Latina, le “idee al peperone” e la fantasia alla vaniglia

Latina, le “idee al peperone” e la fantasia alla vaniglia

9 Novembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

La fantasia, amici miei la fantasia, che cambia il mondo, questo mondo. Farei l’assessorato alla fantasia in tutti i comuni, a Latina lo farei doppio. Un biassessorato a cambiare l’ovvietà banale di un presente che non è mai passato. Ero piccolo e la puzza di zolfo ti ammorbava a Capo Portiere, come a La Catena sotto Sermoneta, o i Gricilli nel piano appena iniziato di Pontinia. Noi iniziammo a chiedere di fare le terme, quando stavano chiudendo in tutta Italia, e le strade, le chiediamo da lustri, sempre quelle. Ma? Come sarà il motore del 2000? L‘aeroporto sotto casa, piccolo che quasi te lo puoi fare con il meccano, ma ci sono al mondo aeroporti così? No, ma tanto chiediamo non per essere esauditi, ma per essere delusi.

Siamo stimolatori di delusioni per noi stessi. Eppure è bella questa città così bella che ho incontrato signore che facevano tasche a lana per far belle signore malate di cancro. Le ho viste con gli occhi che porto indosso ed erano belle, ho incontrato un ragazzo faccia da lavoro, si chiama Marco Cifra, che andava a Roma a “dar da mangiare” alle Lamborghini, vi giuro tutto vero. Incontro un signore di Cori, piccolo piccolo, ride sempre ha in mano una raspa e pianta piante nelle fioriere di Latina, e fiori e con orgoglio dice di fare il nonno. L’ho incontrato con la nipotina orgogliosa di lui a cui insegnava le piante grasse, i fiori di autunno.

Un mio amico la mattina presto in una Latina deserta mi ha detto di una signora che risale l’Epitaffio per dar da mangiare ai gatti randagi, e loro, i gatti, erano lì belli pasciuti, discreti, sovrani.

E il 2 novembre una mia amica, Filomena, mi ha raccontato la storia di un ragazzo del 1892 di cui lei cura la tomba al cimitero di Sezze e da Cori, Maria mi ha scritto “anche io lo faccio”, contro l’oblio della dimenticanza.

Dio mio mentre in Comune la politica “ripropone” idee peperone, la vita vive mille e mille fantasie diverse, cure attente di un domani che è già qui ma nelle chiacchiere sui giornali ancora non c’è.

Diamo la cittadinanza onoraria a Sami Modiano e a Liliana Segre, bello. Bello anche portare i ragazzi in vistita nei campi di sterminio, ma poi portiamolo in gita anche al cimitero israelita di Sezze, alla sinagoga di Sermoneta e raccontiamo che quella gente è la nostra gente, siamo noi, tra noi e per questo non diamo loro la cittadinanza nostra, ma li riscopriamo fratelli. Un Papa difficile Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma li salutò come “fratelli maggiori”. Ecco, i fratelli maggiori non  avranno una eredità più grande, ma il rispetto del tempo in più.

L’assessore alla fantasia avrebbe aggiunto alla cittadinanza, un viaggio tra le tombe di Sezze con la stella di Davide, avrebbe portato un saluto ai fratelli di ieri per fare domani.

 

Nella foto (ringraziamo Il Setino di Ignazio Romano) il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, in visita al cimitero israelita di  Sezze