Suicidi a Latina e Sezze, il male dei colletti bianchi

Suicidi a Latina e Sezze, il male dei colletti bianchi

23 Maggio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Durante il fascismo di suicidi non si poteva parlare, la virile razza italica non poteva evidenziale queste debolezze, il resto lo facevano i preti con l’idea che la vita non ci appartiene ma è di Dio. Oggi, invece, se ne parla troppo e anche una scelta umana diventa disumanità nei racconti. Si sono uccisi quasi allo stesso modo, un bancario di Latina e un commercialista di Sezze. Entrambi hanno fatto… stavo per dire una scelta “vile”, invece no, non è così. Così sarebbe retorica, quella dei preti e dei fascisti, ma no ci vuole coraggio a guardare giù e poi lasciarsi andare. Non nascondiamocelo è cosa che ti gira per la testa, è umano dire “mi lascio andare”, “vado via”. Poi non si fa, ma non sono sicuro sia vile, capisco bene che non è ardimentoso vivere in un mondo in cui devi stare a mille, dove ciascuno si aspetta da te cose, e nessuno ti chiede “chi sei” o “come stai” aspettando la risposta. Siamo al “come stai” di passo, alla scontata risposta “bene”, perché non sapremo che dire, che fare, se la risposta è “sto male”. Un bancario e un commercialista, credo che lasciarsi andare sia scelta individuale, ma? Ma ieri giravo per il centro di Roma, si strade da me conosciute, cercavo un bancomat ma tutte le banche che conoscevo erano chiuse, si le banche dove se ci entravi a lavorare da bimbo alla pensione arrivavi di filato e con 15 mensilità, ora… E il commercialista che era la modernità: Vado dal commercialista era espressione di status sociale, e pagarlo era un onore, una medaglia. Adesso? I conti non tornano, e manco le parcelle. Ecco una società incerta che pretende forme perfette, una società dove non si mostra mai la nuca, e la possibilità di dire “mi fermo un poco per prendere fiato” non è concessa.

Spesso il male di vivere ho incontrato: 
era il rivo strozzato che gorgoglia, 
era l’incartocciarsi della foglia 
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio 
che schiude la divina Indifferenza: 
era la statua nella sonnolenza 
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Eugenio Montale

E nessuno si senta escluso, per chiudere con Francesco De Gregori