Latina: quella storia tragica di Gian Paolo Paoletta

Latina: quella storia tragica di Gian Paolo Paoletta

10 Settembre 2019 0 Di Emilio Andreoli

Era il 23 marzo 1979 quando nelle sale cinematografiche italiane uscì il film “Il cacciatore”, del regista Michael Cimino. Interpretato da Robert De Niro, Christopher Walken e Meryl Streep. Un cast stellare che valse al film nove nomination ai premi Oscar, vincendone ben cinque, tra cui quello del miglior film. Tra l’altro considerato ancora oggi uno dei cento film americani più belli di tutti i tempi.

Ricordo che quel film lo vidi a Latina Lido, nel cinema all’aperto che si trovava tra Capo Portiere e Foce Verde. lo ricordo bene perché rimasi scosso dalla scena della roulette russa. Un gioco potenzialmente letale, fatto con una pistola a tamburo e un solo proiettile in canna. Gli sfidanti facevano ruotare velocemente il tamburo, per poi puntarsi sulla tempia la canna della pistola e premere il grilletto.

cartello del film Il cacciatore

Nel film Nick (Christopher Walken) si trova di fronte come avversario Michael (Robert De Niro) in un locale malfamato dove si pratica la roulette russa. Cerca in tutti i modi di far rinsavire l’amico Nick, che orami drogato non lo riconosce. Il finale è raccapricciante e Nick muore sotto il suo stesso grilletto, per la disperazione di Michael

 

Ma cosa c’entra Latina in tutto questo? C’entra eccome, e quello che sto per raccontare è una storia vera.

La nostra città è sempre stata piena di bella gioventù, perché in epoca di fondazione si erano sposati tra persone di diversa provenienza e i risultati si videro negli anni 60/70, tutti bei ragazzi e belle ragazze. Gian Paolo Paoletta ventiquattro anni, era uno di quei ragazzi della bella gioventù Latinense. Era alto di corporatura robusta, giocava infatti nella squadra di pallanuoto della città.

Gian Paolo era un amicone, di quelli giocherelloni che quando non stavi di buon umore era l’unica cura possibile. Un ragazzo d’oro dal carattere esuberante sempre in giro con la sua Fiat 127 bordeaux con l’immancabile musica di Barry White. La tappa fissa era il bar Jolly dove si fermava a prendere il caffè il pomeriggio, prima di andare ad aprire la sua libreria che aveva dal 1976, ubicata in via Isonzo di fronte il Banco di Napoli. Io lo ricordo bene, pur essendo più piccolo, perché frequentavo saltuariamente piazza della Libertà e avevo amici più grandi di me che lo conoscevano bene. Li ricordo tutti insieme a tirar tardi fino a notte a chiacchierare, ad ascoltare musica.

articolo dell’epoca

È martedì 11 settembre 1979, la mattinata in libreria per Gian Paolo è stata abbastanza movimentata. Le scuole stanno per riaprire e le mamme si mettono in coda per fare gli ordini dei libri, per i loro bambini o ragazzi. Tra l’altro è giorno di mercato e c’è più clientela del solito. Come di consueto alle tredici chiude la serranda e s’infila in macchina. È d’obbligo un giro in piazza della Libertà dove ci sono i suoi storici amici. Due chiacchiere, due risate e poi di corsa dalla giovane mamma, Luciana di quarantasei anni, che lo attende per il pranzo, insieme alla sua famiglia: il papà Giovanni, le sorelle Floriana di un anno più piccola, e Patrizia di sedici anni. Finito il pranzo, un salto per un caffè dalla sua fidanzata e poi di nuovo in libreria verso le quindici, per avvantaggiarsi sugli ordinativi dei libri scolastici. Fa ancora molto caldo il pomeriggio, l’estate stenta come sempre a lasciare la nostra pianura. Gian Paolo, ha un jeans e una camicia bianca sbottonata fino al petto come va di moda tra i ragazzi della piazza.

Brunella ha tredici anni, abita al quarto piano del palazzo dove c’è la libreria. Ha finito di pranzare e sta lavando i piatti. Sono circa le 15:30 e ad un tratto un colpo fortissimo, si affaccia subito dalla finestra, non capisce che è un colpo d’arma da fuoco, non lo può capire. Vede un ragazzo e una ragazza che escono dalla libreria con la testa tra le mani. Scende di corsa ancora con il grembiule, ha quasi timore ad affacciarsi, poi si fa coraggio e riconosce Gian Paolo riverso a terra e gli amici disperati. La polizia raggiunge il luogo in brevissimo tempo. La dinamica risulta subito chiara. Gian Paolo ha un arma a tamburo tra le mani, ma non si tratta di suicidio, ma di un gioco finito tragicamente. Le dinamiche possibili potrebbero essere due: Gian Paolo è convinto di non avere il proiettile nel tamburo, oppure, sapendo che ci fosse, ha calcolato male il giro del tamburo stesso. Ma questa è solo una formalità che purtroppo non cambia il corso delle cose.

Per certo Gian Paolo amava vivere e quello che lo ha tradito è stata quella sua eterna voglia di giocare, la sua allegria, la sua goliardia, la sua esuberanza, e quella voglia di stupire sempre tutti… ma purtroppo, la sua vita termina lì, in quel caldo pomeriggio di settembre emulando la scena di un film, che sarebbe diventato un capolavoro, che io non ricorderò mai con piacere. Il giorno dopo la morte di Gian Paolo, la notizia arrivò oltreoceano più veloce dell’inesistente internet, e il New York Time scrive

Il 12 settembre 1979

Italian Dies

Imitating Movie

 LATINA, Italy, Sept. 12 (UPI)

Giampaolo Paoletta, 25 year old, was

discussing “The Deerhunter” with

friends at his bookstore today when he

imitated a scene from the movie by

spinning the chamber on a .22caliber

revolver, pointing the gun at his head

and pulling the trigger. He was rushed

to a hospital, where doctors

prOnounced him dead, the police

reported.

 

Sulla sua lapide è inciso uno scritto di uno dei suoi migliori amici

 tante volte ho ragionato dell’amicizia
e l’ho dipinta d’astratto

dicevo di volere, dicevo di amare l’amico
amicizia mia ragione di vita,dicevo.

ed ora, a qual prezzo la mia astrazione diviene realtà?
ora che voglio, ora che amo l’amico,
solo i ricordi rimangono in me.

Rabbia mia cieca che urti contro il muro della ragione,
non permettere che io mi rassegna.

Rabbia mia razionale che asciughi il pianto negli occhi,
convincimi che quest’amico io non l’ho perso

Marino Giri

 Saluto con affetto la signora Luciana, mamma di Gian Paolo, di cui invidio benevolmente la grande fede che le ha fatto sopportare, per quaranta anni, questo immenso peso.

Per chi volesse partecipare, domani 11 settembre, nella chiesa dell’Immacolata alle ore 19:00, verrà celebrata una messa in ricordo per i quarant’anni dalla scomparsa di Gian Paolo.

Un grazie speciale a Beatrice Giglio