San Lidano, i faciarao morì di polmonite

San Lidano, i faciarao morì di polmonite

22 Maggio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Lidano mio, tu così schivo, tu che di pecore nel gregge ne hai poche e ne curi, una ad una. Tu che sei andato alla malaria che per segno hai un ponte, archi arditi e miti per fare il miracolo di “passare sull’acqua”, ma non per stupire con effetti speciali, ma per camminare di passo umano. Ti hanno messo in mezzo a cerimonie e ambizioni, a mostrare ciò che dovremmo, invece, tutti avere dentro e basta. Lidano mio, neanche sul calendario ci stai, non c’era posto e poi il 2 luglio lo vuoi dedicare a noi.

Tu che non hai tirato fuori neanche un lamento quando ti hanno messo accanto Carlo, anzi ti sei spostato di lato. Tu che sei modestia in persona, meglio in santità, perché portati in mezzo a questo can-can.

Lidano mio tu hai occhi per i contadini, non ti piacevano vescovi e chiacchiere, curie che certo non scendevano fin qua. Perché ti hanno fatto questo… mica lo so.

Un mio amico Lidano dice: ma l’hanno messo la per farlo ammalare, per via delle correnti che vengono dalla marina. “Isso c’ ha vinto la malaria, i faciarao morì di polmonite”.

Ma forse creperà prima per odio a tutto sto clamore. Il due luglio, non lo sa nessuno, quei pochi Lidano sparsi nel mondo, senza rumore si riconoscono nel profondo e si dicono “muti”: “che bel nome”. Il resto, amici miei, non sono cose di Lidano, ma cose di preti.