Latina, gli alpini e la caffettiera con la penna

Latina, gli alpini e la caffettiera con la penna

13 Ottobre 2019 0 Di Emilio Andreoli

Sono passati dieci anni da quei giorni allegri e spensierati che abbiamo vissuto con gli alpini. Un evento memorabile di cui conservo momenti indelebili e irripetibili. Per quell’adunata mi venne un’idea, una caffettiera con il coperchio a forma di cappello con tanto di penna…

Del vigile che ha fermato la banda musicale degli alpini si è già troppo discusso, bellissimo l’articolo, tra queste colonne, del mio direttore Lidano Grassucci. Io però, sarà perché sto invecchiando, soffro di nostalgia e quindi preferisco rifugiarmi nei ricordi.

Era maggio 2009 ed eravamo tutti in trepida attesa di quell’evento, nessuno immaginava cosa sarebbe diventata Latina con oltre duecentomila alpini in giro per la città. Più di qualcuno, spaventato, fece i bagagli e fuggì via per quel weekend, non sapendo che si sarebbero persi un appuntamento con la storia.

Ma poi perché gli alpini a Latina? Si domandarono in molti. Una città vicina al mare che di montagne vere non ve ne sono, a parte la Semprevisa, ma che al cospetto delle cime delle alpi è una nanerottola. Forse perché qui si sarebbero sentiti a casa con i loro dialetti, soprattutto nei borghi dove il veneto e friulano viene parlato ancora oggi.

Latina e gli alpini, un legame indissolubile

E così è stato, e si sono anche innamorati di questa città, che Dio li benedica gli alpini. Alcuni arrivarono una settimana prima dell’adunata, fecero staccionate, prepararono campi, aiutarono fattivamente a organizzare il luogo che li avrebbe accolti. Il 6 maggio era tutto pronto e cominciai a vedere i primi cappelli con la penna gironzolare per il centro. Dal 7 al 10 maggio l’apoteosi. Latina non aveva mai visto così tanta gente, l’ultima adunata risaliva al 1934, ma quella era un’altra storia, non era stata molto democratica.

 

Ricordo che la notte mi affacciavo al balcone di casa per fumarmi l’ultima sigaretta e vedevo questo fiume di gente per la via. Ridevano, scherzavano, grappa a volontà, mettevano allegria. Durante il giorno si fermavano nei negozi, e la prima cosa che facevano, tirare fuori la borraccia e offrirti un grappino. Ne ho conosciuti diversi in quei giorni e mi hanno poi mandato anche cartoline dai loro posti d’origine.

L’Alpina, la caffettiera degli alpini

“Alpina” la caffettiera degli alpini

Ma il ricordo più intenso, oltre la memorabile parata, è quello che sto per raccontarvi:

era aprile del 2009, mancava un mese all’adunata, e mi venne in mente di chiamare un dirigente della Bialetti, l’azienda storica che ha inventato la “Moka” la caffettiera con i baffi. Gli dissi che a Latina sarebbero arrivai gli alpini, per il loro appuntamento annuale, e che avrei voluto fare qualcosa di particolare per loro. Mi aveva prospettato delle tazzine personalizzate, ma io gli risposi che erano troppo banali. Volevo qualcosa di indimenticabile:

Ma perché non facciamo una caffettiera con il coperchio che richiama il cappello degli alpini con tanto di penna? La potremmo chiamare “Alpina”

L’idea è buona, ma sa cosa significa? Dovremmo mandare in produzione un lotto di caffettiere, e il minimo sono mille e ottocento pezzi, se la sentirebbe di impegnarsi a ritirarle tutte?

Guardi, sono convinto che avrebbero successo anche a prescindere dalle adunate” ma non riuscii a convincerlo e allora gli dissi:

Ok, accetto il rischio

Avviarono così la produzione, ovviamente non fecero in tempo a consegnarle per l’adunata. Presi però le prenotazioni e cominciammo a spedirle dopo circa un mese. Inizialmente il risultato non fu entusiasmante, ma poi ci fu il passaparola e le consegnammo anche all’estero. Un paio addirittura in Australia

Adesso la Bialetti le ha inserite nel catalogo e ogni anno ne vendono migliaia. Ecco, sappiate che l’idea della caffettiera con il cappello e la penna è nata qui a Latina, e si chiama “Alpina”. Certo si sa, le idee non vengono pagate, ma un grazie dalla Bialetti lo avrei sicuramente gradito.