Latina e il suo male di vivere

Latina e il suo male di vivere

5 Luglio 2019 0 Di Emilio Andreoli

Cosa sta succedendo a Latina? Sta diventando veramente la città dei suicidi? A cosa è dovuto questo male di vivere, che si sta diffondendo sempre più? E noi cosa possiamo fare per aiutare i nostri amici o parenti in difficoltà? Non ci sono risposte purtroppo. Forse il comune dovrebbe aprire uno sportello, magari a cadenza settimanale, con degli psicologi, per aiutare le persone in difficoltà.

Laura me la ricordo bene, era una bella ragazza un po’ più giovane di me. Era solare Laura con i suoi lunghi capelli biondi. Me la ricordo sorridente e così la voglio ricordare. Laura Luberti, il suo cognome profumava di caffè. Latina quando era giovane, e lo eravamo pure noi, ci si conosceva un po’tutti. Porfiri profumava di stoffe, il mio di elettrodomestici, Luberti di caffè e così via.

Era bello incontrarsi, la città aveva un cuore pulsante, ma ora quel cuore ha smesso di battere. La mia Latina stento a riconoscerla. È una città triste come sono tristi le sue storie. Se Cisterna è diventata il luogo dei femminicidi, Latina lo è diventata per i suicidi. Ma cosa mai starà accadendo in questa ex palude?

Il suicidio di Laura mi ha scosso, e molto pure. È vero, non la vedevo da un po’ di anni, ma come accade con molte persone, che poi rincontri, ti ci metti a chiacchierare e sembra che il tempo non sia mai passato. Ma questa volta non accadrà perché lei ha deciso il suo destino, e io lo rispetto anche se non lo condivido. Ma chi sono io per dire che non lo condivido? Che ne so di lei e dei suoi dolori dentro?

Io so solo che a Latina si soffre di un male misterioso, dove le persone si perdono e si lasciano andare, in solitudine, e noi non ce ne accorgiamo perché presi da altri mille pensieri. E poi è un male subdolo che non ti lascia capire la sofferenza, e quando te ne accorgi è già troppo tardi. E chi scrive lo sa bene perché, vent’anni fa, ha vissuto la stessa tragedia della famiglia Luberti.

Dobbiamo fermarci e riflettere, c’è qualcosa che non va in questa città. Torniamo a incontrarci, parliamo dei nostri problemi e non teniamoli dentro a marcire. Cerchiamo di ritrovare il sorriso perduto, perché nella vita tutti attraversiamo dei periodi bui, che non si superano restando in silenzio. Dovremmo dedicare almeno dieci minuti al giorno al nostro prossimo, senza nulla in cambio. Abbiamo il dovere di farlo.

Ciao Laura ti ricorderò sempre bella, con i tuoi capelli biondi e il tuo bel sorriso.

Un caro abbraccio alla famiglia Luberti.