Isola, isoletta, isolati… Guercio, Grassucci e il microfono aperto

Isola, isoletta, isolati… Guercio, Grassucci e il microfono aperto

27 Marzo 2024 0 Di Lidano Grassucci
Seconda stella a destra, questo è il camminoE poi dritto fino al mattinoNon ti puoi sbagliare, perchéQuella è l’isola che non c’è
E ti prendono in giro se continui a cercarlaMa non darti per vinto, perchéChi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalleForse è ancora più pazzo di te
L’Isola che non c’è, Edoardo Bennato
Parlare dell’isola pedonale di Latina è come parlare della Immacolata concezione: c’è chi dice che è così, per Fede. Chi che non può essere per ragione. Nessuno si preoccupa della madre. Discutere per tifo contro prassi troppo pratica non porta da nessuna parte.
Il centro di Latina (lo storico lo tralasciamo) è un modello di città dove tutto è diritto per “velocità”, dove i pedoni hanno dove passare, gli astanti dove stare e le auto dove portare chi deve venire. E il nodo è qui, prima dell’isola pedonale, ma perché dovrei venire in centro? I negozi che sono qui non sono diversi poi tanto da quelli che stanno in un’isola pedonale che isola pedonale c’è nata, il centro commerciale o che posso trovare sulla rete con consegna a casa, mentre l’auto e la bici è parcheggiata in garage. Non è il luogo dei negozi, non è il luogo delle “commissioni”. Una volta così si chiamavano le pratiche da sbrigare con la pubblica amministrazione, con le banche, con l’avvocato o qualsiasi altro commercialista. Perché queste funzioni sono state decentrate.
Non è capolinea di traffico di torpedoni, le autolinee portano da tutta la provincia non a Latina ma in una sua desolata campagna.
Non è posto di studi, una volta in  centro c’erano (e parlo di soli istituti secondari): Il liceo scientifico Grassi (ospedale vecchio, oggi parcheggio); Il Manzoni (Palazzo M); il geometra Sani (attuale teatro); Einaudi professionale (dietro il tribunale); Liceo Majorana (zona ex distretto militare). Cito a memoria ma già così si tratta di qualcosa come, ad essere prudenti, come 3000 persone, tre volte Bassiano.
Non ha una funzione culturale: la biblioteca è sospesa, il teatro anche pure e fa quello che può il Circolo cittadino che svolge il ruolo di attrattore di eventi, unico, insieme al Museo Giannini in un vuoto di offerta pubblica di spazi financo imbarazzante. Per superficie disponibile su eventi il Circolo cittadino di Latina batte la nuvola di Fuksas, l’Auditorium della musica di Renzo Piano a Roma e la Fenice di Venezia.
Il nodo non è quanto è “isolato” il centro ma cosa ci debbo fare in centro e quindi perchè ci debbo andare.
Funziona la zona dei pub perchè ha dato una risposta ad un bisogno: gestire il tempo libero dei ragazzi. Un bisogno, una risposta e funziona.
Non è come si va in centro il nodo, ma perchè ci si va.
Cosa farei? Riporterei il capolinea dei bus all’autolinea, rifarei in centro il mercato del martedì, investirei denari per aprire il mercato coperto, porterei in centro il Conservatorio e la fondazione Campus internazionale di musica. Toglierei le strisce blu e tutti i tentativi di rendere “razionale” ciò che in una città non lo può essere la vita e lascerei alle terre circondate dal mare il monopolio di essere isole.
Mia mamma, santa donna cispadana, diceva: “va sempre dove c’è il movimento, verso il centro delle cose”, nei cimiteri non ho mai trovato allegria, futuro, ma un ordine da invidia.
Di questo parleremo giovedì 28 marzo al caffè Turi Rizzo a Latina, alle 18. Microfono aperto e con lo stimolo di Maurizio Guercio e Lidano Grassucci.
Previo, naturalmente, il saluto della padrona di casa Benedetta Bruni, organizzato da Anima Latina.