Nostalgia canaglia, quando pure a Cori te guarivi (l’ospedale che non c’è)

Nostalgia canaglia, quando pure a Cori te guarivi (l’ospedale che non c’è)

15 Giugno 2019 0 Di Fatto a Latina

Riceviamo queste righe di nostalgia sull’ospedale di Cori, sono di Maria Paola Moroni, le pubblichiamo con  lo spirito di queste colonne raccontare le eccellenze, anche nelle mancanze

Quasi ogni paese ha come fiore all’occhiello ha eccellenze per le quali godere di buona nomea, ma il mio, Cori, è uno tra questi.
Ottimo vino, olio genuino e dolci caratteristici i più conosciuti, ma udite udite, fino a qualche decennio fa, godeva anche di un’ altra eccellenza, al di fuori del panorama culinario e della quale andarne veramente fiero… l’ Ospedale.
Per anni ha rivestito un ruolo determinante per l’ intera comunità corese e non solo, perché abbracciava utenze anche da altri paesi limitrofi e vantava soprattutto un eccellente equipe medica.
Quale corese non serba un buon ricordo sull’operato medico ed infermieristico di medicina generale, chirurgia, ostetricia e neonatologia che offriva.
Io stessa conservo un misto di ricordi legato ad esso.
Rivedo una bambina di appena nove anni recarsi da sola, perché la sua mamma impegnata al lavoro nelle campagne alle dipendenze di qualche signorotto locale, a far visita all’anziano padre ammalato, portando con sé all’interno di una piccola tracolla, un thermos con il the che lei stessa aveva amorevolmente preparato per lui.
Rivedo un padre anziano coprire con un piattino la sua scodella di minestra e tenerla amorevolmente da parte per l’ arrivo della sua amata bambina, della quale ne era particolarmente ghiotta.
Rivedo episodi meno emozionanti e più traumatici, come il taglio profondo infertosi da mio padre all’interno coscia, da un’ affilatissima falce e la copiosa emorragia suturata dopo l’ arrivo repentino in ospedale, data la vicinanza.
Rivedo mia madre venire soccorsa in tempo breve, tramite lavanda gastrica, dopo l’ aver ingerito accidentalmente della candeggina.
Insomma erano anni quelli, in cui si avevano poche cose e poche certezze ma quelle poche, come il diritto ad essere curati era trasversalmente garantito ed alla portata economica di tutti.
Che dire di oggi… di una sanità che non ” sana” ma ” taglia”, che predilige finanziare il privato a discapito del pubblico, che mette ancora più in affanno strutture ospedaliere limitrofe già al collasso con la chiusura di piccole realtà sanitarie, , che camuffa sotto il termine ” rimodulazione”, in realtà la completa estinzione di piccoli Ospedali di Comunità e Punti di Primo Intervento.
C’ è poco da dire e molto da fare, o per meglio dire da lottare.
Ed ecco allora che alcuni cittadini coresi spinti da un moto di sana ribellione, hanno deciso di costituire il Comitato Civico, un’ organizzazione autonoma senza alcun colore e simbolo politico, finalizzata prevalentemente alla sensibilizzazione e mobilitazione civica a salvaguardia del P.P.I del proprio territorio.
Ed è proprio il rivendicare il diritto inalienabile alla salute dell’ individuo, che spinge questo Comitato Civico ad interagire con esponenti dell’ apparato generale della ASL di zona, formulando richieste sul potenziamento di alcune prestazioni cliniche e pretendendo risposte ed azioni incisive mirate, pena in caso di mancate promesse fatte, lo sfilare a protesta di cortei cittadini fin sotto i palazzi provinciali e regionali, facendo sì che ” riflettori scomodi” focalizzino l’ operato più o meno discutibile di dirigenti di turno in carica.
Ahinoi , lontani i tempi in cui gli uomini coscenziosamente anteponevano ad altri i diritti primari dell’ individuo, anche il grande Tolstoj diceva:
– Le due più grandi sventure nella vita sono, una cattiva salute ed una cattiva coscienza.

 

Maria Paola Moroni

 

Vincent van Gogh: Corsia dell’ospedale di Arles