Adela Ojeda, il pennello che resta nel quadro

Adela Ojeda, il pennello che resta nel quadro

24 Febbraio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Non la conoscevo Adela Ojeda, l’artista che da oggi espone al Mug di Latina.

Inizio con un “non la conoscevo” per dirvi l’effetto che mi ha fatto vedere i suoi quadri con  la sensazione di averli già incontrati. Un inedito già visto, come quegli amori a cui siamo destinati dal fato.

I quadri di Ojeda lasciano, con scienza, sulla tela il gesto del pennello. Pare che il pennello guidato dalla mano partono dal loro bisogno di fissarsi sulla tela per poi diventare paesaggio, personaggio, ballerino, torero, visioni della Spagna che Ojeda ha indelebile dentro . La tauromachia, il flamenco, ma anche quel Mediterraneo che porta le sue genti a mischiarsi a fare uomini nuovi: spagnoli di Latina e non spagnoli a Latina, italiani di Spagna e non italiano in Spagna.

Sangue latino che quel cavaliera che pare sfilare orgoglioso per una dama pensata ma già amata perdutamente.

O il toro e il torero che non si combattono ma si studiano, rispettano, respirano

Ecco i quadri di Adela “respirano”. C’è un paesaggio con il Circeo che i contorni della maga, la duna ma un mare che si fa passione, come una scala da cui può scendere Ulisse, ma anche i viaggiatori che vengono dalle Baleari, dalla Spagna dei galeoni che cambiano le loro direzioni

E’ pittura in movimento, forma nel gesto, osservazione iperfotografica perché ha dentro anche l’anima.

Quadri vivi, del resto la pittura è passione se fosse prova, maniera, sarebbe come fare di ogni animo lo stesso animare.

Bel viaggio dentro un dialogo a volte urlato per destrare alla bellezza la banalità di un mondo senza più colore, senza gesto.