La piazza di Priverno e il deposito di Cambellotti con direttore a Latina

La piazza di Priverno e il deposito di Cambellotti con direttore a Latina

23 Luglio 2019 0 Di Lidano Grassucci

Sono stato a Priverno, capite bene che per uno che si chiama Lidano la cosa non è indifferente. Me la sono fatta a piedi che non ho più il passo da salita e faceva caldo. Le persone mi sorridevano e, confesso, non mi sentivo estraneo, anzi. Ho fatto strade strette a confronto del largo di Latina, poi d’improvviso la piazza con le scale, i bar con la gente, e le persone si salutavano e mi salutavano. La scalinata, i portici, i leoni, la fontana, i negozi o è un posto bello, bellissimo e capisco che esiste un’altra estetica e mi viene da pensare al “museo Cambellotti” e alla lite su un direttore di una palestra con appoggiata un poco di roba, ma guardate che roba è questa piazza armonia di secoli e mi chiamo Lidano. Qui ti senti uomo dentro armonie architettoniche che non ti sputano via ma ti proteggono, a Latina ti senti fuori luogo.

Cammino per i vicoli, la lingua locale suona che evito di parlare perché si capisce che sono Lidano, ma nessuno sta arrabbiato, nessuno sta solo e parlano a gruppi davanti alle porte. Mi viene da fare una foto, ma no, mi tengo questa immagine per me, ci porterei qui i ragazzi delle scuole del piano a dire: guardate l’armonia della piazza viva, le sue anime che parlano, pietre che testimoniano e non  invadono.

E a Latina litigano per il direttore di un museo,  Francesco Tetro contro Silvio di Francia, che conserva le lettere di Cambellotti che non veniva pagato e giustamente si incazza, manifesti di film che nessuno ha visto e ceramiche in serie.

Un anno andai in crociera, scesi a Messina. Pochi metri dal porto la cattedrale, bellissimo, sotto un cartello accanto al portone d’ìngresso: opera di Baboto da Priverno. Ci rimasi di sale, avrei tanto voluto che ci fosse li sotto un setino, poi ho gonfiato il petto ed ho detto “beh era anche un poco lepino pure se puzzava di Amaseno”. Viviamo in posti bellissimi che non sappiamo.

PS: però na cica me dispiace, sempre Lidano resto. E naturalmente per le pastarelle non c’è storia Sezze oltre ogni cosa