Storie d’agosto, uomini con 100 lire
26 Agosto 2019Le chiese sono sempre troppo grandi, se le guardi da bambino, poi, sono come distese infinite, praterie di banchi allineati e se guardi in su il cielo ti appare infinito.
Mica capisci tanto perché sei lì, i bimbi sono il miracolo di Dio ma sono poco interessati ai misteri di Dio. Ci andavo con mia nonna in Chiesa, puntuale a sentire quel modo di parlare che cullava. Il prete non lo capivo, ma quel ringraziare il Papa… Paolo, …. il vescovo Enrico e tutto l’ordine sacerdotale mi veniva automatico, come quel “amen” che non sapevo cosa volesse dire ma suonava pieno. Mia nonna cantava glorie e a me pareva che schiere di angeli venissero li a farsi un giro come farfalle. All’eucarestia incrociavo gli sguardi monelli di altri miei “fratelli” che “sbirciavamo” il miracolo, ma non vedevamo nulla, perché non è dal cielo che veniva il mistero, sbagliavamo a sbirciare.
Il sacrestano passava con la sacca per le offerte e li ci sentivamo orgogliosi, la moneta in mano e quando passava accanto era come una bocca della verità, una bocca che poteva mangiarci la mano. Veloce, fino alla imboccatura, ma non un filo di più e le dita mollavano la moneta. Quella si tuffava veloce poi,,, pof (rumore pieno) ed era già andata via per un altro pof.
Le mani piccole rimanevano per un pezzo a memoria del gesto, le nonne ci accarezzavano la testa e noi ritti sull’inginocchiatoio come eroi di un gesto da 100 lire, ma cosi ardito che eravamo uomini anche noi, anche se ancora di taglia piccola. Il prete benediceva, ma noi eravamo già fuori a sbucciarci le ginocchia, a inseguire le lucertole, a schiacciare formiche.
Ma? Ma per quel secondo delle 100 lire eravamo stati Davide davanti alla grandezza del Golia che era il mondo dei grandi. Il sacrestano contava tante cento lire, aveva occhiali spessi ed era come curvo a chiudere se stesso, ma penso che trovasse anche lui serenità nei bimbi che erano grandi con 100 lire.
Nella foto “Mendicanti alla questua” di Giovanni Maria Tamburini