Aldo Moro, le 500 lire e una Peugeot
9 Maggio 2019Una vecchia Peugeot 403 “familiare” è stata scoperta pochi giorni fa in un capannone a Roma. Acquistata il 23 gennaio 1960 dall’ “Onorevole Aldo Moro, residente a Bari in Corso Vittorio Emanuele 20 barra A”, così scritto sul libretto di circolazione. Dentro, anche 500 lire.
Colore blu mare. Come il mare di Terracina in cui i Moro trascorrevano le vacanze, spostandosi su una macchina tanto rara quanto confortevole per la numerosa famiglia. Moro non guidava. La vera padrona della 403 era la moglie Eleonora. Avevano un appartamento su Viale Circe. Aldo Moro passava ore sul balcone ad ammirare il profilo del Circeo. L’ultima volta che vi andò, fu dieci giorni prima del sequestro da parte delle “brigate rosse”. Dopodiché finì tutto e la Peugeot fu lasciata sotto quel capannone.
C’è un altro particolare: nella macchina sono state trovate 500 lire in cartamoneta. Fanno parte di quelle volute proprio da Aldo Moro Presidente del Consiglio e autorizzate dai Decreti del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat del 1966 e ’67 (Legge 31/05/1966, 500 lire cartacee biglietto di Stato). Una seconda emissione fu regolata nel ’74 da un DPR firmato da Giovanni Leone.
Bisogna ricordare che solo e soltanto la Banca d’Italia poteva emettere cartamoneta: le banconote. Prestate allo Stato trasformato in debitore perenne. Tuttavia, visto che la Zecca di Stato emetteva già le 500 lire metalliche, con questa deroga Moro riuscì a far circolare contemporaneamente monete e biglietti da 500. In questo modo, liberati dal debito, si finanziarono le funzioni statali per circa 500 miliardi tra anni ’60 e ’70. I
fatti dimostrano che Aldo Moro si era sicuramente reso conto della portata storica della questione monetaria (ed energetica), di fronte alla quale ancora oggi c’è una grave lacuna culturale. Il dogma della assoluta e indiscussa autonomia delle banche centrali, risale al 1694 con la nascita della Banca d’Inghilterra e della moneta nominale, la sterlina.
Fatalmente, dopo l’uccisione di Moro, l’Italia cessò l’emissione di biglietti di Stato.
Si verificarono altri passaggi importanti: nel dicembre ’78 il Parlamento italiano votò a favore dell’entrata nel sistema monetario europeo (SME). Nel marzo 1979 entrò in vigore lo SME: ovvero un sistema di cambi fissi, ma con le economie disorganiche dei primi paesi aderenti (Italia, Olanda, Germania Federale, Francia, Danimarca, Lussemburgo, Irlanda).
Nel 1981 la Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro si “separarono” ufficialmente, con una lettera del ministro Andreatta al governatore Carlo Azeglio Ciampi. In realtà mai si sposarono e mai se ne discusse in Parlamento. Perché non c’era nulla da discutere. Era la certificazione di uno stato di fatto. I titoli di Stato finirono tutti sul mercato. Dal quel momento il debito pubblico italiano schizza sempre più in alto come il nostro senso di colpa da insolventi.
Aldo Moro ci ricorda:
“Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere orgogliosi.”