Caso Vannacci e il senso della libertà di Teresa Faticoni

Caso Vannacci e il senso della libertà di Teresa Faticoni

24 Agosto 2023 0 Di Fatto a Latina

Ricevo e pubblico un intervento della collega Teresa Faticoni sul caso del generale Vannacci e del suo libro. Un contributo originale e fuori dalla gran cassa fatta a questa iniziativa, con tanto di conti in tasca

 

Gentile Direttore,

vorrei portare un mio piccolo contributo al dibattito che hai aperto sul tuo giornale in merito al libro del generale Vannacci.
Un libro che come molti che commentano non ho letto e non ho intenzione di leggere, perché vorrei impiegare meglio il mio tempo e il mio denaro. Ma dalla quarta di copertina capisco che se la prende indiscriminatamente con le occupazioni abusive, con i ladri che ti entrano in casa, con gli ambientalisti, con gli immigrati e con i gay (“normali non lo siete, fatevene una ragione!”). Ora, a parte che accostare gay e ladri già farebbe ridere, se non fosse tragico, ma per il generalissimo il vero male che sta alla base di tutto questo è il sistema giudiziario italiano, che non consente di picchiare impunemente quelli che si macchiano di questi atroci delitti. Vannacci intervistato dal TG1 rilancia sui fantomatici privilegi di cui godono gli omosessuali in questo Paese. Qualcuno dovrebbe spiegargli che privilegio è poter parlare impunemente al telegiornale del servizio pubblico dicendo cose assurde.
Insomma, una bella rassegna di qualunquismo provocatorio per vendere il libro.
Ora, tu, Direttore, difendi il suo diritto di dire queste cose ritenendola una sua libertà, io invece lo denuncerei.
Ma riflettere sulla perpetua tensione, che è irrisolta evidentemente, tra la libertà di espressione dell’individuo – citata anche nell’articolo dell’amico Davide Facilepenna – e i limiti imposti dal reato di opinione è solo il punto di partenza per il mio ragionamento.
Che si vuole soffermare sul self publishing, cioè l’arte che si diffonde sempre di più di pubblicare un libro da soli senza ricorrere a un editore.
Vannucci ha fatto così: ha pubblicato il prezioso – per lui – libercolo su Amazon, a costo zero praticamente.
In sostanza chiunque abbia una cosa da dire che ritenga interessante si può mettere al pc, buttar giù i suoi pensieri e poi confezionare in pochi minuti un libro.
Poi è chiaro che è il mercato che decide. E Vannacci è stato bravo a scrivere sparando altissimo in modo da cogliere il bersaglio con facilità: tutti a parlare delle cose che ha scritto. Anche io, in questo momento.
Ora: da più parti si inneggia al self publishing come a un metodo finalmente democratico perchè l’autore controlla tutto quanto scaricato (uso il termine non a caso) dalla sua creatività, non viene sfruttato dalla casa editrice che in genere paga poco per ogni copia venduta e mantiene il copyright di quanto prodotto.
Praticamente flussi di coscienza a costo zero, ma in caso di vendita del libro – e qui Vannacci si sta fregando le mani – vengono riconosciute le percentuali sul prezzo di listino: 35% o 70% per le edizioni digitali, 60% per quelle cartacee.
Ora, proviamo a spanne a immaginare a oggi, 22 agosto 2023, quanto può aver guadagnato Vannacci col suo “Il mondo al contrario”
Il libro costa 19,76 euro, solo copia cartacea.
Ci sono al momento in cui scrivo 312 recensioni, quasi tutte tutte positive con cinque stelle (sic!). Fermiamoci ai dati certi: 312 recensori che hanno comprato il libro (possono lasciare un giudizio solo gli utenti il cui acquisto risulti verificato dalla piattaforma di Bezos) fanno 6.165 euro che al 60% cumulano 3.700 euro certi finiti dritti dritti nelle tasche del furbo generale dell’Esercito Italiano.
Ma facciamo fanta-editoria: gli addetti ai lavori calcolano che solo il 3% di coloro che comprano il libro, poi lo recensisce sulla piattaforma. Quindi a oggi Vannacci dovrebbe aver venduto circa 10mila copie del suo libro. Che al modico prezzo di 19,76 euro fanno la bellezza di 197mila euro circa. Pure se avesse scelto il piano al ribasso al momento avrebbe preso mezzo milione di euro di diritti.
È stato proprio bravo: come scrittore non è niente di che, come ideologo è banalotto, come generale dell’esercito chissà, ma come esperto di marketing è sicuramente eccezionale. Il problema, dunque, a mio avviso, sta proprio nella libertà di tutti di scrivere tutto e il suo contrario in nome della fraintesa libertà di espressione e noi allocchi che abbocchiamo a parlare di quelle fregnacce (eh già, ce l’ho fatta a dirlo quello che veramente penso).

Nel Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia del 2022 pubblicato dall’Associazione Italiana Editori si legge chiara la tendenza di crescita esponenziale di pubblicare in self publishing. Ci sono 16.065 titoli pubblicati nel 2021 (non si considerano gli e-book e gli audiolibro) tramite piattaforme di self publishing, cioè +55,7% rispetto al 2020. Un libro insomma non si nega proprio a nessuno.
Io sono dell’idea che le case editrici invece siano utilissime nella scrematura, nella scelta, nell’editing dei contenuti, nella ricerca della scrittura, nella pubblicizzazione di un libro, nel veicolarlo nei canali giusti ai pubblici giusti: essenziali insomma come presidio di cultura. Perché altrimenti ci dobbiamo rassegnare pure al fatto che tutti quelli che hanno un cellulare in mano facciano giornalismo da strada come fossero un Gabibbo qualunque.
Poi, mi preme dirlo, ho letto anche alcune belle cose in auto pubblicazione: gente che sta già inserita nei circuiti delle case editrici e che non vuole magari aspettare, o non trova il momento adatto. E pubblica perle rare
Basti pensare che ci sono alcuni casi ultrafamosi di self publishing: la prima edizione di Foglie md’erba di Walt Whitman fu pagata dallo stesso autore; e così fece Moravia con il debutto de Gli indifferenti.
I celebrate myself, and sing myself,
And what I assume you shall assume,
For every atom belonging to me as good belongs to you…

Canto me stesso, e celebro me stesso,
E ciò che io assumo voi lo dovete assumere
Perché ogni atomo che mi appartiene appartiene anche a voi…

Un inno quello di Whitman alla capacità di ognuno di noi a contribuire alla grande collettiva energia
originale. Io però prima di pensare che questo contributo passi necessariamente per un libro mi
chiederei: cui prodest?

Teresa Faticoni