Danilo Calvani: Da presidente del calcio sermonetano a uomo in rivolta

Danilo Calvani: Da presidente del calcio sermonetano a uomo in rivolta

6 Febbraio 2024 0 Di Davide FacilePenna

Avvertenza: Quello che segue non è uno scritto sulle ragioni o le validità delle
proteste degli agricoltori in atto in questi giorni. Quella è una questione seria che
andrebbe affrontata conoscendo attentamente il tema, al netto di moralismi,
banalizzazioni e opportunismo politico. Spero lo facciano gli esperti e chi ne capisce davvero. Questo è uno scritto, ironico, su un pontino arrivato alla ribalta nazionale e non vuole essere esaustivo delle sue vicende personali e tanto meno di quelle collettive. Soprattutto è un atto d’amore verso l’US Sermoneta Calcio.
Chiedo scusa alla classe dirigente pontina tutta. Ho sempre accusato la medesima di essere afflitta da inguaribile provincialismo e di fare la voce grossa fino alla rotonda di Borgo Piave, per poi essere inghiottita dall’oblio nazionale. Sostanzialmente ho detto che, fuori dai confini della Provincia, i nostri capi contano come il due di coppe quando la briscola è bastoni.
Mi sbagliavo di brutto e me lo ha ricordato Radio Rai due giorni fa. Stavo
percorrendo, in macchina, via Piccarello quando la voce gracchiante uscita dal mio New Majestic per poco non mi faceva andare fuori strada nell’ascoltare le notizie del giorno: Rivolta degli agricoltori. Nuove proteste da parte della categoria che si terranno nel corso della prossima settimana a Roma. “Ammasseremo i trattori fuori dalla città”, ha affermato il leader della rivolta degli agricoltori, Danilo Calvani.
Proprio lui, l’arci-pontino Danilo Calvani, è uno dei leader nazionale della rivolta
degli agricoltori secondo i mass media nazionali.

Ma chi è Danilo Calvani? Non lo conosco personalmente, ma ho cercato di capirlo da chi lo ha frequentato e leggendo un po’ di notizie apparse sui giornali negli anni.
Danilo Calvani è discendente di una numerosissima famiglia di agricoltori che possiede (o possedeva?) ettari ed ettari di terreno intorno a Latina.
I Calvani erano (sono) gente di fatica e sudore, con le mani sporche di terra e la pelle della fronte spaccata dal sole.
Che io sappia quel lavoro lo ha fatto pure lui, con in più una grande passione per la ribalta pubblica. Certe volte, come adesso o come nel 2013 in mezzi ai Forconi, indossa l’armatura da “conducator” e cerca di guidare, tricolore al collo, le masse agricole alla rivolta (pacifica ovvio) contro il mostro a tre teste nemico dei ribelli agresti d’oggi: Le elites nazionali, le euroburocrazie e le banche. Le masse sembrano seguirlo nelle piazze, ma poi nelle urne i frutti li coglie sempre qualcun altro.
Nel 2013 gli effetti postumi delle rivolte dei Forconi contro la politica li intercettarono, a livello nazionale, i 5 Stelle.
Nel 2016 ancora in pieno clima anti-casta, Calvani, a capo del Movimento 9
Dicembre Forconi, provò anche a farsi eleggere Sindaco di Latina con tanto di sfilata notturna di trattori in pieno Centro.

Volevano capitalizzare una forte sentimento di sfiducia verso la politica locale che si percepiva in città ma pure nei campi dei borghi che la circondano.
Tanti applausi durante la sfilata coi trattori, ma poi nelle urne presero solo lo 0.81 % dei voti, mentre i frutti della ribellione civile li colse il civico Coletta, che con i
problemi dei contadini pontini c’entra come me con Margot Robbie.
Toppa fiducia nelle reali volontà rivoluzionarie degli italiani?
Come diceva Montanelli “Gli italiani sono sempre pronti a fare la rivoluzione,
purché i carabinieri siano d’accordo”.
Forse Calvani pagò, anche, la poca scaltrezza politica.
La politica, anche quella anti-casta, ha le sue balorde ed ipocrite regole che, forse, lui era poco avvezzo a seguire.
Anni fa durante una protesta degli agricoltori arrivò a Genova in Piazza De Ferrari a bordo di una Jaguar.
Il cronista carogna (pennivendolo di regime?) gli chiese provocatoriamente “ma non eravate alla fame? Non ha detto che Equitalia vi stava dissanguando? Che le Banche le stanno togliendo la terra che era sei suoi nonni? Non trova strano arrivare qui in Jaguar se lotta contro le auto blu della casta?”
A nulla valsero le spiegazioni di Calvani che indicò il guidatore, un suo amico, che
era effettivamente proprietario del bolide “Ma è sua la macchina!”
Tra l’altro manco era nuova la Jaguar, ma di terza o quarta mano ed andava pure a diesel spiegò il proprietario. Secondo gli avversari (pare tanti anche nella Coldiretti) il suo è opportunismo e dato che l’azienda non ce l’ha più cerca solo una poltrona in politica.
Di fronte alle critiche allusive alza le spalle e risponde con una frase che pare scritta da Mario Capanna e Padre Lombardi insieme: “Noi pensiamo solo alla Lotta. Che Dio ci benedica”
Non è stato, però, solo e sempre contadino e uomo in rivolta, Calvani.
In altre epoche è stato pure un patron di calcio, come il mitico Costantino Rozzi da Ascoli. In questa veste me lo ricordo bene, perché fu Presidente del Sermoneta Calcio nel periodo più glorioso della sua storia.
Erano gli anni Novanta, ci chiamavamo US Sermoneta ed ottenemmo due
promozioni di seguito, passando dalla Terza alla Prima Categoria. Nella stagione ‘93- 94 fummo l’unica squadra della Provincia a vincere il campionato dilettanti del Lazio.
Calvani fu oggettivamente un grande Presidente. Gettò anima e cuore in quell’impresa nonché buona parte del suo portafoglio, senza ritorni di carattere
economico, perché lo sport dilettantistico è come la canzone di Noemi, un vuoto a perdere.

Seguiva la squadra in ogni partita, sia al Caetani sia in trasferta e non si negava mai ai microfoni dei cronisti, con quel suo nero caschetto fluente che ancora gli cinge la testa (mi sa che ora è tinto però).
Le esternazioni del Presidentissimo erano un meraviglioso esercizio di acrobazia
grammaticale e spericolatezza linguistica. Era capace di coniare termini tecnici che, fosse stato sulle tv nazionali, avrebbe mandato in visibilio il vecchio Biscardi. Una volta, durante un’intervista prima di uno scontro in trasferta contro una delle big del campionato un cronista gli chiese un pronostico secco sulla difficile sfida. Lui ci pensò un secondo e poi disse guardandolo fisso negli occhi “un x tendenzialmente al due!” L’intervistatore sbiancò rimanendo a bocca aperta.
Qualunque cosa volesse dire ci portò bene, perché vincemmo tre a zero.
Mi piacerebbe tornasse in quel ruolo più che in quello di Caudillo, così forse
torneremo a vedere un Sermoneta Calcio che gioca al Caetani.

PS Sulla questione proteste degli agricoltori, fossi nei capoccioni a Roma o a
Bruxelles, Calvani o meno, eviterei di etichettare tutti quelli che vi partecipano come furbastri dell’indennizzo, falliti, sempliciotti, rozzi o fascistoidi perché se pure non raccolgono consensi loro, il malcontento lo anticipano sempre e poi arriva qualcuno che miete il grano e tutti rimaniamo a bocca aperta come un x che tende al 2.