La mozzarella di bufala Dop spinge l’agroalimentare, Latina segue?

La mozzarella di bufala Dop spinge l’agroalimentare, Latina segue?

21 Giugno 2019 0 Di Fatto a Latina

Altro che mozzarella in carrozza, la mozzarella di bufala Dop viaggia alla velocità di una Ferrari in tema di crescita di fatturato. La spinta, nel settore agroalimentare, data dalla mozzarella di bufala Dop non è affatto indifferente.

La provincia di Latina contribuisce alla filiera bufalina con oltre 34 mila capi contro i 17 mila di Frosinone considerando solo i capi con certificazione Dop. Questo quanto rilevano i dati presentati a Milano relativi ai risultati dello studio sull’impatto socio-economico del settore.

Non sono però neanche poche le aziende di produzione di mozzarelle di bufala e formaggi freschi nell’agro pontino e nella Valle dell’Amaseno, segnale che una realtà pontina esiste e potrebbe essere potenziata visto la crescita della mozzarella di bufala campana Dop a cui viene fornito il latte prodotto nella provincia di Latina.

Mozzarella di bufala Dop campana: il rapporto Svimez

Dal rapporto presentato lo scorso 20 giugno da Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno al Palazzo della Borsa di Milano, emergono dati incoraggianti per gli operatori e per il territorio. Infatti ogni euro di produzione diretta di mozzarella Dop genera un volume d’affari di 2,1 euro. Più del doppio, partendo alla materia prima  fino ad arrivare ai servizi commerciali. 

Dai dati raccolti dal consorzio in 25 anni la produzione di mozzarella di bufala campana Dop è più che quadruplicata con una crescita media annua del 6%.

Anche se la produzione è chiaramente concentrata in Campania, il basso Lazio e soprattutto la provincia di Latina, con il doppio dei capi bufalini certificati rispetto a Frosinone, si difende bene e lascia ben sperare su nuovi possibili investimenti nel settore.

Per Luca Bianchi, direttore di Svimez:

“La mozzarella di bufala campana è uno straordinario prodotto della tradizione agroalimentare italiana ma è al tempo stesso un importante driver economico dell’economia locale. Un esempio chiaro di come qualità e tradizione possano rappresentare non solo un elemento identitario ma soprattutto uno strumento per creare reddito e occupazione.”

I dati dello Svimez e i possibili risvolti sulla provincia di Latina

L’analisi dei bilanci fatta da Svimez sulle imprese della filiera rileva un distretto produttivo in ampliamento con caratteristiche di solidità e redditività paragonabili ad altri settori premium del made in Italy.

Quello del consorzio campano sulla mozzarella Dop potrebbe essere preso da esempio per la nostra provincia per provare a riflettere su investimenti che possano interessare questo settore in costante crescita.

Altro dato significativo emerso è la percentuale di formaggi freschi che in Campania rappresentano oltre il 90% del totale dei prodotti nella regione e nel Lazio circa l’85%. Considerando la media nazionale che è pari al 42,4% entrambe le regioni ne producono quindi ognuna più del doppio.

A fine 2017, dai dati riportati da Italpress, i capi bufalini di Campania e Lazio coprivano insieme circa il 93% di quelli presenti in Italia mentre la produzione di latte era attestata per il Lazio intorno al 12,2% dove la provincia di Latina presenta il doppio dei capi rispetto alla provincia di Frosinone.

La qualità e le parole chiave per crescere

La qualità è la forza portante del settore e le parole chiave per crescere in questo settore indicate dal direttore di Svimez Luca Bianchi sono:

  • credito per lo sviluppo con il rafforzamento di rapporti con il sistema bancario per far aumentare gli investimenti;
  • Politiche di internazionalizzazione per rafforzare il marchio sui mercati esteri;
  • formazione del personale con inserimento dei giovani con nuove professionalità rivolte ad attività professionali nel campo tecnologico, di attività di servizio alla produzione come ricerca, marketing, assistenza vendita e servizi finanziari.

Nuove professionalità nella nicchia del settore agroalimentare, nello specifico bufalino, lo porterebbero a crescere ancora di più.

Il modello campano e i risultati del rapporto Svimez potrebbero essere presi da esempio e come incentivo per investire nel settore anche a livello di risorse umane, con professionalità altre rispetto alle classiche figure coinvolte fino ad oggi.