Sezze, se Sergio lasciasse? Il panico possibile

Sezze, se Sergio lasciasse? Il panico possibile

5 Luglio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Se, se Sergio Di Raimo andasse via? Nella via per un anno Antonio Di Prospero così longevo assessore che tutti ricordano lui e nessuno i sindaci con cui ha lavorato non potrebbe battere la città dal Manzanarre al Reno. Se… Enzo Polidoro non potrebbe fare Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord e determinare le sorti della rivoluzione e della restaurazione in un uomo solo. Ernesto di Pastina non sarebbe più Mazzarino con le guardie del cardinale a governare parallelo al Re. E per un anno intero lungo una strada lunga, se io fosse Ferrazzoli, Calvano, ma anche Pariduccio Martella che dovrebbe tornare all’afa di Latina con sere da riempire, farei a Sergio Di Raimo una statua, altro che San Lidano.

Se fossi consigliere andrei da lui, Di Raimo,i e lo pregherei: fa di noi ciò che vuoi ma resta. Un anno è lungo una vita, il commissario è uno che prende la legge e la applica, a Sezze dove (io per primo) non abbiamo mai avuto legge, una innaturale situazione che uccide la nostra fantasia. Non è che vai dal commissario e gli dici: metto una statua all’ingresso del Comune e quello ti risponde: va bene, lo facciamo a “nascusce” e non se ne accorge nessuno, ma quello risponde non è tempo di cattedrali, è tempo di fede, non è tempo di enfasi ma tempo di bisogno.

E se fossi Sergio? Direi a tutti, qui comando io e farei il sindaco di testa mia seguendo non la linea politica ma quella cosa che ogni setino ha, il genio dell’originalità e non mi farei normalizzare.

Ci penserei un poco, ma siccome Lidano sono e resto, parlo a vanvera, qualcuno cercherà chi mi paga, qualche altro segnerà la mia distanza ed io continuerò a parlare a vanvera che mi diverte assai, e non me ne vogliate se amo questo posto, lo guardo dal basso e piango un poco.

 

L’illustrazione: Benito Jacovitti, La rovina in commedia , china su carta, 1947