Alessandro Dupré e la sostanza, una rinascita nell’arte

Alessandro Dupré e la sostanza, una rinascita nell’arte

3 Maggio 2019 2 Di Fatto a Latina

Gli occhi grandi, mangiati dalla speranza, dalla passione. Alessandro Dupré si  tramuta sotto gli occhi dei suoi ritratti in un chimico dell’arte.

Tanti pittori si sono distinti a Latina. Rinaldo Saltarin, Tobia Bertoncin, Italo Vivaldi, Amedeo Presutti, Adriano Massaccesi, Addis Pugliese, senza trascurare gli altri artisti.

I portici di Piazza del Popolo erano talvolta la sede di lavoro di questi bravissimi artisti di strada, abituati a dialogare continuamente con i passanti e fornire indicazioni riguardo i loro bellissimi dipinti o sculture. Ed ora la rinascita, il giovane Alessandro Dupré. Latina ritorna sullo sfondo degli artisti, dove non resta muta, ma evolve tra le pennellate paesaggistiche di una sensibilità mai sentita.

Il caffè era spinoso quella mattina, in ritardo come al solito, mi dirigo nel suo studio. L’occasione di incontrarlo, ho pensato tanto a come poteva essere un vero artista. Di quelli che sanno dove andare, cosa guardare, chi ammirare. Busso, si alza dalla sedia dove dipingeva, un vetro ci separa. Non avevo intenzione di disturbare. Cerco la gentilezza di chi entra nello spazio di qualcun altro, per lui era più di uno studio, una parte di sé.

Duprè!” sorrido, mi guarda, inizia a presentarsi. Era un po’ teso “Guarda puoi sederti dove vuoi, dove ti piace di più..” dice e si gira quasi piroettando. Un maglione cremato, i capelli scompigliati, se li tocca alla ricerca di una sedia lontana. Inizia a parlare e non la smette più!

Mi racconta degli studi accademici a  Salamanca e Firenze, dove lo scultore Guido Pinzani lo incoraggia verso la pittura del paesaggio. Il viaggio di quasi tre anni a Parigi, i grandi musei, le differenti sfumature che ogni quadro aveva. “Perché le scuole accademiche non credo possano insegnarti la vera tecnica, quella la devi ricercare con la pratica, la scoperta” mi dice.

“Ho iniziato facendo ritratti a matita e carboncino, ora solo su commissione” si accende una sigaretta, incrocia le gambe e mi guarda. “Rubert! Lui, lui è davvero affascinante. Credo uno dei pochi che possa esprimere ciò che penso” si tocca spesso i capelli. Un quadro appeso molto in alto attrae la mia attenzione, mi guarda “ Dai ti faccio vedere un po’ di cose” si alza. Abbiamo girato tutto lo studio. Per quanto piccolo fosse ad ogni passo c’era qualcosa da scoprire. Quadri ovunque, bozze, ma soprattutto il sapore dell’arte, dell’ossessione per una passione che tormenta e richiama. Torniamo a sederci, prende un’altra sigaretta. Avvicina la sedia, offre ed accende.

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Ho lasciato il ritratto, per la natura. Essa trasmette la vera essenza. Qualsiasi cosa fatta dall’uomo proviene da essa. Non si può imitare, chi pensa di farlo è un folle!” il fumo ci stava racchiudendo nell’atmosfera; “I tubetti di colore dentro di loro hanno i pigmenti, quelli primari sono la vera sostanza. Non hai notato che in passato si usavano molto questi colori, sulle vesti, sui drappeggi, loro lo sapevano che non c’era nulla di così primario. Che la sostanza primaria si trova nella natura, non potrà mai essere copiata nella sua vera essenza perché è intoccabile.

I miei occhi tornarono sul quadro appeso, mi nota ancora “Beh lui è una mia espressione dell’arte. Di solito dipingo all’aperto, ma ciò che rappresento non lo ricerco nel caso, è lei a farsi notare. Un particolare, una sostanza che mi sensibilizza particolarmente, perché tutti possiamo vedere e sentire questi richiami. Solo che alcuni preferiscono ignorarli.”

 

Alessandro Dupré: Tutti possiamo fare gli artisti”

Mi offre un’altra sigaretta. “Tutti possiamo fare gli artisti, che sia della musica, della pittura, della scrittura. Questi modi di espressione sono il codice che utilizziamo per il nostro bisogno di giungere all’eterea natura. Credo che l’architettura di Latina ad esempio, abbia cercato nonostante la politica di creare un posto fatto per le persone. Ha portato spazi alti e larghi, particolare dell’architettura antica. Solo che negli ultimi anni le persone hanno creato case sempre più piccole, questo inconsciamente ci opprime. Perché pensi che si sta così bene nella natura?”

Inizia a sorridere, con gli occhi grandi sempre più appassionati “Ognuno deve sentire i suoi elementi e trasmettere quella sensazione in modo da farla sentire anche agli altri. Io quando devo iniziare un’opera, ho un processo unico. Scelgo un tessuto che mi trasmetta la sua sostanza, non a caso la preparazione della tela ha una miscela tutta mia. Gli oli e le polveri sottili che uso nella pittura con il loro colore devono far sentire il concetto esseniale”. Innamorata delle sue parole, lo definisco per ciò che mi trasmette “Ti senti un chimico dell’arte?”

“Si potrebbe dire così. Sì! Sono un chimico”. La curiosità mi prende, “ Allora, mi lasci una formula chimica?”

“La sostanza è il concetto fondamentale, dunque, può esistere concetto senza forma, ma mai forma senza concetto, facile.” Per chi l’ha inventato sicuramente! Per me invece è una rinascita del pensiero, che per farcelo capire serviva un giovane pittore nascosto tra le palazzine di Latina.