Voto sardo e lo strano destino dei leader

Voto sardo e lo strano destino dei leader

27 Febbraio 2024 1 Di Davide FacilePenna

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” diceva, nel Gattopardo, Tancredi Falconeri rivolgendosi allo zio, il Principe di Salina che non condivideva la sua scelta di arruolarsi tra i Garibaldini.
Questa frase l’avrebbero dovuta mettere come preambolo alla Costituzione del 1948 per come bene ci rappresenta. L’Italia pare proprio così, il Paese dove tutto cambia ma tutto rimane sempre uguale. L’eterno ritorno si sta verificando, per esempio, coi leder politici moderni.
Cambiano in continuazione ma ripetono ormai ciclicamente la stessa identica parabola.
Renzi, Salvini e Meloni. Tre persone molto diverse, ma scaltre e sicuramente non sprovvedute. Tre leader relativamente giovani ma con una buona storia politica sulle spalle. Quindi, non tre “civici” o “tre” grillini della prima ora che potevano vantare la loro meravigliosa (sic) inesperienza.
La Meloni sembrava diversa (forse solo perché donna?) dagli altri due maschiacci, ma in poche ore qualcosa sembra cambiato.
Domenica, come tutti sappiamo, c’è stato il patatrac sardo, giustamente a lei imputato, perché ha voluto imporre come candidato Presidente un suo fedelissimo e quello ha perso prendendo meno voti delle sue liste.
Non è la prima volta che “IosonoGiorgia” scaglia imponendo un candidato (vedi Roma) che poi perde, però qualcosa di diverso sembra possa accadere adesso.
Può essere che anche la Meloni abbia intrapreso il percorso a-virtuoso che hanno seguito gli altri due? Ricordiamolo quel percorso. Successo improvviso con consensi che li ha portati ad accumulare percentuali di voti da capogiro. Primi mesi da Presidenti del Consiglio sfavillanti (Salvini solo da Ministro). Una bella autobiografia sugli scaffali. Articoli di giornale incensanti o preoccupati (per il nuovo uomo/donna forte). Presunto ruolo rilevante in politica estera. Tendenza a rinchiudersi in “cerchi magici” di parenti e amici. Infine improvvisi errori ed azzardi, con conseguente rapida caduta. Tutto in pochissimi mesi. Come è possibile? Io ci vedo due
caratteristiche che accomunano i tre “tenores”.

La prima relativa alla convinzione (farlocca) che, nella politica moderna, vada soprattutto curata la comunicazione, in particolare quella da social network. Pessima idea. La comunicazione social sarà pure importante, ma è troppo rapida e banalizzante per i tempi ed i temi della politica. Rischi di dire (che in politica vale come fare) troppe cazzate che poi ti pesano
addosso.
La seconda caratteristica è che “i moderni” sembrano aver dimenticato gli insegnamenti di quei vecchi volponi della Prima Repubblica. Noi italiani facciamo solo finta di voler fare le rivoluzioni, in realtà vogliamo solo starcene tranquilli. Mai dare l’impressione di voler fare davvero una
rivoluzione, che sia comunista, socialista, liberale, nazionale o sovranista.
Da noi si comanda (relativamente), ma senza mai darlo a vedere.
Noi italiani diciamo di volere al timone del Paese un “uomo forte”, ma quello, se proprio deve esserlo, deve ripetere che siamo noi a decidere, sennò ci diventa antipatico e lo buttiamo giù, negando di averlo mai sostenuto.
Per questo va alla grande quel furbacchione ex-Dc di Mattarella.
Quindi “si fa ma non si dice” è la seconda parte del preambolo immaginario della Carta Costituzionale.
Siamo, sempre e comunque, una Repubblica delle coalizioni (tri-quatri- penta partito) e se ti imponi troppo, poi i tuoi alleati ti puniscono, pure a costo di farsi male.
In ultimo, l’Italia non è rivoluzionaria, ma nemmeno una caserma. Le norme sul Covid le hanno fatte rispettare con la paura della morte, mica con la paura dell’autorità. Che autorità pensate di avere voi “capocetti” moderni?

PS E’ troppo presto per cantare il de profundis alla Meloni, però se passa la riforma sul Premierato, in autunno o inverno ci sarà sicuramente il Referendum. Fossi in Giorgia chiamerei, per un consiglio sul da farsi, Matteo, ma non il Matteo suo (insomma)alleato, quell’altro Matteo,
quello che di Referendum persi se ne intende.