La cena di Natale più corta del mondo
17 Dicembre 2023Per certe cose ci devi essere nato, devi avere un’arte dentro. Nella mia famiglia erano leggendarie le cene di Natale di Zia Quintina. Duravano tempi infiniti, nei ricordi narrati, con ben 13 portate ciascuna luculliana, buonissima, e fatta come a seguire un comandamento di nostro signore.
Si mangiava a Natale quel che nel resto del tempo si sognava, bramava e il tempo stesso… il tempo era tutto per mangiare, mangiare senza fine per grazia Dio, per grazia di un dio nato. Come se il Padre del creato volesse condividere la gioia del suo unico figlio con il mondo intero dando pane e vino, e companatico e ogni cosa che si mangia a questo mondo.
Il cibo era… meglio crepa panza che roba avanza e qualcuno ricordava libri dove il mangiare era il soggetto, l’oggetto, la trama, la ragione delle scrivere stesso
Nel mentre che la madre Badalocca stava per metterlo al mondo e le comari aspettavano per riceverlo, dal ventre della partoriente si videro uscire prima sessantotto mulattieri ognuno dei quali tirava per la cavezza un mulo stracarico di sale; seguirono poi nove dromedari carichi di prosciutti e lingue di bue affumicate e sette cammelli carichi di anguille salate; e poi venticinque carrette di porri, agli, cipolle e cipollette. Questo spaventò enormemente le levatrici”.
Francois Rebelais, Gargantua e Pantagruel
Era nato Pantagruel così, nella ricchezza di ogni cosa.
Mamma allora decise che anche noi non dovevamo essere da meno, che grascia sia e che lungo tempo al cibo per festeggiare il nazzareno. Non era brava a cucinare, ma ci si mise di impegno. Le portate? Teneva il conto papà che conosceva ogni segreto della cena di Natale.
Il signore, giurammo tutti, quando verrà su questa terra ci troverà mangianti, già mangiati, a ancora da mangiare. Papa prese il panettone Alemagna, i fichi secchi turchi, mamma fece i cappelletti, il vino era quello buono… Tirammo un poco la cinghia per non cenare alle 20, ma alle 20.50 cedemmo e cominciò la cena.
Non so dirvi come, non so ancora il perchè ma finimmo alle 21.10, che il Signore stava ancora in cielo di di venire tra noi non ci pensava viste le scomodità che lo aspettavano.
Finì con la serissima considerazione di papa: ma accomme fao?
Io e mia sorella li guardammo con aria di chi si aspettava altro, ma ci venne da ridere, noi eravamo fatti così, e quei due, mamma e papà, erano uno scandalo ma erano i nostri e il panettone avanzato sarebbe stato la colazione di domani. E bevemmo un Asti Cinzano che ricordo meglio dello champagne, a noi bimbi due dita.
Che se la sete non è presente, bevo per la sete futura.
Francois Rabelais, libro Gargantua e Pantagruel