Il Castello di Sermoneta indietro nel tempo con il Festival Pontino di Musica

Il Castello di Sermoneta indietro nel tempo con il Festival Pontino di Musica

21 Luglio 2019 0 Di Luca Cianfoni

Nel Castello di Sermoneta si torna al 1600, quando la musica di corte era polifonica e l’amore veniva cantato attraverso i madrigali. Altro appuntamento del Festival Pontino di Musica che porta nella città pontina il gruppo vocale De labyrintho, con i madrigali di Carlo Gesualdo da Venosa. Sandro Cappelletto, voce narrante, tra una composizione e l’altra racconta la storia tragica del geniale compositore italiano vissuto tra 1500 e 1600.

Viaggio nel tempo grazie al Festival Pontino di Musica

Quello intrapreso dagli spettatori nella serata del 20 luglio presso la corte di Palazzo Caetani a Sermoneta è un vero e proprio viaggio nel tempo. Il Castello sembra essere tornato alla sua contemporaneità e il pubblico dello spettacolo sembra invece venire da un altro tempo. Le note iniziali del concerto, prodotte dalle cinque voci del gruppo vocale De Labyrintho, escono dalla casa del Cardinale. Il pubblico non vede i cantanti, ed è guidato nel racconto solamente dalla voce calda ed espressiva del narratore Sandro Cappelletto. La storia che si viene a ricreare è quella dello stesso compositore dei madrigali, che diventa sceneggiatore e protagonista allo stesso tempo dello spettacolo della sua vita. Esperimento teatrale fantastico e interessantissimo quello andato in scena al festival Pontino di Musica. A dare vita agli attori non sono degli esseri umani, ma delle note musicali che vanno all’unisono, si intrecciano, si combattono, si scontrano, entrano in dissonanza, si elevano e alla fine cessano sotto gli unici colpi di ciò che può ferirli e tramortirli: l’amore. 

Gesualdo da Venosa un artista antico ma contemporaneo

Questo è il filo rosso che unisce composizioni come Baci soavi e cari, Occhi del mio cor vita, Itene o miei sospiri o Se la mia morte brami: l’amore. Tutti brani realizzati da Gesualdo, colui che venne comparato da Glenn Gould, uno dei pianisti più grandi del Novecento, niente meno che a Bach. 

“Gesualdo è come Bach. Abbiamo a che fare con uomini per i quali il movimento dell’arte, la sua evoluzione sembrano sospesi, senza nessun rapporto con il trascorrere del tempo. Uomini capaci di incarnare la tradizione come il progresso: l’essenza della loro epoca può essere scoperta, e insieme la sua assenza avvertita. Artisti che trascendono tutte le questioni di stile, di gusto, le sterili preoccupazioni dell’estetica.”

Gesualdo, nella rappresentazione passionale dell’amore all’interno dei versi dei suoi madrigali, ben rappresenta quella sospensione dell’arte che fa sembrare tutto vero e allo stesso tempo falso; tutto bellissimo e allo stesso tempo tragico e doloroso. “Di me soltanto la musica dovrà sopravvivere”, questa è una delle invocazioni gesualdiane più famose. Ci è rimasta anche la sua storia, quella di un assassino, senza dubbio. Quella di un uomo preda della propria passione amorosa, motore di scrittura di pagine memorabili ma anche leva violenta che ha portato all’uccisione della propria moglie e del suo amante.

L’esecuzione dei madrigali di Gesualdo

La musica portata in scena da Nadia Caristi, Laura Fabris, Elena Carzaniga, Riccardo Pisani e Walter Testolin è solito chiamarsi antica, appartenente a una modalità di scrittura diversa dalla nostra. È un’armonia diversa, ma che comunque è rimasta in maniera atavica nel nostro orecchio, nel nostro sentire. Ascoltare Carlo Gesualdo da Venosa è riscoprire una musica velata, nascosta da tanto tempo, che viene riportata alla luce e attira, come una calamita. Le note dissonanti e intrecciate del compositore italiano potrebbero benissimo esser paragonate alla pittura luci e ombre di Caravaggio, colui che faceva diventare prostitute e mendicanti Madonne o Santi. Alcuni elementi di De Labyrintho confessano 

“Portiamo in tour Gesualdo perché è un tesoro ricchissimo. Riportare alla conoscenza l’arte del madrigale, in cui praticamente in Europa noi italiani siamo stati i primi e i migliori, è un onore. L’alto tasso artistico e tecnico fa sì che questa musica sia molto apprezzata nel nord Europa, dove i festival di musica antica radunano un pubblico enorme. Far capire l’importanza della musica in generale, ma anche di questa musica è fondamentale perché si va alla riscoperta delle proprie radici e perché poi si parla d’amore una cosa che attraversa i secoli e non cambia mai”. 

L’educazione musicale e all’ascolto è fondamentale

Inoltre per arrivare a un discorso di maggiore comprensione di questa musica sarebbe necessaria in Italia una maggiore educazione a questa materia e al suo ascolto. Raccontano di come ragazzi di scuole medie o elementari se dotati dei giusti strumenti per riavvicinarsi a questa musica, se introdotti a queste performance con incontri mirati e ben condotti, apprezzano e sono coinvolti da queste note, rimanendone affascinati. Si spera quindi che in un prossimo futuro oltre a continuare a portare la musica classica in tournée, si cominci anche a far riavvicinare il giovane pubblico attraverso incontri specializzati e ben mirati.