
Festival della psicologia: lavoro, fatica e il “dialogo” di Sara con Cristina
16 Maggio 2019Ci sono cose che ti lasciano così, mi chiedono di partecipare ad un convegno sull’orientamento del lavoro. Lo organizza un gruppo di psicologi con il sostegno dell’Ordine regionale. L’evento ha un nome pomposo “Festival della psicologia”. Mi dico: solite cose, in soliti discorsi ampollosi. E’ pomeriggio la sala Loffredo della Provincia si “espone” al primo sole. Gli uditori arrivano alla spicciolata, come gocce in ritardo oggi della pioggia di ieri. Ho accanto Cristina Pansera e Marco Vitiello, mi dicono che ci sarà in collegamento da Bruxelles, Sara Giorgi, psicologa di Latina di Medici senza frontiere. Sono con tre persone, una virtuale, che conosco poco. Penso… si dirà il solito. Invece, mi stupisco. Sì, a me uso avere il cinismo dei giornalisti vecchi, un poco saputoni nella loro ignoranza. “Diamo la parola a Sara”, mi dicono, il collegamento è su whatsapp video, bello nella sua precarietà. Cristina e Sara iniziano un racconto: “alla veneranda età di 10 anni ho deciso cosa avrei fatto, lavorare nel mondo per aiutare a migliorare la vita delle persone”. Non avrei saputo dire di meglio, per dire che ci sono giovani capaci di “scommettere”, e vicere su se stesi. Prima missione il Siria, per la Farnesina e l’Unione europea “roba di routine… invece entriamo in pieno di una guerra tra Israele e Libano, un milione di profughi da gestire”. Immaginate, un milioni quando qui ci facciamo reggere per 49. Lascio andare il dialogo tra Cristina Pansera che “schematizza” su un foglio enorme il “ragionare” di Sara, e Sara che non si ferma: Haiti, il Congo, Columbia, qualche repubblica ex sovietica. Il mondo mi viene incontro, ci viene incontro, è una storia di una ragazza che a 10 anni sapeva che fare, in un mondo dove si è “ragazzi, senza saper che fare” fino a 50 anni, o forse 100. Identità, caparbietà, il foglio di Cristina Pansera si riempie di parole chiave, nella solitudine di generazioni sole. L’italia diventa una possibilità di leggere i mille modi in cui si vive al mondo, per le mille Italie che ci sono nel nostro mondo. Sara ritrova le chiavi per aprire i mondi, nella vita della nonna. Cristina è mattatrice, tiene alta una attenzione che all’inizio pareva difficile di un pomeriggio che pareva sgranato e che si definisce, si tesse con trama e ordito. Interviene Marco Vitiello che mette “Ordine” al confronto, legando testimonianze con esperienze. Il pubblico partecipa, due ragazze laureande incalzano, una insegnante richiama la “fatica”, c’è una psicologa della Polizia di Stato.
Dimenticavo: Cristina Pansera è psicologa del lavoro e psicoterapeuta, Marco Vitiello coordinatore del tavolo regionale di psicologia del lavoro. E non ho dimenticato i titoli a caso, perché il confronto è stato “divulgativo”, mai saccente, un racconto e questo non far sentire gli astanti stretti nei cordini accademici e dell’ufficialità è professionalità di chi sente la “mente”