I pellegrini passati per Priverno sono arrivati a Gerusalemme

I pellegrini passati per Priverno sono arrivati a Gerusalemme

17 Giugno 2019 0 Di Fatto a Latina

Ho raccontato la storia di Ophelie e Beinat circa sette mesi fa. Era un tardo pomeriggio di novembre, pioveva quando due ragazzi, 26 anni lei e 24 lui, chiedevano con accento francese un posto riparato dove poter dormire con i loro sacchi a pelo, a una famiglia nella periferia di Priverno. Erano due pellegrini partiti a piedi da Strasburgo diretti in Terrasanta. Sono arrivati a Gerusalemme l’otto giugno scorso, dopo 11 mesi di cammino.

La storia dei pellegrini che trovarono ristoro a Priverno e non solo

Vennero ospitati da questa famiglia per una notte. Li incontrai la mattina dopo. Rifocillati, appagati, sereni. Una luce negli occhi difficile da vedere in giro.

Una storia che ha dell’incredibile per più di un motivo. Il primo è trovare oggi una famiglia disposta ad ospitare due perfetti sconosciuti che suonano alla porta di sera. L’arricchimento che ha lasciato questa esperienza di umanità che era propria di altri tempi. Quando era normale dividere quel poco che si aveva con chi ne aveva ancora meno.

Ero incredula su tutta questa storia, quando mi parlarono di loro al telefono per condividere questa esperienza, per invitarmi a conoscerli. Sembrava irreale, fino a che non li ho incontrati. I loro occhi brillavano, erano rilassati ed estremamente sereni. E con loro non avevano altro che uno zaino, un sacco a pelo e una maglietta di ricambio.

Chi li ospitò mi raccontò dopo di quanto umanamente si è sentito arricchito da questa esperienza improvvisa. Anch’io, nonostante solo qualche ora trascorsa a chiacchierare con loro. Di tanto in tanto ci chiedevamo dove fossero arrivati, se non avessero avuto problemi.

Mi raccontarono che questo viaggio a piedi lo volevano fare da tempo. Lui ingegnere, lei logopedista, si erano presi un anno tutto per loro, per andare in pellegrinaggio a Gerusalemme. Si conoscevano appena quando sono partiti. Con loro uno zaino sulle spalle, un sacco a pelo e a malapena un cambio ognuno. Un telefono per lasciare traccia dei loro spostamenti alle rispettive famiglie e pochissimi soldi.

L’ospitalità trovata lungo il percorso

Lungo il percorso hanno chiesto e trovato ospitalità. Mi raccontarono che il Signore gli faceva incontrare le persone che potevano aiutarli e dar loro quello di cui avevano bisogno portando esempi concreti, giorno per giorno. In quelle parole non vidi fanatismo religioso, ma molta sicurezza, tranquillità e molta fiducia.

Dopo la pubblicazione dell’articolo ho avuto modo di scoprire che anche un’altra famiglia davanti a questi ragazzi il giorno dopo, non ha esitato a trovar loro una sistemazione per la notte, mettendo loro a disposizione un appartamentino di famiglia. Stesse sensazioni che con le stesse parole mi hanno raccontato l’arricchimento a livello umano che hanno lasciato.

Presero da entrambe le famiglie solo quello di cui avrebbero potuto avere bisogno da lì a breve senza approfittare. Per il resto ci avrebbero pensato al momento opportuno. Hanno attraversato l’Europa e sono arrivati a Gerusalemme imbarcandosi solo quando necessario. Per il resto hanno fatto tutto il cammino sulle loro gambe.

Il percorso dei due pellegrini

Sono arrivati in Terra Santa, hanno mandato una mail a tutti quelli che li hanno ospitati con scritto grazie in tutte le lingue dei paesi che hanno attraversato. I loro occhi brillano ancora di più, chi li ha ospitati è come se quel viaggio lo avesse fatto con loro.