Le pastarelle di visciole e l’economia circolare

Le pastarelle di visciole e l’economia circolare

17 Giugno 2019 0 Di Nadia Maria Virgini

I miei ricordi di bambina sono legati ad un magnifico albero, l’albero di visciola, che mio padre, amante degli alberi da frutto, aveva piantato al centro del nostro orto. Io e le mie sorelle attendevamo con ansia l’arrivo dei primi frutti, perché oltre ad essere buonissimi così per loro natura, ancor più buona era la marmellata che nostra madre ne ricavava.
Cosa farne di tutta quella marmellata? Ovvio, le pastarelle di visciole: un incontro tra pasta frolla e le più succose visciole.

Proverò ora ad elencarvi gli ingredienti della vera pastarella di visciola di Sezze:

  • visciole rigorosamente susarole (Suso, campagna di Sezze);
  • uova di gallina allevate a terra e nutrite a ciuciuliano (mais);
  • strutto di maiale, o burro;
  • zucchero semolato;
  • farina, “quella che si tira”(la giusta quantità in base agli agenti atmosferici) acquistata alla Mola.

I segreti delle pastarelle di visciole

Adesso, voi vi chiederete: sì, ma cosa c’entra l’economia circolare? C’entra, c’entra… se per le pastarelle di visciole venivano utilizzati solo i tuorli, cosa se ne faceva degli albumi? Sta qui l’astuzia della donna sezzese: li trasformava in una squisita bontà alla mandorla.

Aggiungendo zucchero, ostia e mandorle finemente tritate (quelle brutte per realizzare i croccanti) ecco la magia! La pastarella di mandorla sezzese!

Ma c’è differenza tra la pastarella di mandorla sezzese e quella di Suso: quella di Suso nasconde al suo interno un cuore di amarena.

Ora sfido chiunque a dire che le donne sezzesi non stavano già avanti. Nulla hanno sprecato, ma solo creato. Sono state precorritrici dell’economia circolare.