Rocca Massima, Chimini esalta la Rassegna Organistica

Rocca Massima, Chimini esalta la Rassegna Organistica

25 Agosto 2019 0 Di Luca Cianfoni

È terminata ieri la XX edizione della Rassegna Organistica Internazionale di Rocca Massima, tenutasi come di consueto per tutto il mese d’agosto presso la chiesa di San Michele Arcangelo. Anche ieri numeroso il pubblico arrivato per l’ultimo concerto di quest’anno tenuto dal maestro Gerardo Chimini.

Il programma dell’ultimo concerto della Rassegna Organistica di Rocca Massima

L’ultimo appuntamento della XX edizione della Rassegna Organistica Internazionale di Rocca Massima viene dedicato dagli organizzatori al direttore artistico Gabriele Pizzuti, alla triste ricorrenza del terremoto di Amatrice e all’ultracentenaria di Rocca Massima Antonina Liberati, che in questi giorni ha compiuto 106 anni. Il programma del concerto del Maestro Chimini, propone esclusivamente tre opere, che abbracciano l’intera Storia della musica, dal barocco di Bach alla musica contemporanea di Giancarlo Facchinetti. Si inizia con Or suona la tromba  tratto dal Rinaldo di Haendel nella trascrizione per organo di Babel, che mette in mostra virtuosismo operistico e il costante di contrappunto operato da entrambe le mani sulla tastiera. Si passa poi subito alla contemporaneità, con il Divertimento per organo di Facchinetti, un pezzo totalmente atonale. Questo brano cambia e rinnova qualsiasi concezione di sonorità e di tempo musicale mai concepiti prima. L’opera impegnativa per la scrittura delle mani e l’utilizzo della pedaliera, in alcuni punti assume delle sonorità cupe, quasi a simulare l’ampiezza e i suoni dell’universo.

Le variazioni Goldberg eseguite all’organo

L’universo descritto da Facchinetti nella sua infinita ampiezza viene riportato nelle quattro ottave della tastiera dall’opera di Bach, le Variazioni Goldberg. Questo capolavoro della storia della musica è stato scritto dall’autore tedesco per essere eseguito sul clavicembalo, ma qualche decennio fa furono portate alla ribalta grazie all’interpretazione al pianoforte di Glenn Gould. Ieri sera il Maestro Chimini le ha suonate all’organo, dopo una sua trascrizione dell’opera, in una esecuzione rarissima, che solamente lui porta sulle scene. L’opera, che si è prestata a innumerevoli interpretazioni nel corso del tempo, è stata impreziosita dall’esegesi in chiave cristiana effettuata da Padre Giuseppe Barzaghi, teologo e filosofo domenicano. L’esecuzione di tale opera ha sicuramente esaltato le qualità dell’organo e ha dato lustro alla Rassegna Organistica Internazionale di Rocca Massima; l‘aria iniziale, da cui discendono tutte le variazioni, è un sogno, musica onirica, come scrive padre Barzaghi. Nella chiesa si instaura un silenzio perfetto per ascoltare le note che si fanno a tratti dolci e a tratti rigide. Nell’esecuzione si riescono a percepire in maniera equilibrata tutti i suoni, e tutta l’immensa varietà di registri che il Maestro Chimini riesce ad alchimizzare in maniera perfetta. Durante tutta l’opera l’esecutore riesce a mantenere e a rendere estremamente efficace il concetto di variazione, descritto da Padre Barzaghi come “pura vitalità”

La monotonia annoia, perché appare come mancanza di vitalità. Il cambiamento spaventa, perché appare come cessazione di vitalità: una sostituzione è sempre una cessazione. La variazione diletta, perché è pura vitalità: è monotonia nel cambiamento e cambiamento nella monotonia. In questo modo, la monotonia è sicurezza di identità e il cambiamento è certezza nella novità.

L’organo non c’è più, sorge un’orchestra

Come rivelato già nell’intervista precedente al concerto, il Maestro Chimini cerca di scovare le linee melodiche nascoste nella partitura di Bach, legge la sua musica cercando di trasferire nell’esecuzione la caratteristica del violino o del flauto o della voce umana in base alle caratteristiche e alle suggestioni del brano. I registri non sono più tali, ma diventano veri propri strumenti tanto che il Maestro Chimini sembra sia diventato un direttore d’orchestra. Il finale, dell’opera si tratta più di un ritorno. Il maestro esegue nuovamente l’aria, che ora si veste di nuovi abiti. Il viaggio compiuto attraverso tutte le variazioni sembra aver eseguito un aggrovigliamento del tempo su se stesso, un profondo percorso a spirale. Si è tornati al punto iniziale ma arricchiti e cambiati grazie alle variazioni, “monotonia nel cambiamento e cambiamento nella monotonia”, appunto. Tutte questo grazie alla magia di Bach e al suo restringere l’intero universo in quattro ottave di tastiera.