Latina decadente: quella idea di noi che non abbiamo e anche lo sport muore

Domani accenderanno l’albero, il 15 sapremo se siamo “colti” o meno nella gara a capitale italiana della cultura per il 2026, sapremo poi che ne sarà di noi nel tempo di queste feste. Certo più che un appuntamento il nostro natale è uno zaino affardellato, c’è un poco di tutto dentro ipotesi di niente.

Le solite casette, qualche lucina in più, un albero bello ma conosciuto. Sinceramente da una amministrazione al suo natalizio debutto speravamo di più di polemiche su qualche negozio a ridosso della Pontina e di impianti sportivi chiusi oggi, per essere stati dimenticati per anni. Una città in precario dove tutto è come viene e noi siamo barca senza timone in balia delle correnti.

Il palasport sta lì come fosse appiccicato, come lo era il teatro. Nei Comuni italiani per gestire questi servizi si creano strutture per la loro manutenzione, per l’implementazione delle loro funzioni. Si gestiscono non alla volemose bene, ma con professionalità. I teatri hanno strutture dedicate con la loro autonomia, l’impiantistica sportiva anche. Magari coinvolgendo altri comuni, altre strutture pubbliche e soggetti privato. Il Comune è il coordinatore della complessità della città, non il monopolista.

Certo il nodo non è a carico della amministrazione presente, ha memoria, ma? Ma l’amministrazione presente ha la colpa gravissima di non pensarci, di non avere idea dei percorsi, non governare le crisi.

Teatro chiuso perchè non funzionava l’hardware, ora di fatto non funziona perchè non c’è il software.

Lo sport? Matteo Ciampi vince i campionati di nuoto italiani, ma a Latina non potrebbe nuotare. La dice lunga, è quadro impietoso.

A Latina gli impianti sportivi sono più famosi nei contenziosi amministrativi, che per gli eventi sportivi. Eppure questa è la città più giovane d’Italia che è il paese più vecchio del mondo. E il problema dello sport a Latina non è un ennesimo problema urbanistico, ma è un nodo culturale.