Di gatto
26 Maggio 2019Se ne vanno i gatti al tempo loro e neanche ti ricordano dove vanno.
Se ne vanno dietro qualche ombra, dietro il tronco e di tronco in tronco sono nel bosco. Vanno correndo con il passo che fa il silenzio. Quanti gatti sono andati via che quello che ti guarda da dietro l’erba non è mai quello che ti ha lasciato
I gatti piacciono alle eresie ed alle donne, sono nelle grazie delle cose e sono graziosi nella loro bellezza, ma sono liberi nella loro ferocia. Io li ho tenuti mici sul palmo della mano, perfetti nella loro bellezza spietati nella loro vita. Se ne vanno e io ne racconto non la “fuga” ma il lento, inesorabile, distacco. Distacco come di nobili figli di dei che stanno in un Olimpo che non conosco. Da bimbo, li ricordavo uno ad uno i miei gatti e mi illudevo che loro ricambiassero, ma la mia non è vita da gatto ma vita con i gatti. Poi, un giorno, capisci che tu e il gatto siete della stessa libertà che si appanna di malinconia, ti incontri e stai lì a pensare che la ferocia degli occhi miei, e quella di quelli del gatto, hanno quiete per il tempo delle mie carezze e del suo ronfare. Ci siamo sistemati l’uno all’altro, l’uno all’intenzione libera dell’altro. Non so dirvi di amori o di morti, ma vedo il gatto nelle ombre che fa la luce del fuoco tra alambicchi e la coda danza. Guardo la mano della strega e la coda del gatto, come fili alla pietra filosofale che sarà oro il piombo e mai bestemmia il diverso pregare. I gatti vanno come il vento spinge l’aria solo animali che hanno l’anima di altro occhi belli che la bellezza è l’armonia perfetta del salto. Ombre di mani, code e alambicchi e comincia a suonare il piano, tasti che picchiano le corde e l’ode è alla bellezza, ode di colori.
Se ne vanno i gatti, ma restano i ricordi dei loro passi felpati ed io sono vivo per questo passo, ombra di gatto.