Non so che fare e la mia presunzione di leggere Lenin

Non so che fare e la mia presunzione di leggere Lenin

12 Marzo 2024 0 Di Lidano Grassucci

Quel giorno non seppi che fare. Avevo scienza e coscienza di millanta esperienza ma non sapevo cosa fare. Usai il tempo che avevo per viaggiare, naturalmente senza alcuna meta non sapendo che fare. Non sapere che fare è una condizione umana senza uscita perché non ne è prevista alcuna. Così resti basito a pensare alle cose elementari e a quelle complesse e ogni cosa diventa grande, grande, come è grande il pensare.

Che fare? Mi tornano in mente antiche letture quando adolescente approcciai al “che fare?” un lavoro di Lenin sull’organizzazione per fare la rivoluzione. Leggevo saggi e non letteratura perchè anche io pensavo alla scienza e non avevo capito che la vita è coscienza, è letteratura, è un romanzo.

Lo lessi ispirato da entusiasmo ispirato, da foga di cambiare il mondo. Ma non riuscivo, il libro mi parlava di sapienti che guidavano le cose, io avevo i dubbi di vivere la vita e non avevo la sapienza per le risposte. Non riuscivo ad andare avanti, ero impotente davanti alla grandezza potente della vita. Non ho mai finito di leggere quel libro annoiandomi della sua presunzione di razionale sapienza. Quella perfezione di leggere perfetto l’andamento delle cose del mondo che, invece, vanno per proprio conto.

Questi tempi del limbo sono terribili tempi brutti, ma fanno la differenza che spiega quelli belli, quelli diversi.

Servono a mappare il nostro io profondo che è sempre alle prese col rumore di fondo e non distingue le parole nella Babele del vivere.

Non sapevo cosa fare e la cosa mi parve normale, e rimasi ad aspettare semplicemente nel rispetto del tempo mai stato mio. L’animo umano vuol modificare le cose per fare del mondo il mondo suo, io attendevo rispettando il mondo nel suo scorrere che avvenisse per come era.

Devi imparare dalle cose, ma dicendolo dimostro di non aver imparato niente. Sto ancora qui e il non saper che fare mi rifà umano davanti a macchine d’umanità artefatta, pittata, negata.

Per tentativi ed errori avanza la vita in questo mondo che muta mentre lo vivi e sei vivo e non ci puoi fare niente, impotente.

La rivoluzione? Non è cosa di saggi, non è un algoritmo, ciascuno ha la sua ma dentro, dentro l’anima. La rivoluzione è un lenzuolo di seta che sfiora l’anima.