Gerardo Chimini, l’alchimista della musica per organo

Gerardo Chimini, l’alchimista della musica per organo

24 Agosto 2019 0 Di Luca Cianfoni

Gerardo Chimini organista e pianista famoso in tutto il mondo, sabato 24 agosto si esibirà nell’ultimo concerto della XX Rassegna Organistica Internazionale di Rocca Massima. Il suo concerto sarà un’occasione unica dove verranno eseguite le Variazioni Goldberg all’organo, esecuzione mai eseguita prima d’ora.

Intervista a Gerardo Chimini

La prima domanda rivolta all’organista Gerardo Chimini è sullo strumento che suonerà nella chiesa di Rocca Massima, perché suonare ancora l’organo, strumento antichissimo e si può dire quasi fuori dal tempo nel 2019?

Chi fa questo lavoro poi ha il dovere secondo me, di valorizzare questi strumenti che fanno parte del patrimonio artistico-culturale dell’Italia. Nel nostro paese ci sono circa 18-19.000 strumenti del genere che sono un patrimonio artistico pari a quello pittorico e a quello scultoreo. L’organo fa parte degli arredi sacri della chiesa, quest’ultima però, come istituzione non sempre è all’altezza di questo compito culturale, perciò valorizzare questi strumenti è il minimo che noi musicisti possiamo fare. Questo festival di Rocca Massima è molto importante, perché in un posto piccolo si svolge una Rassegna di livello internazionale in cui si può suonare su un strumento così bello, di così pregio e di una particolarità sonora unica costruito dalla ditta Inzoli-Bonizzi.

Per un ragazzo di oggi approcciarsi alla musica classica rimane molto difficile, quasi una missione, cosa consiglierebbe ad un giovane? È solo la passione a farti fare questo mestiere o c’è qualcos’altro?

È facile e difficile rispondere a questa domanda perché io non mi sono mai posto il problema se fare o non fare il musicista. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia umile ma in cui la musica c’è sempre stata, ho fatto i miei anni di conservatorio, ho incontrato grandi Maestri (tra cui Giancarlo Facchinetti, di cui il Maestro Gerardo Chimini eseguirà un’opera stasera nell’ultimo concerto della Rassegna Organistica di quest’anno, ndr), ho studiato durissimamente e alcuni periodi non ho studiato affatto. Il consiglio ai giovani è di fare molteplici esperienze, accompagnare il coro, praticare la musica da camera, che è importantissima e dovrebbe essere un passaggio propedeutico all’orchestra. Suonando con gli altri, quelli bravi si migliora.

Continua il Maestro Chimini, sottolineando l’importanza di suonare e far vivere la musica, linguaggio universale:

La musica bisogna suonarla, è un linguaggio assolutamente universale. Noi musicisti non viviamo in una torre d’avorio, la musica va suonata, se non viene suonata rimane nelle biblioteche e muore.  Io vado spesso in Giappone, dove la lingua è veramente difficile, ma davanti alla musica, ogni barriera linguistica, classista o di qualsiasi altro tipo cade. Io vorrei veramente che i giovani fossero incitati sotto questo punto di vista a non aver paura del futuro, quelli bravi prima o poi riescono in qualcosa. 

C’è anche spazio poi per un breve aneddoto familiare che riguarda sempre la musica e la sua funzione di salvezza:

Mio padre che ha fatto la II Guerra Mondiale nella Banda della Marina si salvò perché sapeva suonare il clarinetto. nei campi di lavoro in Germania, la musica lo tenne in vita perché grazie allo strumento che sapeva suonare, poteva mettere su delle orchestrine. Questo gli permetteva di avere 20 grammi in più di pane. 

Il ruolo della musica per Gerardo Chimini

Ha parlato finora di quanto la musica abbia dato a lei, ma nella società di oggi qual è o quale dovrebbe essere il ruolo della musica?

Noi siamo bombardati dalla musica, anzi attenzione, dal rumore. Nei supermercati, nelle sale d’attesa, nelle farmacie, nei ristoranti, non c’è mai un momento in cui abbiamo il silenzio. Il rumore ci attanaglia. Abbiamo paura del silenzio, di rimanere da soli. Sarebbe auspicabile che tutti, dall’asilo iniziassero a “balbettare” un po’ di musica, dal canto al violino o qualsiasi altro strumento. Questo perché suonare uno strumento dà la sensazione dei propri limiti, con cui dobbiamo sempre misurarci. Poi da grande si può diventare ingegneri, però tanti miei ex studenti, che oggi non sono musicisti, hanno fatto tesoro di quella formazione. Ci vogliono anche i bravi maestri e i bravi alunni. Senza i buoni maestri è come avere un campo fertile che invece di coltivarlo e raccoglierne i frutti ci buttiamo la plastica. Allora il campo diventa sterile, si ribella, e la nostra società è totalmente inquinata da queste cose.

La musica poi sensibilizza anche alla bellezza…

Qualcuno ha anche paura di questa sensibilizzazione. Sembra quasi che esternare qualsiasi sentimenti di dolore, di mestizia sia una colpa. La musica mette a nudo l’animo e quando si suona su un palco si è soli, ma la gioia è quella di dare agli altri quello che abbiamo studiato e suonato.

Qual è un episodio di bellezza che lei ricorda?

Abbazia di Sant’Antimo, vicino Montalcino. Sono entrato e dentro un coro stava cantando musica gregoriana, mentre fuori c’era una natura che ricordava San Francesco. Ecco quelli sono momenti che colpiscono per bellezza e che ti rimangono stampati dentro.

Il programma da prima mondiale per la Rassegna di Rocca Massima

Lei porta nel programma del suo concerto le Variazioni Goldberg, di Bach eseguite all’organo, di cui non esistono altre esecuzioni. Lei si è ispirato all’interpretazione cristologica di Padre Barzaghi, che per chi crede o no, rimane comunque un’interpretazione assoluta, quali emozioni le suscita eseguire un’opera del genere all’organo?

Quando ho iniziato a studiarle non volevo eseguirle con il pianoforte, perché già c’erano tante incisioni. Il modello a cui mi sono ispirato e con cui mi sono trovato in sintonia è senz’altro Gustav Leonhardt. Le conferenze fatte insieme a Padre Giuseppe Barzaghi, grandissimo teologo e predicatore domenicano, hanno aggiunto quel tassello spirituale, che mi ha permesso di sviluppare altri studi. Quando le ho messe in cantiere, già immaginavo quali tipi di registri mettere sull’organo. La scrittura bachiana ha un’origine violinistica che mi ha suggerito un certo tipo di fraseggio; Bach non lo scrive, ma è nascosto nelle sue linee melodiche che allo stesso tempo costruiscono anche delle polifonie. Pensando ai colpi d’arco riusciamo a non dare alla musica dell’autore tedesco, quell’esecuzione meccanica che a volte si rischia di dare. Inoltre si contamina ancor di più l’esecuzione cercando anche altre influenze, altri strumenti come i flauti. Far sentire agli altri questa composizione è una pura gioia.

Infine Il Maestro Chimini aggiunge ancora qualcosa, sulla musica, sull’amore sconfinato che egli nutre per quest’arte e che dimostra sia nelle parole sia nelle esecuzioni.

La passione di San Matteo di Bach, la Messa di Beethoven, la Nona Sinfonia, le sonate, Mozart, i suoi concerti, le sue messe, gli adagi, tutto questo genere di musica insomma, è stato scritto da compositori che erano fuori dalla sfera terrena. Noi suonando queste cose e ascoltandole abbiamo la possibilità di distaccarci, di elevarci da questo fondo rumoroso della società che tende ad annullare la nostra personalità e la nostra spiritualità. Perciò chi viene ad un concerto deve anche essere educato, guidato, ed è anche compito nostro parlare prima del concerto in maniera semplice e diretta, per far capire cosa andremo a suonare. Ecco questi testi musicali sono un po’ come la Divina Commedia, di Dante e rispecchiano quella perfetta musica delle sfere celesti che descrive il poeta fiorentino nelle sue opere.

L’appuntamento

Non resta dunque che dare appuntamento all’ultimo concerto della XX Rassegna Organistica Internazionale di Rocca Massima, con le Variazioni Goldberg eseguite all’organo per la prima volta e l’alchimista dell’organo, il Maestro Gerardo Chimini.