“J’accuse” (L’ufficiale e la spia): la vita di Roman Polansky tra passato e presente

“J’accuse” (L’ufficiale e la spia): la vita di Roman Polansky tra passato e presente

25 Novembre 2019 0 Di Glenda Castrucci

Il regista Roman Polański torna nelle sale cinematografiche con il suo nuovo film “J’accuse” (“L’ufficiale e la spia”), vincitore del Gran premio della giuria alla 76˚ Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Con un cast francese d’eccezione, Polański, ci ripropone la scabrosa vicenda dell’Affare Dreyfus, uno dei più eclatanti errori giudiziari della storia, che portò la Francia al limite di una guerra civile, e che fu il primo affare politico ad avere risonanza mediatica dividendo a metà l’opinione pubblica.

 Cosa succede…

Siamo nella Francia del 1894, ed il capitano dell’artiglieria militare Alfred Dreyfus (Louis Garrel), alsaziano di origine ebraica, viene accusato ingiustamente di spionaggio a favore di una delle Grandi Potenze (la Germania), e costretto all’esilio sull’Isola del Diavolo.

Un anno dopo l’arresto, il tenente colonnello Georges Picquart (Jean Dujardin), nominato capo dei servizi segreti nell’esercito francese, riapre il caso, convinto dell’innocenza di Dreyfus, del quale era stato superiore in passato, sostenendo la fragilità delle prove e la sommarietà del processo.

Indagando tra i dossier dell’affaire Dreyfus, si accorge di alcune irregolarità ed incongruenze, tra le quali una inesatta perizia calligrafica del grafologo che si era occupato dell’analisi del bordereau (documento), che era stato attribuito alla scrittura di Dreyfus. Picquard si rende così conto del madornale errore che era stato commesso, complice lui stesso di non aver investigato con criterio all’epoca, mosso da un sentimento antisemita.

Fautore dell’innocenza di Dreyfus, con la coscienza pentita, il colonnello Picquard si batterà affinché gli venga fatta giustizia, sfidando lo Stato e il suo stesso esercito, al quale aveva donato tutta la sua vita, svelando con l’aiuto del celebre scrittore Émile Zola (J’accuse) che il vero artefice del tradimento era……

…Cosa ci lascia

“J’accuse” (“L’ufficiale e la spia”), si concentra su fatti realmente accaduti, sulla storicità degli eventi, sull’antisemitismo, ma non è difficile intuire che è fortemente autobiografico. Ci si domanda se non si stia assistendo al J’Accuse dello stesso Polański. Come l’ebreo Alfred Dreyfus, chiaramente vittima del razzismo, viene condannato a scontare una colpa non sua, così il regista Roman Polański sarebbe vittima degli eventi giudiziari che lo accusarono di violenza sessuale negli anni ’70. Accusa le cui conseguenze si ripercuotono ancora nella sua vita, accusa che lo ha costretto ad allontanarsi dagli Stati Uniti (la vicenda si svolte a Los Angeles), accusa che lo ha allontanato per anni e tutt’ora dal grande pubblico. Come Dreyfus venne perseguitato a causa delle iniquità commesse dalle autorità politiche di all’ora, così oggi Polański viene perseguitato dalle false accuse e dall’errato processo che lo vede protagonista. Il passato torna ad essere il presente, il nostro presente, un presente di ostilità e pregiudizio, di omertà e sotterfugi, di malintesi, false notizie, e insensibile alla scusa e al pentimento.

Il mio consiglio:

Mi astengo, personalmente, dal giudicare Roman Polański. Da cinefila, resto e devo restare, al di sopra di accuse e sentenze, giacché credo sia quasi impossibile trovare un personaggio del cinema, regista o attore che sia, illibato da ogni peccato, e sarebbe tragico dover rinunciare ai film… gli amanti della cinematografia converranno con me.

Vi consiglio, quindi, di andare assolutamente a vedere “J’accuse” (“L’ufficiale e la spia”) al cinema, spronandovi tutti a lasciare a casa pregiudizi e astio nei confronti del regista e concentrandovi solo sul capolavoro dinanzi ai vostri occhi: il film sembra un quadro, ogni inquadratura sembra un quadro, con scorci alla Monet e colori alla Caravaggio, con protagonisti dai movimenti teatrali, quasi burattini, e una scenografia minuziosa che ci fa atterrare nel XIX secolo.