“Latina è bella!” Ma io sono innamorato, non faccio testo

“Latina è bella!” Ma io sono innamorato, non faccio testo

2 Luglio 2023 1 Di Emilio Andreoli

Qualche giorno fa al bar pasticceria Turi Rizzo, si è tenuto un incontro organizzato da Maurizio Guercio. Tra i relatori, tre noti architetti: il presidente dell’Ordine Massimo Rosolini, Massimo Palumbo e Paolo Costanzo. Oltre loro, la padrona di casa, Benedetta Bruni e il giornalista Lidano Grassucci, nonché mio direttore del Fatto a Latina. Si è discusso se Latina fosse bella o brutta e ognuno ha espresso le proprie opinioni, anche il pubblico ha potuto partecipare. Avrei espresso anche le mie, ma non c’è stato tempo, e allora lo faccio qui tra queste colonne.

Questa volta non scriverò di alcun personaggio, come faccio solitamente. Vi racconterò solo un po’ di storia della nostra città. Una città generosa che diede opportunità a tutti quelli che decisero di venire qui a viverla. Certamente non possiamo paragonare Latina alle città millenarie, intrise di storia, disseminate in tutto il territorio nazionale. Però possiamo vantarci di vivere nella città più giovane d’Italia, fondata nell’era moderna. Su questo nessuno può obiettare.

30 giugno 1932: il vescovo di Terracina, Pio Leonardo Navarra, benedice la prima pietra di Littoria di fronte al Conte Valentino Orsolini Cencelli

Ma partiamo dall’inizio: sono passati novantuno anni dalla posa della prima pietra. Era il 30 giugno del 1932, quando gettarono le fondamenta di Littoria. La pietra della futura città fu calata in una buca in mezzo al nulla. Intorno solo terra sottratta alla palude dopo migliaia di anni. Finalmente l’uomo aveva sconfitto quel territorio malsano e infestato dalla malaria.

Il tempo è buono e fa molto caldo a fine giugno, ma per l’occasione in molti sono in giacca e cravatta, perché il momento è solenne. Ci sono tanti operai che assistono all’evento. Da Terracina, per celebrare il momento storico, arriva il vescovo Pio Leonardo Navarra che benedice la pietra. Davanti a lui il Conte Valentino Orsolini Cencelli, quello che più ha creduto nella nascita di una città. Stride l’assenza di Benito Mussolini, poco d’accordo con il Conte. La carrucola trasporta giù quel bianco marmo, a un metro e mezzo di profondità. Lì sorgerà la torre civica di Littoria. Oltre la pietra una pergamena che reca questa scritta:

In questa terra

già regno di morte e di desolazione

che leggenda e storia

sacrarono alla grandezza di Roma

e che dopo l’inutile sforzo di secoli

risorge ora

per volontà di Benito Mussolini

a luce di nuova vita

l’Opera Nazionale per i Combattenti

gelosa custode della tradizione romana

del –nulco agricola-

sotto la guida

di Valentino Orsolini Cencelli

getta oggi 30 giugno dell’anno X e.f.

le fondamenta di Littoria

centro di bonificamento e di colonizzazione

auspicio e promessa per l’avvenire”

30 giugno 1932: gli operai assistono alla posa della prima pietra di Littoria

La palude è stata bonificata, ma le zanzare ancora mietono vittime. Migliaia di operai si mettono all’opera lavorando giorno e notte, è una sfida contro il tempo. Trenini che trasportano laterizi vanno e vengono. Un lavoro pesante: neanche i tecnici si risparmiano. Cencelli con il suo cavallo gira per i cantieri, controlla tutto; l’architetto Oriolo Frezzotti non è da meno. È lui l’urbanista incaricato per disegnare in fretta la nuova città. Il Duce lo ha convocato a Roma insieme al Conte Cencelli: “Volete la città? E allora non uscirete da questa stanza fino a che non l’avrete disegnata”.

Frezzotti da fondo a tutti i suoi progetti che ha nel cassetto, magari qualcuno destinato ad altre città. Mussolini ogni tanto lancia un’occhiata ai disegni e borbotta: “Ma che sono tutte queste piazze, la gente deve lavorare, non deve stare in piazza”. Ma si va avanti lo stesso. Littoria sarà pronta dopo neanche sei mesi. L’edificio comunale è pronto, come pure l’Opera Nazionale Dopo Lavoro (Circolo Cittadino). Pronte anche le prime case. Manca solo la chiesa, che edificata e inaugurata l’anno successivo.

Successivamente saranno fondate in ordine cronologico: Sabaudia, Pontinia, Aprilia e nel territorio romano Pomezia. Il primo a definire brutte le città di fondazione sarà il grande architetto svizzero Le Corbusier: le definirà un “Immondezzaio”. Ma c’è un aspetto di cui va tenuto conto in quella dichiarazione. L’architetto vuole disegnare almeno una di quelle città, ma Mussolini lo snobberà, arrivando tardi all’appuntamento. Le Corbusier, spazientito, ha già lasciato Roma.

Latina anni ’50: via Mazzini, la via delle scuole e del tribunale

La guerra: la fine di Littoria nelle pagine di storia

Arriveranno da tutte le parti del mondo per visitare Littoria, un risalto internazione incredibile. Nasceranno prodotti e gadget a nome della nuova città, addirittura la benzina. Ma dopo appena dodici anni di gloria, nel 1944, sarà quasi del tutto distrutta dai cannoni americani. Dopo il conflitto, il 29 settembre 1944, si decide di rinominarla Latinia. Fortuna che, il 9 aprile 1945, qualcuno si ravvede e viene ufficializzato il cambio di denominazione in Latina. Ma il nome non basterà a darle una veste nuova. La città di fondazione pagherà un prezzo molto alto per il suo peccato originale.

Sarà screditata da molti intellettuali e architetti dell’epoca. Viene qualificata come la città più brutta d’Italia e per chi è nato a Latina, negli anni quaranta, cinquanta e sessanta, non sarà affatto facile. Tutti si convinceranno sulla sua bruttezza. La città è bollata come figlia del Duce. Una con l’architettura fascista, deve essere necessariamente brutta. Ma Latina è veramente brutta? Passeranno anni prima di essere rivalutata, pure da quegli architetti che da ragazzi si erano convinti che fosse proprio brutta.

Latina: Immagine suggestiva di Piazza del Popolo
(Foto del maestro Mario Iavarone)

Latina è bella o brutta?

Forse sono l’ultima persona che potrebbe esprimere un giudizio: potrei essere di parte. Per me Latina è come una donna di cui sono innamorato, e quando sei innamorato non guardi solo la bellezza esteriore, guardi altro e sui difetti riesci pure a sorvolare. Però vorrei esprimermi su questo dilemma e porvi una domanda: Latina è stata la città delle opportunità per tanti, e questa non è una bellezza?

Ho avuto la fortuna di viaggiare per il mondo e posso dire che gli spazi che abbiamo nelle grandi piazze e per le vie del centro, li ho trovati solo in pochissime città. E io che soffro gli spazi stretti, al ritorno di ogni viaggio a Latina ritrovo il respiro. Le strade larghe erano il nostro vanto. Sì, lo erano, perché siamo riusciti a ridurre pure quelle.

In questi giorni sto ospitando un’amica di mia figlia che viene da Arezzo e a bruciapelo le ho chiesto: “Sofia, ma Latina è bella o brutta?” E lei prontamente mi ha risposto: È bella!”. “E ti piacciono anche le case?” “Certo, altrimenti avrei risposto brutta. E poi avete il mare, noi lo abbiamo a due ore di macchina”. A mia figlia Emilia non ho chiesto nulla perché so già la risposta. Le ho trasmesso la passione per la città e lei è orgogliosa di essere di Latina.

Il cantautore Tiziano Ferro indossa la felpa con il nome della sua città
(Foto dal web)

A prescindere dalle polemiche politiche di questi giorni, di cui sono altamente allergico, il 25 giugno, allo stadio Olimpico di Roma, si è esibito il cantante di Latina Tiziano Ferro. A un certo punto del concerto ha indossato una felpa con la scritta “Latina” e ha dedicato una canzone alla sua città: “Ti voglio bene”. Una bella dimostrazione di affetto verso il luogo dove è nato e cresciuto, anche artisticamente. Nel 2014 Tiziano scrisse un bellissimo pezzo:

Prendi le mie mani per favore e mettile sul petto
Ho un difetto spingo troppo contro vento
Guardali dall’alto sono tutti quanti piccoli
Apri le tue ali e poi
Senti che profumo c’è…da ora
Sboccia primavera già a Latina
Latina

Latina, Tiziano Ferro

Latina: luglio 1969 l’attrice americana Monique Van Vooren con il fotomodello di Latina Francesco Porzi (Biscotto) in Piazza del Popolo

Nel 1969 un giornalista intervistò l’attrice di Broadway Monique Van Vooren, ultima fiamma del fotomodello e attore di Latina Francesco Porzi, conosciuto con il soprannome Biscotto. Quando il giornalista le chiese se avesse qualche relazione, lei rispose: “Sono fidanzata con un ragazzo di ventitre anni di Roma, anzi ad essere precisi di Latina, lui ci tiene ad essere precisi in questo…” Biscotto non si chiedeva se Latina fosse bella o brutta, era orgoglioso delle sue origini e amava questi luoghi. Nonostante il successo, quando poteva tornava a Latina, al suo giro di Peppe, dove ritrovava gli amici di sempre.

Anni fa scrissi queste righe, ripensando ai luoghi frequentati in gioventù nella mia città:

Tornai in quei luoghi

E ritrovai intatti i miei ricordi

Chiusi gli occhi

E respirai la stessa aria

Ebbi le stesse sensazioni

Come se il tempo non fosse mai passato

E io non mi fossi mai perduto

I luoghi hanno un’anima

A volte sono incantati

Segni del vissuto

A chi ci chiede se Latina è bella o brutta, dovremmo rispondere tutti: “Le vogliamo bene”. Anche se per me è bellissima e non la cambierei con nessun’altra città al mondo.

Auguri Latina

In copertina uno scorcio di Latina (Foto del maestro Mario Iavarone)