Viaggi corti, Borgo Faiti dove “corre” la fettuccia e si incrocia l’acqua

Viaggi corti, Borgo Faiti dove “corre” la fettuccia e si incrocia l’acqua

5 Agosto 2019 0 Di Lidano Grassucci

Fatevelo un viaggio ma sereno, a Borgo Faiti. E’ un posto strano, costruito lungo la linea data da due linee e formarne una terza di case. Qui c’è l’Appia ritta come un fuso che se la fai arrivi senza curve a Cisterna, se invece vai a sud hai una “storta” poi diritto fino a Terracina, è la fettuccia di Terracina

La “Fettuccia di Terracina” è stata una pista da primato: Piero Taruffi con la bisiluro “TARF” conquistò i record sui 5 Km e sulle 5 miglia. Tanto che la gente di qui per dire vai veloce dice: “me pari Taruffi”. Poi c’è il canale diritto anche lui, che ne incrocia un altro che viene dai monti dalle sorgenti ai piedi di Sermoneta, il Cavata.

Il canale si chiama Linea Pio, per via che fu papa Pio VI a farlo scavare, doveva essere navigabile e portare a Terracina che doveva diventare il nuovo grande porto di Roma. Qui non devi fare come Taruffi, qui devi leggere l’aria sentire gli accenti e trovi la dolcezza del veneto, la brillantezza del ferrarese, la unicità del friulano che “giocano a carte” con l’accento forte di Sezze che è li dappresso attraversata la strada dove c’è la stazione di posta che fu rifugio per San Paolo (oggi elegante albergo) che andava a farsi romano per sempre. La piazza è uno spazio davanti al canale, con il suo bravo monumento patrio con tutti i nomi dei caduti di qui della seconda guerra mondiale, la prima non fecero in tempo. C’è anche il monumento ai caduti del terrorismo, alle vittime del terrorismo.

Da San Paolo a Taruffi, passando per mille storie e a mille storie arrivando. Trovi ancora il piacere del tempo lento dei borghi, i silenzi davanti ad una strada dove, invece, vanno di fretta. Ora in canoa si risale fino a monte sul fiume Cavata, si entra in una dimensione che pare lontano mille miglia dal caos sporco della città. Borgo Faiti è una stazione dove si fermano i viandanti dell’Appia, e i navigatori impossibili, quelli che cercano le sorgenti della loro esistenza e chi placido ne cerca sbocchi al mare. Se vai alla fonte trovi le acque pulitissime del Cavata con l’anarchia del selvatico da cui viene, se vai alla foce il lento scorrere dell’acqua nel piano, tra ragione di campi, filari di alberi ragionati, e chiuse da ingegneri idraulici. In un percorso sul fiume la storia di questo posto dove ci è dato vivere, un posto dove la ragione combatte l’istinto.

Io ci andavo a prendere la farina che era di grandi di qua, perché c’era anche un mulino, e il grano era dei contadini di questo piano, e dove c’è un mugnaio c’è una città. Ora il mulino non c’è più, la comunità resta nei nomi dei caduti nel monumento della piazza, ma sono le radici di tutti come quell’incrocio dei fiumi.  Un viaggio di 10 minuti del vostro orologio, ma di decenni per la vostra anima.