Museum a riscatto dell’isolamento franchista, e qui c’era Stirling con la biblioteca a riscatto del razionalismo. La città Pontina era fare qui la Milano riformista di Turati, la città del Ramazzotti la “Latina, grande città del nord” di Francesco De Gregori.

Ecco volevo ricordare Ajmone Finestra in una stagione in cui c’era personalità nella politica e la politica era dentro le idee.

Capirete da voi che sono un vecchio signore ancora legato a storie antiche, guardo ancora al sole che sorge e mi rattristo nei tramonti.