
Luigi, Emanuele e la bandiera di Sezze a mezz’asta
5 Settembre 2019Mi scuserete se questa sera in un mondo dove le storie non contano, le radici ancor meno, e gli ideali per nulla vi palerò, meglio scriverò, proprio di questo.
Una storia che coinvolge due sentimenti: essere socialista ed essere setino. Perché ieri è morto un lavoratore è venuto giù da una impalcatura a Latina in via Monti, si chiamava Luigi Frabotta aveva 53 anni, qualche giorno fa è morto in un cantiere di Priverno Emanuele Noce di meno di 40 anni. Circostanze diverse, storie diverse, ma storie di lavoro, storie della fatica del lavoro.
Mi colpisce da socialista perché ho creduto e credo nella dignità del lavoro, nel suo riscatto dall’infamia dell’ingiustizia che oggi si chiamano prezzi stracciati, orari impossibili, nessuna dignità.
Sono colpito da setino (seppur migrante) per via dell’esser loro di questa comunità di essere l’anima di questa comunità che non è colletti bianchi, non è scrivanie ma è “fatica”, fatica prima dei campi, poi di contadini che si facevano muratori, poi di sacrifici per non mandare i figli in quei campi o in quei cantieri. Gente del lavoro, di quella cosa che qui chiamiamo “fadia”, fatica, sofferenza sudore, ma non morte. Gente che da secoli dà da maguare Roma e che ha “costruito” Roma, e Latina.
Enzo Eramo, presidente del consiglio comunale, ha chiesto di esporre le bandiere a mezza asta per rispetto, ha condiviso la consigliera Rita Palombi.
Questo è un dovere, è un dovere togliersi il cappello davanti alla dignità, al dramma, al dolore nato dalla ricerca della felicità di vivere. Se Sezze non si toglie il suo cappello che è la bandiera tradirebbe se stessa, tradirebbe la sua chiesa più bella “essere umana”. Non è “normale”, non è “naturale” morire per lavorare e una città del lavoro non può essere indifferente. Ogni setino che muore di lavoro è un po Sezze che muore. Sono retorico? Forse sì, ma vengo da una idea generosa e ingenua, forse retorica, ma bellissima del “riscatto del lavoro“, di una libera bandiera dove splende il sol dell’avvenire.
Se Sezze si toglierà il cappello con quella bandiera in segno di lutto, sarà se stessa altrimenti sarà destinata a non essere che idolatria di nulla.
Si chiamavano Emanuele e Luigi, si sono alzati per guadagnarsi il pane e non sono tornati…