
Azienda agricola Marco Carpineti tra sostenibilità e biodinamicità
12 Maggio 2019L’azienda agricola biologica Marco Carpineti è un’eccellenza della produzione vinicola del nostro territorio, conosciuta in tutto il mondo. La sostenibilità, il rispetto per la natura e la ricerca coniugata alla tradizione sono le tre stelle che guidano il loro approccio alla terra, proprio come le tre stelle del loro stemma araldico.

L’ingresso dell’Azienda Agricola Marco Carpineti.
La contrada Capolemole appena fuori Cori, è la tenuta che ha visto nascere e crescere il sogno di offrire un prodotto di altissima qualità, raccogliendo ciò che la natura restituisce se trattata con rispetto e cura. L’azienda è in espansione e oltre alle tenute tra Cori e Cisterna, possiede da poco una tenuta all’Antignana, a Bassiano, che sarà la punta di diamante dell’azienda per quanto riguarda la biodinamicità e la biodiversità.
Marco Carpineti, le radici e la scelta del biologico
“Ora il biologico è una moda, gli agricoltori lo vedono solo come un’occasione per ottenere più ricavi, ma questo approccio all’agricoltura deve essere visto come un’opportunità da cogliere per far vivere il nostro territorio, più che un espediente economico”.
Questo è Paolo Carpineti, figlio di Marco, imprenditore corese, che si definisce lui stesso:
“Produttore di vino di seconda generazione e agricoltore e contadino da sempre, perché certe cose uno le ha dentro e anche se non le ha mai studiate, basta poco per far riemergere quel fuoco che ti permette di innamorarti della tua terra”.
Fin da piccolo Paolo è innamorato del lavoro nei campi, all’età di sette anni già guida il trattore, consumando e rompendo le scarpe “buone” sui pedali del Same del papà, di cui riconosceva il rumore affacciato dalla propria finestra di casa.
Il percorso dell’azienda è di quelli lenti ma lungimiranti; fin dal 1994 possiedono la certificazione di azienda biologica, quando di questo tipo di approccio agricolo in Italia ancora non si sentiva nemmeno l’eco.
Racconta Paolo Carpineti:
“Avevo appena preso la patente e facevo le prime consegne nei ristoranti. Quel giorno ero arrivato tardi e mentre scaricavo sul retro di un locale c’erano già i clienti seduti ai loro tavoli. Il proprietario propose il nostro vino ad un tavolo, sottolineando il fatto che fosse biologico; i commensali lo rifiutarono malamente, come se oggi ti proponessero un vino trattato chimicamente. A me si strinse forte il cuore, ma sapevo che la strada era quella giusta”.

Veduta della tenuta Capolemole, Cori.
La scelta della biodinamicità
Così Paolo insieme al papà Marco continuano a sperimentare sulla propria terra, che per un agricoltore significa anche sulla propria pelle. Continuano ad acquistare terreni limitrofi e ad applicare la loro filosofia agricola della sostenibilità, contro tutto e tutti. Alla domanda perché biologico e biodinamico e non un’agricoltura come le grandi aziende, lui semplicemente risponde:
“Spargere prodotti chimici che a lungo andare avvelenano, su ciò che ti dà la vita, è un controsenso, un paradosso e allora che fare? Semplicemente guardarsi indietro e recuperare quelle pratiche e quelle tradizioni dei nostri nonni e dei nostri avi, quella cura che non ti porta a distruggere la natura ma che ti incentiva ad amarla e rispettarla, ad aspettare i suoi tempi e non imporre i nostri che ormai sono sfrenati”.
In questo si realizza la scelta biologica, che è anche una scelta etica, per lasciare a coloro che ci seguiranno un terreno migliore di quello che gli anni settanta e ottanta ci hanno dato. Lo strumento per l’attuazione di questo approccio è la biodinamica ovvero una scelta radicale, di rifiuto di sostanze chimiche e di ritorno a un’agricoltura sostenibile e naturale. Così Paolo mi racconta anche dei preparati come il cornoletame che aiuta la fertilità e del cornosilice che aiuta l’assorbimento della luce alle foglie della vite.

Veduta di Cori dalla tenuta di Capolemole.
I cavalli e la sostenibilità del lavoro
Seguendo la stella della sostenibilità Marco e Paolo viaggiano molto in Europa, soprattutto nel Nord, dove il sentimento del biologico ha radici più profonde. Vedono che nella regione francese della Champagne gli agricoltori utilizzano ancora i cavalli e non i trattori; mi spiega che non si tratta di un vezzo, oggi si direbbe da radical-chic, bensì un ulteriore gesto di rispetto per la terra; questa infatti sotto l’imponente peso del macchinario agricolo subisce un compattamento innaturale il quale non permette al terreno il perfetto passaggio dell’acqua.
L’utilizzo del cavallo invece non comporta questo svantaggio per la terra, che così riesce ad assumere il giusto grado di idratazione e a respirare meglio. Per Paolo la terra è un organismo vivente, tanto che mi dice:
«Utilizzare il cavallo ti permette di sentire il silenzio della natura, di sentire gli odori della terra arata, di andare lentamente e accorgerti dell’uva che matura e di tutta la bellezza che ti circonda; ti permette di sentire la fatica insieme al cavallo».

Uno dei cavalli utilizzati per il lavoro nei campi.
Il futuro
Paolo infine mi porta nella cantina, dove le tecniche della coltivazione del passato si incontrano con la tecnologia di oggi. I silos dove viene lasciato il vino ad invecchiare sono controllati termicamente attraverso delle tasche esterne di acqua che viene riscaldata o raffreddata in base alle esigenze. Entriamo nell’ultima parte della cantina, scavata nella roccia, dove sono presenti botti in legno e si può sentire il vecchio odore di pietra umida.

Giara di vino.
Mi fa notare delle anfore in terracotta:
“Questo è il nostro ultimo progetto, lo abbiamo chiamato ‘Nzu‘, che vuol dire ‘insieme’ in corese. Abbiamo voluto unire l’innovazione della pigiatura dell’uva all’antica tradizione romana dell’invecchiamento nelle giare, per ottenere un vino ancor più puro e sincero, senza contaminazioni“.
Ora Paolo ha un tarlo nella testa, vorrebbe aprire una parte della propria azienda all’allevamento delle pecore. Un progetto sempre in linea con la filosofia della sostenibilità, del rispetto per la natura e dell’unione della tradizione con il futuro.