C’era una volta “La Standa” di Latina

C’era una volta “La Standa” di Latina

24 Novembre 2019 2 Di Emilio Andreoli

La “Standa” è stato il primo supermercato di Latina ed è rimasto nella memoria collettiva come un luogo amato da tutti i cittadini nati fino agli anni novanta. Cercherò di farvi passeggiare tra quegli scaffali, dove tutti i ragazzini, almeno una volta nella vita, hanno preso qualcosa senza pagare.

Era il 9 maggio del 1931, quando in quel di Milano, Franco Monzino, con cinquanta mila lire, fondò una società insieme al fratello Italo e la sorella Ginia. Inizialmente la chiamarono “Società Anonima Magazzini Standard”. Il primo supermercato venne aperto il 21 settembre dello stesso anno.

Gli affari andarono subito bene e nei primi anni replicarono le aperture nelle principali città italiane. Ma nel 1938 da Standard divenne Standa, acronimo di “Società anonima Tutti Articoli Nazionali Dell’Arredamento e abbigliamento”, perché a Benito Mussolini proprio non piaceva quel nome di provenienza straniera. Diede ordine di cambiarlo dopo aver visto l’insegna durante una parata, a Roma in corso Umberto (oggi via del Corso).

La Standa arriva a Latina

È il 1960 quando a Latina, nella centralissima piazza del Popolo, precisamente in via Diaz, buttano giù il primo cinema della città. È il cinema teatroDell’Aquila” che è il cognome del proprietario. Dopo i fasti della fondazione, oltre alle proiezioni e agli spettacoli teatrali sono finiti anche i tè danzanti. La struttura è decadente e ha chiuso i battenti. Al suo posto fanno un palazzone di diversi piani. Il piano terra si presta per una superficie di vendita molto grande.

In città già si mormora che forse arriverà un supermercato e i commercianti sono tutti in apprensione. Le voci sono giuste e il 19 ottobre 1961 viene inaugurato, alla presenza del prefetto, il primo grande magazzino della città, si chiama “Standa”. Diventa subito un punto di riferimento per i cittadini di Latina e non solo. In molti scendono dai paesi, e dagli altri comuni limitrofi, per vedere questa grande novità.

Le “standine”: così erano chiamate le commesse della “Standa”

Siamo in pieno boom economico, è iniziata l’era del consumismo e i prezzi che applica la “Standa”, sui prodotti, sono alla portata di tutti, anche dei meno abbienti. I commercianti sono sul piede di guerra, nessuno escluso, perché in quel grande magazzino vendono un po’ di tutto, ma ben presto si accorgono che gli affari non vanno poi tanto male perché il centro è sempre più affollato.

Io e la “Standa”

Il mio primo ricordo che ho della “Standa” è così nitido che mi sembra ieri: ero con mia mamma e mia sorella, avrò avuto cinque o sei anni. Eravamo in prossimità della scala mobile, che era solo in salita perché si scendeva da un’altra parte, dalle scale tradizionali. A mia sorella venne in mente di schiacciare il tasto rosso e la scala mobile si fermò di colpo. Una signora che era a metà tragitto si girò verso di noi, stupita da quel blocco improvviso, avrei voluto sprofondare, ma se ci ripenso mi viene ancora da ridere.

Mi piacevano quegli scaffali pieni di ogni ben di dio. Quelli che mi attraevano di più erano al primo piano, dove c’erano i giocattoli e il “fai da te”. Ricordo che avevo un compagno di scuola che mi portava sempre matite, penne, pennarelli, cacciavitini e io un giorno gli chiesi dove prendeva tutta quella roba, lui con naturalezza rispose che li rubava alla “Standa”. Poi una mattina non venne a scuola, il giorno seguente arrivò con la faccia gonfia e nessuna cosa da regalare, capii che era stato pizzicato e accompagnato a casa. Il papà non aveva gradito.

In sincerità, chi da ragazzino non ha avuto la tentazione, tra gli scaffali della “Standa”, di mettersi una macchinina, o qualsiasi altra cosa, nella tasca e andare via senza pagare? Anche perché i nostri genitori mica ci davano la paghetta, era grasso che colava se la domenica ci compravano il gelato e ci davano i soldi per il cinema. Per i giochi dovevamo aspettare la befana.

I ricordi di Antonietta Porcelli

Antonietta Porcelli è stata una delle commesse storiche della “Standa” e con i suoi ricordi ci riporta indietro nel tempo:

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alcune commesse premiate

“Avevo circa vent’anni quando una mia amica mi disse che avrebbero aperto la “Standa” a Latina e che cercavano commesse. Io gli risposi che lo sapevo, le dissi che avevo letto il cartello e siccome c’era scritto che cercavano ragazze di bella presenza, e io ero molto piccola di statura, avevo desistito. Lei insistette così tanto che mi convinse a tentare. Feci domanda e mi mandarono a chiamare, con mia grande sorpresa e il 19 ottobre del 1961 ero lì all’inaugurazione. Fu una grande emozione, il supermercato si riempì all’inverosimile. Eravamo tutte ragazze, tranne il direttore e i magazzinieri. La prova durò due mesi, poi scelsero quelle che ritennero più idonee alla vendita. Venne un funzionario da Milano e parlò con ognuna di noi, la mia fortuna fu che quel signore fosse alto o meglio, basso come me. Mi disse che i grandi uomini erano stati tutti piccoli di statura, capii da quelle parole che il posto era mio. All’inizio la “Standa” era solo su un piano e dopo un paio d’anni fecero anche il piano superiore. Al piano terra c’erano i trucchi a destra, poi i dischi vicino la scala mobile. A sinistra c’era l’abbigliamento e giù in fondo tutto il reparto alimentare. Al primo piano c’era tutto per la scuola, tutto per il bagno, la ferramenta. Poi scendevi qualche scalino e trovavi l’intimo, le calzature,  reparto neonato e la valigeria. Io mi ero specializzata nello sventare furti, riuscivo quasi a prendere il doppio dello stipendio, perché mi davano i premi per il recupero della merce trafugata. Non potrò mai dimenticare quando pizzicai un parroco, che aveva messo in tasca una mutandina rossa da donna, ma anche un noto avvocato, che mi disse “lei non sa chi sono io” gli risposi che lo sapevo bene e di cacciare fuori tutto quello che aveva messo in tasca. Ricordo anche una bellissima signora di cui non posso fare il nome perché molto conosciuta. Veniva sempre con il suo amante a scegliere la biancheria intima che gli mostrava da lontano e lui le dava l’assenso. Dei personaggi mi vengono in mente Marta Marzotto, che venne a presentare la sua linea di lingerie, e un giovane Vittorio Sgarbi che presentò uno dei suoi primi libri. Penso con affetto a tutte le mie colleghe, in particolare la capo reparto Lidia Muzi. Delle ragazze ne ricordo una bellissima, Carla Bertoncin, figlia di un noto artista di Latina. Lavorò con noi qualche anno e nel suo reparto c’era sempre una fila interminabile di ragazzi. Comunque posso dirlo, alla “Standa” mi sono sentita bella.”

 

Il 24 dicembre del 2000 la “Standa” chiuse per sempre. Al suo posto ora c’è “la Feltrinelli” e il negozio di “Benetton”, ma io non potrò mai dimenticare quella scritta bianca su fondo rosso. E a volte, quando mi chiedono un’indicazione, mi viene ancora da dire: “Arrivi in piazza del Popolo, poi giri a destra per la Standa…”

Credo di essere gravemente malato di nostalgia, e l’unica cura possibile è quella di scrivere del mio tempo passato.

 

 

Ringrazio Mauro Corbi, Massimo Porcelli e Antonietta Porcelli