Visti da Glenda: Bambini tristi, toglietegli lo smartphone

Visti da Glenda: Bambini tristi, toglietegli lo smartphone

22 Novembre 2019 0 Di Glenda Castrucci

L’altro giorno ero in treno, tornando da Roma, e sui sedili di fronte a me c’erano sedute una mamma con la sua bellissima bambina bionda. Non avrà avuto più di quattro anni, ma parlava benissimo ed era anche molto educata. Tra me e me ho pensato “chissà come si annoierà durante il tragitto”, perché si sa, per i bambini è sempre ammorbante e stancante un viaggio, seppure di quaranta minuti. Stava seduta composta al suo posto e aveva in mano due principesse Disney, febbricitanti insieme a lei di intraprendere quella avventura sulle rotaie. Poco dopo la partenza, la bimba, Giulia si chiamava, con la sua piccola voce e azzeccando tutti i verbi, aveva chiesto alla mamma di darle “le sue cose”: una matita e un’agendina. Aveva messo a nanna le sue bambole e iniziato a disegnare. Per me, è stata una piacevolissima sorpresa vedere per la prima volta dopo tanto tempo, una bambina che, invece di stare con il telefono in mano, desiderava disegnare. Su quell’agendina, che sfogliava, c’erano un’infinità di personaggi, un po’ strani e difficili da decifrare, propri delle mani di bambini della sua età. Aveva chiesto alla mamma di aiutarla a disegnare il suo papà, e anche di scriverle qualche lettera da ricopiare per imparare a scrivere, e la mamma felice l’aveva spronata alla sua creatività. Da come parlavano, e dalle pagine consumate dell’agendina, avevo dedotto che la bambina passava interi pomeriggi a disegnare e a scrivere, che le piaceva colorare, e adorava farsi leggere delle favole, perché nominava spesso titoli e personaggi di storie e racconti. La sua mamma aveva un brillio di orgoglio e di gioia negli occhi, i suoi insegnamenti stavano dando i loro frutti, il suo impegno nel crescere ed educare sua figlia stavano ricompensandola: la sua bionda bambina era pensante, curiosa e felice.

Ero tornata a casa con il cuore che mi scoppiava, fiduciosa e positiva, perché esistono ancora mamme come la mia, e bambini con la fantasia che se ne infischiano di smartphone, tablet, e quant’altro di tecnologico esista al mondo d’oggi.

Vedo continuamente bambini con gingilli in mano che non parlano, non comunicano, bambini che non alzano il naso in aria per ore, appiccicati ad uno schermo, in compagnia di genitori che li lasciano fare, perché certo, glielo hanno insegnato loro. Mi capita spesso di andare in pizzeria e vedere scene del genere, oppure sul treno, e ripenso a quando mia mamma mi preparava lo zainetto di Sailor Moon con gli album da colorare, le matite e dei quadernini, in vista della partecipazione ad un evento che avrebbe potuto annoiarmi. Certo erano altri tempi, negli anni ’90 non esistevano le stregonerie di oggi, ma eravamo sicuramente bambini più felici. Guardavamo i grandi film della Disney, L’albero azzurro, Tonio Cartonio, e non i cartoni di oggi con la maggior parte dei protagonisti muti. Passavamo interi pomeriggi tra colla e forbici dalla punta arrotondata perché Giovanni Mucciaccia ci insegnava gli Art Attack. Noi femminucce sognavamo storie d’amore come Erik e Rossana, come Sailor Moon e Marzio (io ero innamorata e lo sono tutt’ora di Sailor Moon, la paladina della giustizia), mentre i maschietti stavano più per Dragon Ball. Esisteva già la Play Station, ma costava tanto e pochi ce l’avevano, c’era il Game Boy, ma dopo un po’ stufava, il Tamagotchi, ma per quanto ci impegnassimo l’animaletto moriva sempre. Leggevamo, o meglio ci leggevano i nostri genitori o i nostri nonni, le favole di Le mille e una notte, Zanna Bianca, Le avventure di Tom Sawyer e di Huckleberry Finn. Quando era bel tempo uscivamo a giocare in cortile, o per strada, con gli altri bambini della via, eravamo tutti amici, eravamo energici, eravamo curiosi.

Crescendo così, arretrati come mi sento dire spesso dai giovanissimi di oggi, abbiamo imparato i sani valori della vita, a difenderci dai cattivi, ad essere magnanimi con i più piccoli, a viaggiare con la fantasia, a condividere esperienze, a fare comunella, abbiamo imparato cosa vuol dire stare insieme agli altri.

I bambini di oggi sono tristi, non vanno a giocare al parco, preferiscono stare sul divano a guardare cartoni senza morale, non mangiano senza il tablet in mano, fanno i capricci se non li lasci trafficare con il cellulare, in pizzeria non disegnano per ammazzare la noia dei grandi, ma stanno attaccati a uno schermo, pochi fanno sport, pochi leggono, pochi conoscono Il Re Leone e Cenerentola.

Ma si può forse dare la colpa di tutto ciò ad un bambino? Certo che no, lui è stato abituato così dai genitori, genitori stanchi, che vanno sempre di fretta e hanno poca pazienza e poco tempo di educare il proprio figlio alle bellezze della vita, genitori che cancellano con un solo piccolo gesto, ore e ore di faticoso lavoro delle maestre che insegnano ai loro bambini le cose giuste.

La più grande cattiveria che si può fare ad un bambino è dargli un telefono in mano. Diventa una droga per lui, gli rallenta la crescita, li impigrisce, parla tardi e non socializza. Ci sono studi e studi sulle conseguenze di un uso scorretto della tecnologia, sia da parte degli adolescenti sia da parte dei più piccoli. Entrano in un meccanismo di dipendenza che, protratto nel tempo, farà diventare difficile rimediare a questa abominevole abitudine. Il telefono, il tablet, l’i-Pad, non devono essere utilizzati come premi se il bambino ubbidisce o si comporta bene, non sono strumenti adatti a lui, non bisogna farsi vedere da lui con uno di questi aggeggi in mano, perché i bambini imparano per imitazione e ci imiteranno anche in questo.

Ma fortunatamente esistono ancora mamme come la mia, mamme come la signora del treno con la sua bellissima bimba bionda, e allora i vostri figli non potranno che essere bambini felici che vi ringrazieranno sempre per ciò che gli avete trasmesso.

Andiamo a remengo e ripartiamo dalle basi, e mi ci metto in mezzo anche io sebbene non abbia ancora figli, perché è importante trovare del tempo per loro, aldilà della stanchezza, aldilà dello stress del lavoro, aldilà dei mal di testa, non c’è persona più creativa e fantasiosa di un bambino, e allora perché sottrargliele? Non sottovalutate mai il ruolo che avete nella crescita del vostro bambino, siete la cosa più cara che ha.

A Natale fate un bellissimo regalo ai vostri figli, nipotini, cugini: regalategli un libro di favole, un puzzle, un album con dei colori, una scatola di pongo, gli acquerelli, insomma qualsiasi cosa possa aiutarli a viaggiare con la mente, qualsiasi cosa li renda BAMBINI!