Latina e il seme in una pietra

Latina e il seme in una pietra

30 Giugno 2019 0 Di Emilio Andreoli

Da una pietra a una città il passo è breve, anzi brevissimo. Neanche sei mesi, e mi viene da ridere pensando alla Pontina, trentanni di progetti e promesse mai mantenute.

È giovedì quel 30 giugno del 1932, e davanti a qualche centinaio di persone stanno calando una pietra, la prima. Quella pietra diventerà una città, per la felicità di Valentino Orsolini Cencelli, presidente dell’Opera Nazionale Combattenti. Lui sa che sta facendo la storia, là dove c’era la palude per migliaia e migliaia di anni sorgerà Littoria, la prima delle città di fondazione. Benito Mussolini pare non sia d’accordo e non partecipa neanche alla posa, anzi, gli ha scritto pure tutte le sue perplessità.

Il tempo è buono e, da queste parti, fa molto caldo a fine giugno, ma per l’occasione sono tutti in giacca e cravatta.  Il vescovo di Terracina  Navarra dà la benedizione e la carrucola fa scendere giù quel bianco marmo a un metro e mezzo di profondità. Ma tutti ci chiediamo oggi: “ma dove l’avranno mai messa ‘sta pietra?” l’hanno messa dove ora sorge la torre civica. Oltre la pietra mettono anche una pergamena, che reca questa scritta:

in questa terra

già regno di morte e di desolazione

che leggenda e storia

sacrarono alla grandezza di Roma

e che dopo l’inutile sforzo di secoli

risorge ora

per volontà di Benito Mussolini

a luce di nuova vita

l’Opera Nazionale per i Combattenti

gelosa custode della tradizione romana

del –nulco agricola-

sotto la guida

di Valentino Orsolini Cencelli

getta oggi 30 giugno dell’anno X e.f.

le fondamenta di Littoria

centro di bonificamento e di colonizzazione

auspicio e promessa per l’avvenire”

 

Bene, il giorno dopo non si gioisce più, si lavora. Inizia una sfida contro il tempo. Migliaia di persone che non si fermano mai. Trenini che vanno e vengono con i laterizi, altro che metropolitana leggera… Arrivano ogni giorno dai borghi dove ci sono i villaggi operai, che sono serviti per la bonifica. Altri ne stanno costruendo nelle adiacenze dove sorgerà il centro urbano. Un lavoro pesante e neanche i capi si risparmiano. Cencelli controlla tutto e l’architetto Oriolo Frezzotti non è da meno.

È lui che ha disegnato la città e l’ha disegnata pure di fretta. Il Duce lo ha convocato a Roma insieme a Cencelli: “volete la città? E allora non uscirete da questa stanza fino a che non l’avrete disegnata” dopo un primo momento di scoramento, l’architetto da fondo a tutti i suoi progetti che ha nel cassetto, destinati peraltro in altre città. Mussolini ogni tanto lancia un’occhiata ai disegni e dice la sua: “ma che sono tutte queste piazze, la gente deve lavorare, non deve stare in piazza” borbotta, ma si va avanti.

Littoria sarà pronta dopo neanche sei mesi. E il pensiero allora va, a tutti coloro che c’hanno donato la loro fatica per abitare in questa città, che per alcuni è bellissima e per altri meno. A me pare bellissima, ma è questione d’amore e all’amore non si comanda.

Auguri Latina