Latina, i fantasmi dei Giardinetti

Latina, i fantasmi dei Giardinetti

12 Settembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Settembre è un mese infingardo

Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’ età,
dopo l’ estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità…
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,
come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità… (canzone dei 12 mesi, Francesco Guccini)

Attraverso, per caso (o per fato) i Giardinetti. Li impegno di lato, come entrare dalla porta di servizio. L’erba è tagliata ma gialla di sete e… ragazzi che stanno in cerchio a tre “reduci” da rivoluzioni psichedeliche, viventi di estraneità alla quotidianità, e forse mi sono solo salvato, ma non è un meglio per me. Camminano cani grandi e piccoli, dietro altre solitudini a settembre, una mamma ha “sostato” il passeggino, stesso un ingenuo manto sull’erba e allatta il suo bambino, le fanno ombra alberi testimoni. Eccoli i ragazzi che hanno barato al primo giorno di scuola, l’ho fatto anch’io, palavano setino, ora loro panjabi ma ridono uguale e andranno al Bar Farina a fare rumore per tornare con la corriera. Hanno facce da ragazzi, ridono da ragazzi, barano alla vita da ragazzi. Accanto, e chi non ha fatto qui quello che fanno due ragazzi che scoprono come baciarsi, pensando che forse sia così l’amore, in un per sempre con le ore contate nella volubilità del tempo della scoperta. L’aquila sta appollaiata scomoda sulla stele, Garibaldi e Mazzini severi di sogni di patrie da eroi ora perse in mediocrità da impiegati in attesa del 27. Dio mio quante storie qua dentro, quante cose fatte, provate scoperte. Fughe per venire qui paradiso di un bacio, ora che ho un’altra età è proprio difficile passare di qua. Ci passai il giorno della maturità, testimoni questi alberi di paure, di scommesse, di passioni maledette che ora sono questo ricordo qua, in mediocrità presenti.

qualcuno è andato per età, qualcuno perchè già dottore
e insegue una maturità, si è sposato, fa carriera ed è una morte un po’ peggiore…

Cadon come foglie o gli ubriachi sulle strade che hanno scelto,
delle rabbie antiche non rimane che una frase o qualche gesto,
non so se scusano il passato per giovinezza o per errore,
non so se ancora desto in loro, se m’ incontrano per forza, la curiosità o il timore… (Canzone delle osterie di fuoriporta, F. Guccini)

Va da se che non ci passo più, passo di campagna, reduce da una Waterloo amando ancora Napoleone e la sua tragica rivoluzione