Reddito pro capite, Latina si scopre povera. I dati Istat
29 Maggio 2019È una Latina dai due volti quella che esce fuori dal rapporto del benessere equo e sostenibile dei territori diffuso oggi dall’Istat, a partire dai dati relativi al reddito pro capite.
La provincia pontina ha un dato drammatico che riguarda il benessere economico: il reddito pro capite è di 13.600 euro, nettamente inferiore al dato di Roma e al dato nazionale. Volendo fare un rapido confronto, lo stesso valore per il Lazio è di 18.900 euro, mentre Roma si piazza in testa con 20.600 euro di reddito pro capite. Latina è lontanissima dalla “paperona” d’Italia, Milano, con 26.700 euro di reddito medio pro capite. La media nazionale è di 18.000 euro. Latina dunque è molto al di sotto ed è rimasta sostanzialmente stabile dal 2012 al 2016 (anno di riferimento dell’indagine).
Latina risalta anche come una provincia dove i laureati preferiscono andare via: 18 giovani su mille abitanti infatti scelgono di trasferirsi per cercare lavoro e un futuro altrove. L’Istat è netto:
“Se letto in serie storica, l’indicatore di mobilità dei giovani laureati evidenzia saldi negativi diffusi in buona parte del Paese e indica nelle province di Latina, Verbano-Cusio-Ossola e Vicenza i territori che hanno subito le perdite maggiori in termini di capitale umano tra il 2011 e il 2017”.
L’Istat rileva anche come nella provincia pontina ci sia penuria di organizzazioni non profit, solo 48 ogni 10.000 abitanti. Un dato che colloca Latina e Monza come le sole città non del meridione ad essere così sguarnite di addetti al terzo settore.
C’è anche un aspetto positivo: Latina è tra i territori dove si registrano meno infortuni sul lavoro: solo 9,3 ogni 10.000 abitanti.
L’indagine Istat si basa su 56 indicatori divisi in 11 domini:
- salute;
- istruzione e formazione;
- lavoro e conciliazione dei tempi di vita;
- benessere economico;
- relazioni sociali;
- politica e istituzioni;
- sicurezza;
- paesaggio e patrimonio culturale;
- ambiente;
- innovazione, ricerca e creatività;
- qualità dei servizi.
La ricerca evidenzia ancora una volta una netta divisione nord-sud, sebbene ci siano alcune significative eccezioni.