Rocca Massima, sacro e profano della Rassegna Organistica

Rocca Massima, sacro e profano della Rassegna Organistica

5 Agosto 2019 0 Di Luca Cianfoni

Continua l’estate della musica classica nel territorio pontino e dopo il Festival Pontino di Musica è la volta della ventesima edizione della Rassegna Organistica Internazionale di Rocca Massima. Il 4 agosto infatti si è svolto il primo concerto presso la Chiesa di S. Michele Arcangelo, che sarà seguito da altre tre serate il 10, 17 e 24 agosto, con organisti illustri e programmi musicali originali.

L’altare profano 

La chiesa di San Michele Arcangelo è aperta, le luci accese e la gente chiacchiera amabilmente nella piazza davanti il portone. L’atmosfera sembra quella di una normale domenica mattina prima della messa a Rocca Massima ma in realtà sono le 21 circa. I fedeli iniziano ad entrare, si siedono sui banchi, ma il miracolo non si compirà davanti ai propri occhi, bensì alle loro spalle. L’altare (profano) di questa sera ha due tastiere composte da tasti bianchi e neri, una panca su cui sedersi e una pedaliera da suonare con i piedi. Registri che modulano suoni differenti, simulano cinguettii degli uccelli e voci umane, passando per i suoni delle trombe e dei corni. Addirittura un’intera orchestra riesce ad esser suonata dai tasti dell’organo, strumento prediletto per la musica da Chiesa. 

Inizia la ventesima edizione della Rassegna Organistica Internazionale

Questa edizione, importante per la ricorrenza è dedicata totalmente al direttore artistico Gabriele Pizzuti, che come ricorda l’organizzatore della rassegna Augusto Cianfoni, non ha potuto seguire la programmazione di questa edizione per alcuni problemi di salute.

Il primo artista-celebrante di questa ventesima Rassegna Organistica Internazionale è il milanese Alessio Corti, insegnante presso il conservatorio superiore di Ginevra. 

Sono veramente onorato e commosso di essere qui questa sera e tenere a battesimo la prima serata di questa ventesima edizione della Rassegna Organistica Internazionale. Questo prestigioso festival mette in risalto le qualità uniche di uno strumento eccezionale. I registri dell’ ”uccelliera” e della “voce umana”, che simulano appunto il verso degli uccelli e della voce di un essere umano, rendono questo strumento un organo completo e versatile.

Così il Maestro Corti introduce la serata dal microfono del pulpito, rivolgendosi ad una platea folta che ha occupato tutti i banche della Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo.

Il programma della serata: note rinascimentali suonate da un’astronauta

Terminata la breve presentazione dal pulpito della chiesa, l’artista-celebrante sale le scale che conducono all’altare profano, si siede sulla panca ed inizia il suo programma da musiche rinascimentali fiamminghe. Samuel Scheidt e la sua Alamanda Bruynsmedelijn conquistano da subito i fedeli musicali di Rocca Massima grazie alla vena virtuosistica, minuziosa e semplice della composizione. L’esecuzione cristallina restituisce l’atmosfera di danza rinascimentale, con i toni melanconici tipici della pittura fiamminga di Bosch o delle incisioni di Dürer.

La serata prosegue con la gioia e allegria tipicamente mediterranea del Concerto in fa maggiore di Albinoni, trasportati nelle austere sonorità degli organi tedeschi da J. G. Walther. Un’unione perfetta tra maestosità sonora e fluidità della melodia. L’opera in questione essendo un adattamento di un concerto comprende anche l’utilizzo della pedaliera per simulare i timbri più gravi dell’orchestra. I Voluntary dell’autore inglese W. Boyce eseguiti subito dopo sono composizioni rare, piccole perle di questa prima serata di Rassegna Organistica Internazionale, ornate da uno splendido contrappunto. Alessio Corti da artista-sacerdote sembra essersi trasformato in un’astronauta: cambia continuamente i registri tirandoli e spingendoli come su una plancia di un’astronave. Il movimento leggiadro dei suoi piedi sulla pedaliera lo fanno apparire come sospeso, in assenza di gravità davanti all’organo.

Dalle note barocche a quelle romantiche

La chiesa di San Michele Arcangelo diventa immediatamente una cattedrale tedesca quando il Maestro inizia la Toccata e Fuga in re minore detta “dorica” di J. S. Bach. La pedaliera in questo caso viene usata in maniera molto impegnativa, sia in funzione di sostegno a tutta la costruzione del pezzo, sia come colonna portante di tutto il brano. In particolar modo la fuga è un flusso ininterrotto di musica che lascia quasi senza fiato gli ascoltatori seduti tra i banchi.

Dall’austerità bachiana i fedeli-ascoltatori vengono in seguito allietati con una composizione galante, di W. A. Mozart. Le sonorità riportano alla mente le atmosfere nobili e cortesi dei palazzi viennesi del Settecento. La maestria di Alessio Corti è altissima e grazie all’utilizzo accurato dei registri riesce a dare le giuste dinamiche ai vari brani eseguiti. Il finale del concerto-rito è un tripudio romantico, tra le sonorità placide e simil operistiche della Sonata in la maggiore n. 2 op 20 di Giovanni Morandi e la ricca articolazione sonora della Sonata op. 65 n. 4 in si bemolle di  di F. Mendelssohn-Bartholdy.  La lezione bachiana ben assimilata dal compositore tedesco, che è stato il riscopritore di J. S. Bach, si nota nella costruzione musicale interna dei quattro movimenti. L’allegretto in special modo sembra quasi una fuga bachiana a cui il ritmo del cuore dell’ascoltatore deve accordarsi per non rimanere senza respiro. L’allegro maestoso e vivace finale è un tripudio di gioia, articolata da dissonanze tipicamente romantiche che dilatano lo spazio sonoro dell’organo rocchiggiano.

La Rassegna Organistica Internazionale negli occhi di un ragazzo

La magistrale esecuzione di Alessio Corti non poteva non prevedere un bis, richiesto a gran forza dal pubblico dei fedeli della musica accorsi nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Rocca Massima. La scelta del Maestro milanese è ricaduta sulla Fuga in sol maggiore detta alla giga di J. S. Bach. Lo spettacolo dei frequenti cambi di tastiera e l’uso notevole della pedaliera hanno fatto sì che anche durante questo brano come lungo tutto il concerto un ragazzo, seduto al secondo banco della navata, si stupisse continuamente, si divertisse nel vedere l’immagine proiettata dell’organista che viaggiava continuamente tra le due tastiere. Ecco la musica classica deve tornare ad essere la luce infinita negli occhi di un ragazzo di 12 anni e non una candela quasi spenta su una scrivania della torre d’avorio di pochi.