Barbara Ensoli e il vaccino contro l’HIV, la soluzione che c’è

Barbara Ensoli e il vaccino contro l’HIV, la soluzione che c’è

7 Giugno 2019 0 Di Antonella Andriollo

Barbara Ensoli, la ricercatrice di Latina torna in città per il seminario scientifico sul vaccino contro l’HIV. Ad accoglierla l’aula magna al Vittorio Veneto, dove pure le pitture murali di Attilio Ravaglia stanno in silenzio ad ascoltare. L’evento è promosso da Siamosapiens e presentato da Giovanni Morelli che sottolinea l’importanza della divulgazione scientifica e della contaminazione culturale:

“Con doppio piacere abbiamo qui oggi Barbara Ensoli, perché ricercatrice di spicco nel panorama scientifico e poi perché è di Latina. E’ una testimonianza che si può partire anche da un piccola città come Latina e arrivare molto in alto, senza porsi alcun limite”.

Barbara Ensoli, fuga/non fuga di un cervello pontino

Infatti la ricercatrice è nata a Latina, ha studiato a Roma, conseguendo il dottorato di ricerca a Bari e ha completato i suoi studi negli USA,  dove ha lavorato per diversi anni ai National Institutes of Health. Nel 2017 ricopre la carica di Direttore del Centro Nazionale di Ricerca su HIV/AIDS, all’ Istituto Superiore di Sanità di Roma, portando a risultati eccellenti con la scoperta del vaccino contro l’HIV. Un vaccino pontino, dunque.

Un applauso riempie l’aula magna, la ricercatrice con semplicità sbalorditiva spiega al pubblico i meccanismi di azione del virus.

“L’HIV è il retrovirus responsabile dell’AIDS, attacca le cellule del sistema immunitario, tra cui i linfociti T CD4+. Senza terapia provoca un forte indebolimento delle difese immunitarie, causando l’AIDS”.

Prima del vaccino, maggior rischio di progressione

Barbara Ensoli spiega i punti deboli della terapia di HIV/AIDS basata su combinazioni di farmaci antiretrovitali (cART): è un salvavita ma ha serie insufficienze terapeutiche. Non cura e non eradica la malattia, non ha nessun effetto sulla immunoattivazione cronica, con maggiori rischi di progressione e co-infezioni. Una scarsa aderenza alla terapia (necessaria il 95%, mentre è al 70% nel mondo) porta ad una progressione della malattia, con sviluppo della resistenza ai farmaci, trasmissione del virus e nuove infezioni. E i costi? Alti, altissimi. Giusto un dato: nel 2017 sono stati spesi 25 miliardi di dollari per il cART.

seminario barbara ensoli

Al seminario, la ricercatrice Barbara Ensoli, risponde alle domande dei giovani studenti

Il vaccino che piace a tutti, o quasi tutti

“Per debellare l’HIV  sono necessari vaccini preventivi e terapeutici. Potevamo scegliere su quale iniziare a fare ricerca. Abbiamo scelto quelli terapeutici, con il pensiero di sostenerne la ricerca dei preventivi grazie alla commercializzazione dei terapeutici, che potrebbe iniziare già “domani”. Ma abbiamo avuto il blocco dei finanziamenti. Non abbiamo più i fondi. E siamo ad un passo. Assurdo è che dopo 26 milioni di euro investiti per la ricerca, ne manchino 15 per terminare la sperimentazione e portare il vaccino alla gente e eradicare la malattia. Questo non piace all’industria farmaceutica.  Noi continuiamo a lottare, perché ci riusciremo“.

Tanto amareggiata per la chiusura “casuale” dei fondi alla ricerca, quanto decisa a proseguire verso i suoi studi, la ricercatrice pontina con orgoglio mostra alla platea i dati chiari del suo lavoro.

La proteina Tat, chiave di volta

A 36 anni dell’era HIV non c’è ancora un vaccino preventivo. Le strategie che non hanno funzionato finora attaccavano la proteina Env dell’involucro virale, altamente mutabile e quindi poco attaccabile dagli anticorpi anti-Env. La strategia del CNAIDS invece mira a colpire la proteina Tat, molto conservata nei suoi domini funzionali, fattore di virulenza chiave di HIV, che ha un ruolo chiave nelle primissime fasi dell’infezione essendo essenziale per la replicazione virale e la diffusione sistemica dell’infezione.  Ecco perché il Tat è un ottimo target per i vaccini preventivi e terapeutici.

Il vaccino Tat terapeutico contro l’HIV/Aids si conferma sicuro ed efficace su un gruppo di volontari italiani e  sudafricani. Uno studio lungo anni ne conferma la robusta immunoricostituzione e una progressiva marcata replicazione del provirus nel sangue, in media -90% dopo 8 anni dal trattamento. Uno studio comparato su una popolazione nera, ne conferma l’efficacia contro altri sottotipi di HIV e nessuna differenza per sesso ed etnia.

“Il vaccino Tat viene somministrato solo 3 volte durante la vita del malato. Non piace nemmeno questo all’industria farmaceutica. Dopo 10 anni il bacino virale si riduce con questo vaccino fino al 90%. Si può andare in eradicazione”

Perché, spiega Barbara Ensoli con rammarico, le industrie farmaceutiche non hanno interesse a produrre un vaccino che va fornito solo poche volte al malato.

Si può andare in eradicazione, ma mancano proprio quei fondi. Davvero così impossibili da trovare? Non c’è peggior sordo di chi non vuol “vaccinare”.