
Isola Pedonale Latina/ Aimone Scaramella: “La città del bla bla bla e senza futuro”
17 Agosto 2023Ricevo, e volentieri pubblico, la testimonianza di Aimone Scaramella uno dei primi “abitanti” di Latina. Non fa valutazioni politiche, non ha nostalgie, racconta una storia: la storia della città. Una storia fatta come la salita su un monte la fatica per arrivare su e poi la frana che ti posta già e l’altezza da cui sei cascato è il sogno che ti è rimasto
Lidano Grassucci
Sono un cittadino di Latina, abitante del “centro storico”; vi risiedo dal 1935, da quando a quasi tre anni arrivai qui con i miei genitori. Latina – allora Littoria – era già più giovane di me di pochi mesi e insieme a me cresceva da sorella minore. L’ho vista crescere nella sua bellezza, Latina fiorente e meravigliosa, con il suo litorale, i laghi, le montagne, la campagna fertile, l’agro pontino… Come recita l’inno della città (che in molti non conoscono e che forse non viene più nemmeno insegnato a scuola): “[…] Bella Latina, sbocciata come un fior sul verde piano […] Tu fai sognare, tu fai sognare l’eterna primavera […]”. La mia città, la nostra città, soprattutto nel suo centro storico che è compreso nella I circonvallazione insieme al quartiere Nicolosi, era visitata da gruppi di turisti, da studenti di architettura e da visitatori interessati e interessanti. Nel corso degli anni, numerosi sono stati i tentativi di assassinare questo centro storico, o con l’intento di rinnegare la storia confondendola con la bellezza architettonica e urbanistica, o per pura miopia: ricordo quando si tentò di abbattere il palazzo della Banca d’Italia per realizzare un “più moderno” – come dicevano per giustificare lo scempio – palazzo per abitazioni e uffici, o i cervellotici progetti di “nuovo assetto” delle tre piazze centrali, o ancora l’abbattimento della Casa del Contadino (come se, in quanto giovane figlia del ‘900 e “prediletta” di una stagione sciagurata della storia d’Italia, fosse stato legittimo rinnegarla e depauperarla senza remore). Quanto finora detto riguarda il passato, e oggi? Oggi: per far passeggiare comodamente noi cittadini in mezzo alle strade (nonostante i marciapiedi larghi quattro metri o più), amministratori illuminati e lungimiranti, in via “sperimentale” ormai otto anni fa ed ancora oggi 2023 in via “sperimentale”, hanno destinato il centro storico (Piazza del Popolo con Via E. di Savoia e parte di Via del Corso e Via Pio VI) a isola pedonale. Ebbene, dopo otto anni, ciò che si credeva di valorizzare è ad oggi un centro storico abbandonato a sé stesso, degradato e indegno. Si, perché invece dei cittadini che passeggiano amabilmente – i quali per ovvie dinamiche si palesano solo il sabato e la domenica, oltre che timidamente nelle ore serali – di regola è colonizzato da perdigiorno di ogni tipo e da senzatetto, che indisturbati bivaccano e seminano le loro deiezioni ovunque, in particolar modo sotto i portici dell’ex Intendenza di Finanza (tra opere d’arte moderna e travertini testimoni dei bombardamenti). Dopo i “bla, bla, bla” dei nostri attuali amministratori tutto è rimasto invariato e al momento senza una programmazione futura che sia volta al miglioramento delle condizioni dei luoghi, dei cittadini che vi abitano e dei commercianti che riescono ancora a svolgere le loro attività; c’è chi pensa di andar via e chi, costretto, lo ha già fatto. Nei cieli di Piazza del Popolo, di Piazza della Libertà, di Piazza Dante, volano i gabbiani, belli a vedersi ma tristi a sentirsi… Nonostante tutto ciò, ancora oggi si pensa a lavori di “riassetto”, con pavimentazioni totali delle strade e altre grandi idee. Ma allora che centro storico sarà?! Un centro storico “modernizzato”! Forse quella becera ideologia di una certa politica di sinistra riuscirà a distruggere questo centro storico, con la soddisfazione di aver avuto la collaborazione di una Giunta e di un Consiglio Comunale con maggioranza di centro-destra.
Aimone Scaramella
Ma quanti leggeranno questo riporto, tra quelle persone che hanno distrutto ciò che è pur storia e questa abulia dovrebbero fare un mea culpa, mea profondissima culpa, già sarebbe una bella confessione anche se ritardata. Che qualcuno più assennato ci metta un rimedio, ripristini la nostra città.