Il mio viaggio tra le fate cercando l’anima di questo piccolo mondo

Il mio viaggio tra le fate cercando l’anima di questo piccolo mondo

5 Luglio 2019 0 Di Lidano Grassucci

“Parlami delle fate” mi disse il bimbo dagli occhi sgranati davanti ad una risposta che solo la magia poteva dare. E mi guardò, come i bimbi guardano quelli che bimbi li hanno proceduti. Io non credo alle fate, non sono bellissime nei boschi, neanche turchine a salvare Pinocchio.

Proprio non ci sono, ma…

Lui guardava cercando in me il bimbo che ero stato e io, in lui, l’uomo che sarebbe diventato. Messa così dovevo dirgli la verità, non potevo fare di conto. Non erano numeri, ma sogni

Sì le fate ci sono, vengono quando non le chiami, vanno via quando non ci sono più e resti solo. Sono come aria quando soffochi, acqua quando hai sete e sogno quando hai paura, uccidono gli incubi.

Ci sono e non sono in volo, non cantano liriche ma sussurrano alito caldo quando è freddo e nell’afa uccidono la bonaccia con aria nuova. Ci sono, io le ho viste. sono come segni di luce che è notte e sono buio di un nero come cioccolato fondente quando c’è il sole di mezzogiorno. Sono che le mani calde che hai sulla spalla. Sono che stanno dalla tua parte come spinta in salita. Sono soffi che muovono il canneto e tu nascosto dentro sei sparito al mondo, sei nel nido che conosci tu e l’alito delle fate.

Si le fate ci sono, mi hanno dato la mano quando il pianto non era lontano. Si ci sono, negli occhi di fata che ti ama perché desidera l’uomo che sei ma vede anche il bimbo che sei stato e il saggio che sarai negli occhi lucidi che lucida la storia. Le fate non salvano Pinocchio lo fanno bimbo, lo vedono di carne quando tutti guardano il suo legno.

Il legno è l’uomo senza più voglia di giocare, la carne l’uomo che parla di fate con un bimbo. Ci sono le fate, stanno tra la gente e non ti dicono niente poi se le prendi per mano insieme di donano quel che fa il diverso tra la paura e domani: la felicità che è uno sgambetto che cadi sull’erba e ridi del tuo pensare di non cadere mai.

“Parlami di te”, di rimando.

Sono io che non esisto, forse sono esistito, ma ora non sono che il nulla delle fate. Non puoi parlare con chi ha visto le fate, perché non ci sono. Non hai mai sentito me che non esistono quelli che hanno visto le fate. Abbiamo giocato, cerca le tue fate.