Il portafoglio, memoria

Il portafoglio, memoria

18 Luglio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Il giorno mi parve si fermasse. Bloccato per essere attento ad un addio. Era il 25 aprile di qualche lustro fa. Se ne andava mio padre, finiva di respirare, di stare qua. Mi restava di lui poco e nel poco quando ti resta niente cerchi. Un portafoglio consunto, di vita lunga, odorava di cuoio e tabacco. Gli uomini di una volta erano cuoio e tabacco. Stava nel suo ultimo cassetto. Lo prendo per tirarlo fuori dal rumore che fanno i vivi all’ addio di ogni morto che di suo parla con il silenzio. Una volta solo prendo il portafoglio lo apro, l’odore di cuoio e tabacco era più intenso. Qualche banconota, un foglio con scritto il numero telefonico mio, che non si sa mai ed ora si sapeva tutto. Poi… Un Santino con la faccia di Sant’Antonio da Padova,l. lui si chiamava Antonio, ma era comunista . Mica debbo giudicare e registro che anche un demone ha dell’angelo e anche un angelo di Dio può per vanità farsi demone. Lui era semplicemente un uomo. Nel portafoglio poi trovo un appunto sul grano sulla semina. Un seme che gli era sopravvissuto e che a Giugno si sarebbe moltiplicato. Mi piace pensarlo contadino capace di fare di un seme una spiga, di un chicco dieci. Certo non è cosa da eroe ma da fiducia di domani tanta.
Prendo il Sant”Antonio quasi non vuole uscire dal portafoglio si è attaccato. Antonio non può fare il miracolo di far vivere oltre la vita , ma può donare la speme ai tribolati. Anni dopo andai a Padova, andai dal Santo, non per credenza ma per rispetto. Mi misi in fila e davanti alla tomba passai la mano piena come i devoti, l’ho fatto per quel povero Cristo di mio padre, per il nome che aveva addosso e anche per me che avete un santo non ostile ma forse in grado di amore male non fa. Va dai se che ho pianto pensando a nonna e nonno che lo chiamano Antonio che era un figlio che non veniva e altri non sarebbero venuti
Poi la carta di identità con la sua foto un poco più giovane che mi sono visto come sarei stato e mi ricordo come sono. Non c’è nulla di eccezionale nel portafoglio di papà ad eccezione della mia solitudine e il ricordo di quella volta che abbiamo litigato , io l’ho spinto e lui è volato, l’uomo più forte del mondo sollevato da un ex bimbo magro. Solo che lui era divenuto anziano ed io non ero più bimbo. Conservo il portafogli, odora meno di tabacco e cuoio, si sta lentamente facendo come carta che sfilaccia. Però sta lì e ci resterà fino a che lo leggo, poi, saranno storie al vento.
Perché lo racconto ora? Non lo so, forse per vicinanza a chi, come me, non dimentica la figliolanza, la testimonianza di un filo che è così nostro da farci unici, ciascuno con la sua vita.